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“L’accordo” tra il Garante Privacy irlandese e Meta

Dopo le contestazioni e le denunce presentate da NYOB (l'organizzazione guidata da Max Schrems), il passo indietro dell'azienda di Zuckerberg sull'addestramento dell'intelligenza artificiale usando i dati degli utenti

L'articolo “L’accordo” tra il Garante Privacy irlandese e Meta proviene da Giornalettismo.

Considerando le premesse, l’epilogo (temporaneo) sembrava essere piuttosto inevitabile: l’arrivo di Meta AI è stato sospeso in Europa. L’intelligenza artificiale generativa sviluppata dalla holding guidata da Mark Zuckerberg doveva arrivare nel Vecchio Continente (UE più Regno Unito) il prossimo 26 giugno, come annunciato dalla notifica arrivata agli utenti e dall’imminente introduzione della nuova privacy policy. Erano evidenti, però, le criticità ai sensi del GDPR (il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati Personali) e alcune denunce arrivate negli ultimi giorni hanno – di fatto – costretto l’azienda di Menlo Park al passo indietro. Almeno per il momento.

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Fin dalla prima notifica, Giornalettismo ha seguito con molto interesse l’evoluzione di quello che – fino a qualche giorno fa – era l’imminente arrivo degli strumenti di intelligenza artificiale sui social di Meta (Facebook e Instagram, in particolare). Nella nostra prima fase di analisi, avevamo individuato alcune criticità: la prima era relativa al controverso modulo che ogni utente poteva compilare per evitare che l’azienda addestrasse la sua AI utilizzando i suoi dati; la seconda si configurava con alcune eccezioni, ovvero un addestramento (parziale) dell’AI anche senza dare il “consenso”.

Meta AI sospeso in Europa, “l’accordo” col Garante Privacy irlandese

E sono proprio questi i due punti che hanno portato a ben 11 reclami presentati dall’organizzazione fondata dall’attivista Max Schrems (Nyob) presso altrettanti Garanti Privacy europei (compreso quello italiano) e al conseguente intervento della Data Protection Commission Irlandese (ricordiamo che Meta, in Europa, ha la sua sede a Dublino) per trovare un accordo di massima sfociato nella sospensione del progetto. Almeno per il momento:

«Il DPC accoglie con favore la decisione di Meta di sospendere i suoi piani per formare il suo ampio modello linguistico utilizzando contenuti pubblici condivisi da adulti su Facebook e Instagram in tutta l’UE/SEE. Questa decisione ha fatto seguito ad un intenso impegno tra il DPC e Meta. Il DPC, in collaborazione con le altre autorità europee per la protezione dei dati, continuerà a dialogare con Meta su questo tema». 

Dunque, per ora l’intelligenza artificiale generativa di Meta non arriverà in Europa. Questo vuol dire che – per il momento – Meta non utilizzerà i dati degli utenti europei (e del Regno Unito) per addestrare la sua AI. Il problema più grande è la possibilità che viene data all’utente di far valere il proprio “right to object” (diritto di opposizione previsto dall’articolo 21 del GDPR), attraverso una modalità opt-out rispetto a una opt-in. Ed è questo il problema principale: di default, qualora non si fosse compilato un modulo (con tanto di motivazioni per spiegare il proprio rifiuto di concedere i propri dati – compresi post, foto e video – per l’addestramento dell’AI), Meta li avrebbe utilizzati. Invece, secondo il GDPR, si dovrebbe seguire il principio dell’opt-in: dare il consenso attraverso un unico pulsante, senza che una “dimenticanza” dell’utenze possa dar vita a un trattamento dei dati di questo tipo e per questo fine.

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