Portogruaro, gradina per un quarto d’ora: danni alle coltivazioni
Non è stato il ciclone del 12 luglio 2023, ma la fitta grandinata che domenica 16 giugno si è abbattuta sul territorio ha comunque prodotto notevoli danni. In circa un quarto d’ora, tra le 2.45 e le 3, ha tempestato Portogruaro, Concordia, Fossalta e San Michele. Il bilancio è pesante: almeno 100 mila euro di perdite, di cui circa la metà proprio a Portogruaro.
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Il maltempo era previsto ma solo in episodi isolati, che però sono stati più che sufficienti per causare problemi: si è infatti formata una cella temporalesca nel Trevigiano e poi si è spostata nel Veneto orientale. La grandine è caduta in modo consistente formando il temuto “tappeto” su via Garibaldi, finita imbiancata. I danni sono stati notevoli per il settore agricolo: alcune serre sono state distrutte e anche gli orti privati hanno pagato un caro prezzo. La zona piú colpita è quella della Beata Maria Vergine. Nella zona meridionale del Portogruarese invece almeno una cinquantina con la carrozzeria segnata.
La perturbazione si è estesa anche nella vicina Concordia Sagittaria, a San Michele e a Fossalta i danni hanno riguardato soprattutto i terreni agricoli, diventati un immenso acquitrino fino a ieri mattina, che però non ha raggiunto le abitazioni, visto che la Protezione civile non ha registrato chiamate. Il consorzio di bonifica Veneto orientale comunica che sono caduti 20 millimetri di pioggia in pochi minuti.
Nelle ultime tre settimane ci sono state altre due ondate di maltempo. Nella prima allagamenti fitti a Gruaro e Concordia; nella seconda a Concordia e Fossalta. La situazione preoccupa molto gli agricoltori, che già stimano una perdita stagionale consistente.
«La grandine ha danneggiato i vigneti, le serre, i vivai, ma soprattutto arriva a colpire una zona già in pesante sofferenza», spiega Federica Senno, presidente provinciale della Confederazione italiana agricoltori, «La quantità di pioggia caduta nelle ultime settimane ha già causato non pochi problemi alle vigne, dove non è stato possibile completare i trattamenti sanitari minimi, con il rischio di un diffondersi di patologie tra le piante».
«Sempre la pioggia», sottolinea Senno «ha anche comportato forti ritardi per certe semine, come quelle della soia e del mais; quest’ultimo, in particolare, ha visto interi filari morire: chi ha seminato si è infatti trovato con un tappeto umido a ricoprire il terreno e a impedire lo scambio di ossigeno dei semi piantati, che così sono morti asfissiati. Lo si può ben vedere in molti campi, dove intere zone sono ormai perse».
La mancata produzione di mais è un problema che si ripercuote, a cascata, anche sulle aziende zootecniche, andando quindi a intaccare ulteriormente il settore agricolo. «Sono in difficoltà anche le aziende orticole a cielo aperto, esposte alle intemperie», continua Senno, «mentre i frutteti risentono del secondo freddo, che ha come conseguenza un calo nella produzione. La speranza è che nelle prossime settimane si riesca a recuperare»