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Bellinzona, a Casei Gerola il trionfo della tradizione dal 1890

La forza della tradizione. Il ristorante Bellinzona, a Casei Gerola, è un'istituzione della cucina oltrepadana da più di un secolo. L'apertura del primo locale modello trattoria, gestito dalla famiglia Bellinzona, risale infatti al 1890, poi nel corso del tempo, il ristorante è stato rinnovato in modo significativo, sino ad acquisire la veste di oggi.

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A guidare l'attività, oggi c'è Cristina Bellinzona, 56 anni, che intende proseguire sul solco tracciato dal papà Natale, da tutti conosciuto come Ettore: «Viviamo un periodo di alti e bassi, ma la nostra clientela c'è sempre. Abbiamo un gruppo di persone affezionate che vengono a trovarci, poi lavoriamo molto con le varie ricorrenze, le cene aziendali e di lavoro. Come cucina, i nostri punti forti sono i primi, come le tagliatelle, gli agnolotti e i gnocchi fatti da noi. Anche la trippa riscuote molto successo, cosi come i secondi piatti di carne, come i bolliti, gli stracotti e la carne cucinata alla griglia». Ai fornelli, c'è Daniele, marito di Cristina, che dirige la cucina, con l'ausilio di un aiuto cuoco molto professionale, Stanislao, di origine ucraina: «E' fondamentale scegliere con attenzione i collaboratori , e noi da questo punto di vista, abbiamo sempre individuato le persone giuste. Professionalità, educazione e voglia di lavorare non devono mancare», spiega Cristina Bellinzona.

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Il locale, che sorge in una posizione strategica, a pochi passi dal casello autostradale della Milano-Genova, ha accolto negli anni uno stuolo di personaggi famosi: «Mi ricordo quando venne da noi la celebre architetta Gae Aulenti, con suo marito. Erano entusiasti dei nostri agnolotti allo stufato. Sono venuti anche esponenti della politica come Letizia Moratti e Pier Ferdinando Casini, e il gruppo musicale de I Ricchi e Poveri. Tutti questi personaggi noti ci hanno sempre fatto i complimenti». Per il futuro del locale, la titolare Cristina non si sbilancia: «Diciamo che ancora dieci anni di lavoro vorrei farli prima della pensione, poi vedremo se mio figlio Marco avrà intenzione di continuare. Ha 17 anni, e per ora, si dedica agli studi. Certamente non è semplice andare avanti con questa attività, le spese fisse ci sono. Ora, ad esempio, abbiamo in programma di avviare alcuni lavori nella parte alberghiera».

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La passione per questo lavoro è sempre forte. «In sala, abbiamo collocato una gigantografia in bianco e nero che raffigura la trattoria di fine Ottocento. Lo spirito del locale è rimasto sempre quello, e parte dalla nostra cucina tradizionale».

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