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L’aeroporto di Montichiari fuori dai corridoi Ue dopo milioni di euro spesi e territori massacrati

L’aeroporto di Montichiari fuori dai corridoi Ue dopo milioni di euro spesi e territori massacrati

L’Unione europea declassa l’aeroporto di Montichiari: fuori dai corridoi europei. Durante l’approvazione dei nuovi regolamenti da parte del Consiglio dell’Ue, l’aeroporto bresciano è stato escluso dal Trans European Network-Transport, la rete “Ten-t” che punta alla creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti basato su un’unica rete transeuropea completa, integrata e multimodale tra trasporto terrestre, […]

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L’Unione europea declassa l’aeroporto di Montichiari: fuori dai corridoi europei. Durante l’approvazione dei nuovi regolamenti da parte del Consiglio dell’Ue, l’aeroporto bresciano è stato escluso dal Trans European Network-Transport, la rete “Ten-t” che punta alla creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti basato su un’unica rete transeuropea completa, integrata e multimodale tra trasporto terrestre, marittimo e aereo, che comprenda e colleghi tutti gli stati membri dell’Ue in maniera intermodale e interoperabile.

Nessuno del mondo economico e politico bresciano si è chiesto come mai sia arrivata questa bocciatura europea. Nessuno ha mai sentito la responsabilità e la necessità di fare un bilancio costi benefici dell’aeroporto aperto al traffico aereo dal 15 marzo 1999 e mai veramente decollato. Da allora invece sono decollati solo i costi pubblici di gestione corrente e d’investimento senza che l’aeroporto prendesse piede.

È bene ricordare che chi oggi condanna l’esclusione dello scalo monclarense dal programma europeo non ricorda le centinaia di milioni di euro spesi per ripianare i debiti (Provincia e Camera di commercio di Brescia). Dunque risorse che potevano essere spese per le mitigazioni ambientali di questa martoriata area per altri interventi pubblici. Si era illuso il territorio che l’apertura dello scalo fosse la panacea dei mali bresciani. In realtà l’improvvida apertura di un nuovo scalo in Lombardia nello stesso periodo in cui veniva inaugurata Malpensa a 150 km dallo scalo bresciano, a 100 km da Linate e a 47 km dal Catullo di Verona, allora in pieno sviluppo, non fu presa in considerazione.

Oltre alle perdite di esercizio, la Provincia si è pure accollata parte dei costi di co-marketing per richiamare a Montichiari compagnie aeree passeggeri e merci, venute solo per accapparrarsi ricchi contributi. Per poi qualche mese dopo, scappare in altri scali al termine dei contratti. Come non ricordarsi di Gandalf, Alpi Eagle, Aer Bee, AirDay, Ryanair per il trasporto passeggeri e Ocean, Silkway e tanti altri per il trasporto delle merci?

Inoltre nessuno ha messo in conto i consistenti costi sostenuti dallo Stato: i vigili del fuoco, la stazione di Polizia e dei carabinieri, la torre di controllo Enav e la Dogana? Tutti enti che hanno svolto al minimo le loro prestazioni dato la scarso traffico dello scalo, mentre quegli organici sarebbero stati ben più utili altrove. Mantenere viva la costosa greppia clientelare di Montichiari serviva solo a perdere soldi e credibilità e infatti è arrivata la bocciatura europea. Urgente sarebbe invece destinare risorse ad un piano di risanamento dell’area monclarense per togliere i cittadini dall’incubo di cave e discariche nocive alla salute.

Quanto alle prospettive di sviluppo della logistica, sarà bene delineare le condizioni tecniche ed ambientali per evitare che lo scalo allarghi il far west delle piattaforme della bassa bresciana. L’aver abbattuto il terminal passeggeri per farne un magazzino merci al fine di supportare la crescita del traffico (prevalentemente notturno) di merci dei corrieri espresso è stato un grande errore. Lo Stato aveva investito 70 milioni di euro per un terminal passeggeri: trasformare un edificio, nato come scalo passeggeri in un deposito merci, non è una buona idea neppure operativamente, perché mancavano le altezze necessarie per un edificio cargo, che deve arrivare a 20/30 metri di altezza per posizionare le scaffalature per le merci da stoccare. Non c’è nessun aeroporto all-cargo in tutta Europa che sta in piedi solo con questo segmento di attività.

C’è poi da aggiungere il danno per le popolazioni circostanti di avere, oltre che un territorio massacrato e inquinato da cave e capannoni, anche il rumore degli aerei: soprattutto notturno. Con un’intensità 10 volte maggiore di quello diurno. La scelta venne giustificata per gestire l’incremento di merci dei corrieri espresso (Amazon e Dhl in testa), quando Amazon sta aprendo ad Orio al Serio un nuovo centro e Dhl si è trasferita a Malpensa. Con il pretesto della trasformazione del terminal dei passeggeri a cargo, si è messa in moto una speculazione gigantesca su 4 chilometri quadrati intorno all’aeroporto tanto da trasformare in capannoni logistici, anziché avviare una politica territoriale di bonifica dei terreni.

Per la politica bresciana il tracciato dell’alta velocità passeggeri Milano-Venezia doveva passare da Montichiari evitando Brescia. Inoltre la viabilità per l’aeroporto fantasma, decisa dal gestore autostradale della A21 Gavio sta trasformando la superstrada “corda molle” in autostrada a pagamento.

Un regalino che non favorisce né il territorio né lo scalo che lo stesso Ministro dei Trasporti vorrebbe rilanciare.

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