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Come le app del digitale stanno cambiando la concezione di turismo

La tendenza che diversi studi stanno cercando di evidenziare è sicuramente quella della progressiva trasformazione dell’esperienza del travel in una vera occasione di scambio

L'articolo Come le app del digitale stanno cambiando la concezione di turismo proviene da Giornalettismo.

Se, come viene analizzato dall’Osservatorio Travel Innovation del Politecnico di Milano, 3 viaggiatori su 5 ormai utilizzano più di un’app per uno stesso viaggio e se queste stesse applicazioni si diversificano fortemente per servizi offerti (dalla mobilità all’ospitalità, passando per il turismo esperenziale), allora significa davvero che una delle più tradizionali forme di attività quotidiana offline – viaggiare, per inciso – sta sempre di più assumendo tratti tipici di un’azione digitale, che si sostanzia nello spazio online.  

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Cercare online delle forme di aggregazione e di struttura del viaggio che poi verranno completate dall’esperienza offline incarna benissimo una tendenza già presente sul mercato, ma che è destinata a diventare sempre più pervasiva anche in futuro, magari grazie all’integrazione – su piattaforme già molto utilizzate da GenZ e Millennials – di strumenti di intelligenza artificiale.  

App per viaggi, come stanno cambiando il turismo

Le app di viaggio – non stiamo parlando di quelle legate in maniera più “pura” alla mobilità e al booking – stanno diventando sempre di più dei social network. Le persone cercano di aggregarsi intorno a degli interessi comuni, siano essi rappresentati dalle mete che incontrano i gusti di ristretti gruppi di utenti, siano essi costituiti dall’importanza di alloggiare in un posto da condividere con persone della stessa età, espansive, che abbiano voglia di vivere l’esperienza di viaggio non come un percorso interiore, ma come un’occasione di socialità.

È il cambiamento di paradigma che si è registrato dalla pandemia in poi: una ricerca pubblicata su Turismo e Psicologia, rivista interdisciplinare di studi, ricerche e formazione edita dalla Padova University Press, ha analizzato le abitudini di viaggio post covid. È emersa una “crescita del desiderio di socialità, la voglia di condividere il tempo con le persone che non abbiamo potuto vedere per mesi, l’esigenza di una vacanza relax, l’interesse nell’alloggio in campeggio e nelle seconde case”. Questo, applicato all’utilizzo della tecnologia, ha permesso a nuove persone di entrare in contatto e di condividere esperienze digitali che, successivamente al lockdown, sono diventate esperienze concrete, di vita vissuta. 

Viaggiare da soli, un grande classico del turismo intimo e spirituale, è una scelta che è passata sempre più in secondo piano. Anche perché ciò che viene mostrato sempre più spesso dagli influencer e dai travel creator ha condizionato il viaggiatore, lo ha stimolato e lo ha ingaggiato, fino a farlo sentire partecipe di una sorta di community. Anzi, in molti casi le Instagram Stories e i reels hanno spinto il viaggiatore “comune” a voler vivere delle esperienze da content creator, portandolo sempre di più alla ricerca di uno storytelling.  

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