Stagionali a Padova, scatta la ricerca: ne servono 18 mila
Secondo Unioncamere per giugno i lavoratori in entrata attesi nel Padovano erano 6. 790; ne serviranno 18.100 per tutta la stagione estiva, da giugno ad agosto. Se consideriamo la professione, il 33% dei lavoratori ricercati sono operai specializzati e conduttori di impianti e macchine; il 31, 2% impiegati, professioni commerciali e servizi; il 18, 8% dirigenti e professioni specializzate e tecniche e il 17% personale non qualificato.
Se invece consideriamo il settore, i servizi (alberghi, ristoranti e locali) cercano il 62, 8% del personale, poi il 37, 2% è richiesto dall’industria.
Tuttavia il tasso di entrata è appena del 2, 6% per 100 dipendenti assunti: insomma servono ma non si trovano collaboratori.
Come confermano i diretti interessati: «Da mesi se non anni a questa parte il tema non cambia: non troviamo personale», va dritto al punto Massimiliano Schiavon, di Federalberghi Veneto, «La situazione è leggermente migliorata con la fine del reddito di cittadinanza e l’aumento dei tassi dei mutui: ci sono molte più persone costrette a cercare lavoro. Poi quest’anno la stagione è iniziata tardi per effetto del meteo, dunque in questi giorni c’è stato un grande incremento di ricerca nelle piattaforme di collocamento, ma nel complesso nel settore turistico –ricettivo non credo arriveremo a soddisfare il fabbisogno complessivo. È un tema cronico. Da tempo dico che non è una situazione occasionale e serve un progetto strutturato con il governo, che tenga conto anche dei flussi migratori. Sappiamo bene che la radice della questione è demografica, a cui aggiungere un’importante flessione delle iscrizioni negli istituti alberghieri e un approccio diverso al mondo del lavoro post pandemia. Per tutte queste ragioni sappiamo che molti alberghi non riusciranno a completare l’organico. Più di tutti però penso sia in difficoltà la ristorazione perché è un settore che prevede il lavoro nel fine settimana e quando è festa. Per quanto ci riguarda ormai nessun albergo ben strutturato chiede ai collaboratori di lavorare sui tre turni – colazione, pranzo, cena – ma al massimo due o orario continuato all’interno delle 40 ore settimanali. Inoltre stiamo spingendo molto per il welfare: a Jesolo abbiamo inaugurato una delle prime foresterie per il personale stagionale. Il welfare è uno strumento interessante che può fare la differenza per accaparrarsi il personale».
Federica Luni, presidentessa Appe (Associazione provinciale pubblici esercenti) conferma la difficoltà del settore: «Le stiamo provando tutte» ricorda, «il Talent day e Mani in pasta per avvicinare i ragazzi, su 160 colloqui durante il Talent day abbiamo assunto la metà delle persone, eppure non basta perché continua a mancare la forza lavoro. Soprattutto in questa stagione: le persone hanno più voglia di andare in ferie che di lavorare e ci chiedono di iniziare da settembre, ma il lavoro è adesso. E pensare che una volta i ragazzi d’estate non vedevano l’ora di guadagnare qualcosa dopo la scuola. Il nostro mondo non è cambiato, offriamo un lavoro che è pesante, ma anche pieno di soddisfazioni, che permette di crescere e di acquisire competenze: parti da lavapiatti e diventi chef o apri una tua attività; puoi viaggiare facendo esperienze».
Prosegue Federica Luni: «L’unico strumento davvero strategico è il tempo: il lavoratore vuole tempo, va bene il welfare, va bene lo stipendio, ma le persone vogliono soprattutto più tempo libero. Ecco perché chiediamo con forza i famosi 4 giorni settimanali: se il governo ci detassa un po’ gli stipendi, ci permetterebbe di assumere più persone e spalmare il lavoro in turni che adesso sono troppo onerosi».