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Massacrato in ascensore: i due imputati senza precedenti, il pm non chiede l'ergastolo 

Battute finali per il processo di primo grado in corso davanti alla Corte d’Assise di Venezia.
Per l’omicidio di Lorenzo Nardelli - il 32enne di Mirano massacrato a pugni nell’ascensore del condominio Bandiera nella notte del 9 agosto 2023 – al termine di un’ora e mezza di requisitoria, il pubblico ministero Stefano Buccini ha chiesto alla Corte d’Assise di Venezia di condannare per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà Radu Rusu a 26 anni di carcere e il cugino Marin Rusu a 21 anni.
La Procura ha riconosciuto – da pare sua - ai due imputati le attenuanti generiche per la mancanza di precedenti: il che ha evitato la richiesta di ergastolo.
In aula i genitori, la sorella, gli amici di Nardelli hanno assistito con sofferenza palpabile la ricostruzione del delitto: quando il pubblico ministero Buccini dice «Questa morte è avvenuta in modo crudele, per l’azione e per a particolare violenza esercitata: colpendolo in tutte le parti del corpo, in un luogo dove non c’era possibilità di scampo, dentro un ascensore di un metro quadro. Con inutili sofferenze aggiuntive: una morte dolorosissima quella di Nardelli».

La ricostruzione del delitto


«Nardelli scappa perché aveva in mente tutt’altra serata: esce da quell’appartamento e va verso l’inferno», dice il pm.
Quella sera – è tristemente noto – Nardelli aveva appuntamento con una amica al terzo piano del condominio Bandiera di Mestre. Suona il campanello, lei apre, sui sale le scale, vede una porta socchiusa e entra: ma sbaglia appartamento. E’ al secondo piano (non al terzo, dove lo aspetta lei) e si trova nella camera da letto dove i due cugini mangiano e bevono vodka: il giorno dopo devono sistemare la cucina. Vedono l’intruso ed è l’inizio della fine.

La requisitoria


«Radu Rasu dice che era convinto che Nardelli fosse entrato con le chiavi dell’appartamento», ricostruisce il pm Buccini, «Le chiavi diventano il motivo per inseguire Nardelli, ma non sono motivo sufficiente per ucciderlo. Nardelli scappa nell’ascensore: “Ti giuro ho le chiavi” grida. E le chiavi non c’entrano niente con la legittima difesa: per la norma – per non essere punibile - devi essere stato costretto ad agire con violenza per difendere un proprio diritto contro un pericolo. Ma la reazione dev’essere proporzionata all’offesa: non c’è proporzione, non c’è pericolo attuale. Nardelli vuole andare via, chiede scusa, giura di non avere le chiavi, non esercita alcuna violenza, chiede aiuto».
«La violenza la esercita Radu in forme estreme, a mani nude: ha le nocche spaccate dai pugni», dice il pm Buccini, «Nardelli non ha nessun segno». E Marin ha seguito il cugino nell’ascensore e ha segni di lesioni.

«Non fu legittima difesa»


«Ma Nardelli è vittima sfortunatissima di questa vicenda, non è un aggressore», prosegue il pubblico ministero, spiegando ai giudici popolari della Corte passo passo il codice e gli articoli sulla legittima difesa, gli imputati non possono invocare la legittima difesa, che è respingere un pericolo attuale di una difesa ingiusta, sempre che sia proporzionata all’offesa.
«Qui non c’è stata alcuna proporzione di forza tra chi attaccava e chi cercava di difendersi coprendosi le parti vitali del corpo: è impressionante il numero di colpi che ha ricevuto Nardelli, alla schiena schiena, ovunque, diffuse emorragie in tutte membrane el cervello, i colpi devastano il corpo di Nardelli, cede la calotta cranica...tutta questa violenza non è percepita da chi la pone in essere, che è ubriaco. Ma l’ubriachezza non nessuna rilevanza per l’ordinamento: pone a tuo carico i comportamenti che farai sotto ubriachezza. Un principio di base della coetà per non arrecare danni ad altri».
«La legittima difesa» conclude il pm Buccini la sua requisitoria, «presuppone un pericolo attuale: Nardelli non vuole offendere nessuno, vuole andare via».

La parte civile: «Chiediamo l’ergastolo»

Il pubblico minstero Buccini ha riconosciuto le attenuanti generiche ai due imputati, che non hanno precedenti penale.
Ma l’avvocato Francesco Livieri, legale della famiglia, non è d’accordo: e ha chiesto di non riconoscere attenuanti per entrambi, «hanno raccontato menzogne e solo alla fine un perdono fittizio».
«Loro hanno fatto di tutto per non aprire le porte dell’ascensore, sono rimasti chiusi 20 minuti e non hanno chiamato forze dell’ordine, ma un amico», dice il legale, «Lorenzo Nardelli, non era tossico, non era un balordo, è stato vittima di due carnefici: Nardelli non ha sferrato un colpo».
La richiesta della parte civile è di un risarcimento di 1,3 milioni di euro: 500 mila euro il padre e la madre della vittima, 300 mila per la sorella.

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