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Giovane disabile ronchese bullizzata all’Emisfero di Monfalcone: denuncia ai carabinieri

Giovane disabile ronchese bullizzata all’Emisfero di Monfalcone: denuncia ai carabinieri

Presa di mira «per un’ora da un gruppo di giovanissimi» mentre stava facendo acquisti con un’amica al supermercato

MONFALCONE. Certi sfottò, certi gesti sprezzanti, certi sguardi di scherno bisogna viverli sulla propria pelle, per capire quanto profondamente possano incidere nell’animo, ferire più di uno schiaffo, aprire pozzi di dolore. Arianna, che ha 21 anni e una disabilità di tipo cognitivo che l’accompagna da quando è bambina, lo sa. Perché un lunedì come tanti, un lunedì spensierato tra le corsie di un supermercato da trascorrere assieme a un’amica, al centro commerciale Belforte, queste molestie le ha subìte.

Bullizzata per un’ora da un gruppo di giovanissimi

Per «un’ora», un gruppetto di dieci giovanissimi, tutti all’apparenza minorenni – «parevano tra i 14 e i 17 anni», riferisce – le ha dato il tormento, inseguendola in più negozi, dove cercava di nascondersi per trovare pace, prendendola in giro e perfino scagliandole contro quelle palline di plastica con dentro un giochino che i distributori a gettone dispensano per i bambini più piccoli.

L’intervento in aiuto del compagno della madre

I bulli hanno smesso di importunarla solo quando il compagno della madre di Arianna è arrivato al centro commerciale: davanti a un pezzo d’uomo con cui eventualmente confrontarsi il gruppetto s’è sciolto come neve al sole, ha battuto il ritirata. Ma l’episodio ha lasciato i suoi strascichi, soprattutto in termini di cicatrici emotive. La giovane, colta quel lunedì, otto giorni fa, da un attacco di panico, s’è dovuta poi rivolgere nuovamente alla psicologa, di cui da un pezzo non sentiva più bisogno. E alla fine s’è risolta a sporgere denuncia alla stazione dei carabinieri di Ronchi, dove vive. Nella consapevolezza che quanto subìto in quell’ora ha rappresentato una vera e propria molestia. È stata coraggiosa. Non sempre le persone offese si rivolgono alle istituzioni, alcune si richiudono in se stesse. Le indagini, dunque, in corso. E come da prassi in simili casi, le telecamere del circuito interno di cui l’area è senz’altro dotata potranno fornire elementi utili.

Con un’amica a fare la spesa

«Quel lunedì – racconta Arianna – dovevo accompagnare una mia amica a fare la spesa e ci trovavamo al supermercato. Questi ragazzi, sette maschi e tre femmine, hanno iniziato a bullizzarmi, prendermi in giro perché ho una disabilità di tipo cognitivo e lo si capisce perché non cammino molto bene. Ho problemi di equilibrio». «Per prendermi in giro – prosegue – mi chiamavano con lo stesso nome di una nota disabile che fa video su TikTok. Ho iniziato a correre via, sono uscita dal discount per riparare nei negozietti, ma ogni volta me li ritrovavo davanti: o dentro l’esercizio oppure fuori ad aspettarmi». Un gruppo di giovanissimi «italiani, tranne un marocchino, con un paio di meridionali e ragazzi di qui», tutti estranei o noti solo di vista.

«Ero nel panico, paralizzata, piangevo»

«Ero nel panico – dice – so che avrei dovuto chiamare i carabinieri e a un certo punto, esausta, ho anche detto loro che l’avrei fatto, ma niente. Ero come paralizzata, piangevo. Mi pareva di non connettere». E questo anche se Arianna è una giovane di 21 anni, più grande dei bulli. Dieci contro due, peraltro. «Sì – conferma – perché a un certo punto ho avuto un attacco di panico e da lì sono andata nel pallone più totale. Piangevo, tremavo, ero come paralizzata, non riuscivo a più a muovermi».

C’è da dire che una ragazza di questo gruppetto s’è accorta che era il caso di dare un taglio alla faccenda. «Diceva agli altri di smetterla e poi ha provato anche a contattarmi sui social spiegandomi che lei stava cercando di aiutarmi – ancora Arianna – e sarà stato sicuramente così, ma come fai a fidarti di qualcuno del gruppo che ti sta bullizzando?». L’episodio non è durato poco. E un paio di giovanissime, estranee ai fatti, hanno cercato di aiutarla, assieme all’amica.

La fuga e il rifugio nei vari negozi

La giovane s’è rifugiata, nel lasso, da «Arca planet, Kiko e alla Bottega verde», entrando in un esercizio anche più volte. Più di un addetto alla vendite ha cercato di supportarla, ma vuoi per l’orario di particolare affluenza della clientela vuoi per il fatto che vedendo una possibile mal parata questi adolescenti restavano fuori dal locale, alla fine il problema s’è risolto solo con l’arrivo del compagno della madre.

Non è la prima volta, a Monfalcone, che giovanissimi si rendono protagonisti di discutibili episodi, come questo ai danni di una giovane donna disabile. Negli ultimi mesi ci sono stati fatti poco edificanti.

«I bulli fanno schifo»

«Se posso essere schietta – conclude Arianna – penso che questi bulli facciano schifo. Stanno portando avanti una generazione di cacca. La psicologa, per aiutarmi a superare l’attacco di panico, mi suggerisce di andare nei posti che mi piacciono e di fare cose, come ascoltare la musica preferita, che mi aggradano. Andare in centro commerciale era una di queste, ma dopo quel lunedì, ho poca voglia di uscire e mi viene da pensare che sia meglio starmene a casa, l’unico luogo sicuro e realmente protettivo per una persona come me»

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