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Mancano i professori per maturità: «Io, insegnate in pensione richiamato»

Nei periodi di difficoltà nel trovare presidenti di commissione per gli esami di maturità, può capitare anche questo: che l’Ufficio scolastico regionale chiami i professori in pensione, proponendo loro un “ritorno al passato”.

«Sì, è andata esattamente così. Ho ricevuto una telefonata dall’Ufficio scolastico e ho accettato la proposta» ammette Francesco Crosera, insegnante di matematica all’istituto Luzzatti di Mestre, scuola di cui era anche vicepreside, in pensione dallo scorso settembre.

Quindi è stato “cooptato”...

«Ero indeciso se farmi avanti spontaneamente, proponendomi come presidente per la maturità, oppure starmene tranquillo almeno quest’anno. Vivo al Lido di Venezia e temevo di essere inviato dall’altra parte della provincia, come è successo a tanti colleghi. Ma, vista la difficoltà nel reclutare presidenti, sono stato contattato da una persona dell’Ufficio scolastico, che mi ha chiesto se fossi disponibile a presiedere una commissione all’istituto Algarotti di Venezia. E allora ho accettato».

Secondo lei perché tanti insegnanti danno forfait, agli esami di maturità?

«Prima di tutto, per una questione legata alla retribuzione, assolutamente inadeguata. Noi presidenti di Commissione riceviamo un compenso pari a 1200 euro lordi, che netti diventano la metà. Sono 50 euro al giorno, 5 euro all’ora. Nelle giornate delle prove scritte, arrivavamo a scuola alle 7.30, per uscire alle 15.30. Non giustifico chi finge di ammalarsi e invia il certificato medico per non sostenere gli esami, ma certo compensi di questo genere non sono un incentivo».

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E allora perché lei, che avrebbe avuto tutto il diritto di stare a casa, ha comunque deciso di ripresentarsi dietro la cattedra?

«Perché, dopo 44 anni da insegnante, la scuola è il mio mondo. E il periodo degli esami di maturità, in particolare, mi è sempre piaciuto molto».

Appartiene alla schiera degli insegnanti che sono stati “costretti” ad andare in pensione?

«No, anzi. Il Ministero mi avrebbe potuto tenere anche un anno in più. Insegnare continua a non pesarmi, ma la stanchezza fisica era diventata veramente troppa e non avrei retto ulteriormente. Anche perché il mestiere dell’insegnante è sempre più complicato. E così ho deciso di fare domanda di pensionamento anticipato, con la disponibilità però a rientrare per questi esami di maturità».

Come si sta svolgendo la “sua” maturità?

«Ho due classi, una con 21 e l’altra con 23 studenti. I colleghi della commissione sono tutti molto disponibili. I ragazzi hanno sostenuto le due prove scritte e ieri abbiamo iniziato la fase degli orali, con la prima classe. Da programmi, termineremo il 5 luglio».

È stato emozionante rimettere piede a scuola, dopo un anno lontano dalla cattedra?

«In realtà no. Semplicemente perché non solo non sono stato un anno lontano dalla cattedra, ma non sono riuscito a raggiungere nemmeno una settimana fuori da scuola. Dei miei 44 anni da insegnante, 25 li ho trascorsi come vicepreside del Luzzatti. Mi potrei definire la “memoria storica” di quella scuola. E, in quanto tale, ho continuato a frequentarla con cadenza settimanale, anche in questo primo anno da pensionato, per aiutare i colleghi nelle varie incombenze materiali».

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