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Social vietati agli under 16 e stretta sui baby influencer: cosa prevede la legge bipartisan sui minori in Rete

I gestori delle piattaforme social dovranno obbligatoriamente verificare l’età degli utenti e i minori di 16 anni non potranno accedervi se l’iscrizione viene effettuata senza il consenso e la supervisione del genitore. Lo prevede un disegno di legge presentato da Fratelli d’Italia al Senato che, tra i vari obiettivi, si prefigge quello di regolamentare il fenomeno dei cosiddetti ‘baby influencer’.

“Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale”: questo il titolo del ddl depositato a Palazzo Madama dalla senatrice di Fratelli d’Italia, Lavinia Mennuni, componente della Commissione bicamerale infanzia e adolescenza, “in sincrono” con la deputata del Pd Marianna Madia che ha presentato un’analoga iniziativa alla Camera.

La bozza del disegno di legge – che l’Adnkronos ha potuto visionare e che è ancora in fase di work in progress si compone di sei articoli e introduce in primo luogo disposizioni “per la verifica dell’età dell’utente” da parte dei gestori delle piattaforme. L’articolo 3 stabilisce che “i contratti con i fornitori di servizi della società dell’informazione conclusi da minori di anni 16 sono nulli e non possono peraltro rappresentare idonea base giuridica per il trattamento dei dati personali”. Spetterà quindi ai fornitori dei servizi “l’onere di provare che i contratti siano stati firmata da ultra-sedicenni. Oppure da minori di anni 16 con l’assistenza di chi ne esercita la responsabilità genitoriale o ne è tutore”.

Soglia minima di accesso ai social: 16 anni o con il consenso dei genitori

Ma la soglia minima potrebbe essere ulteriormente abbassata a 15 anni: sono infatti in corso delle riflessioni sull’opportunità di rendere ancora più stringenti i criteri di iscrizione. L’articolo 5 del disegno di legge contempla una più incisiva regolamentazione del fenomeno dei baby influencer. “Bambini che sin dall’età di tre, quattro, cinque anni vengono utilizzati per la promozione di prodotti e servizi. Spesso destinati ad altri coetanei, attraverso le grandi piattaforme di condivisione video e social network”.

In questo caso il ddl stabilisce che “la diffusione, non occasionale, dell’immagine di un minore di sedici anni attraverso un servizio di piattaforma online” è soggetta “all’autorizzazione di chi ne esercita la responsabilità genitoriale o ne è tutore, nonché della direzione provinciale del lavoro”, nel caso in cui la diffusione dell’immagine del minore produca o sia finalizzata a produrre “entrate dirette o indirette superiore ai 12mila euro all’anno”.

Inoltre, “quando le entrate dirette e indirette derivanti dalla diffusione dei contenuti” superano 12mila euro all’anno, i proventi percepiti “a partire dalla data di superamento di tale soglia sono versate su un conto corrente intestato al minore protagonista dei contenuti e non possono essere utilizzate in nessun caso da chi esercita la responsabilità genitoriale sul minore salvi eventuali casi di emergenza che può essere utilizzata nell’esclusivo interesse del minore, in entrambi i casi previa autorizzazione della competente autorità giudiziaria minorile”, si legge ancora nella bozza del disegno di legge. Il sesto e ultimo articolo della proposta sui minori sui social e in Rete, istituisce il numero dedicati ai minori emergenza infanzia 114.

Minori sui social: la pandemia ha accelerato il loro ingresso in Rete

“La pandemia – spiega la senatrice Mennuni, illustrando i contenuti del suo disegno di legge – ha accelerato in maniera straordinaria l’ingresso di larghe fasce della popolazione italiana nella dimensione digitale. Tale processo ha interessato anche milioni di bambini e adolescenti”.

“Così come, anche in altre nazioni, sono in atto studi e rapporti che registrano quadri allarmanti, a breve partirà una indagine conoscitiva della Commissione bicamerale infanzia e adolescenza” perché, osserva l’esponente di Fratelli d’Italia, “è necessario agire anche in Italia al fine di regolamentare l’uso dei social da parte dei giovani. Per contrastare le nuove insidiose dipendenze verso contenuti come la cyberpornografia o violenti”.

Mennuni cita il recente decreto Caivano. Il governo ha “avviato un rilevante processo atto ad individuare soluzioni imponendo ai gestori dei siti pornografici di verificare la maggiore età dei loro utenti e demandando ad Agcom di individuare le soluzioni più idonee”. Questo è un disegno di legge “bipartisan”, presentato “in modo sincrono da me al Senato e dall’onorevole Marianna Madia alla Camera, entrambe madri”, sottolinea Mennuni. Il ddl “intende offrire un contributo all’azione, che deve vedere protagonisti tutti gli organismi che possano agire insieme dinnanzi al balzo della tecnologia e dei nuovi scenari di rischio, capaci di reagire in modo altrettanto rapido ed efficace, sul fronte della tutela della dignità dei bambini e degli adolescenti nel mondo del digitale”, conclude la parlamentare di Fratelli d’Italia.

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