Iniziato in Russia il processo per spionaggio al reporter del Wsj Gershkovich. Usa: “Sforzo per liberarlo”. Mosca: “Ascoltate i nostri segnali”
Gli Stati Uniti sperano in un accordo con la Russia per liberare il reporter del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, ma intanto il giornalista è comparso davanti alla corte del tribunale di Ekaterinburg dove ha preso il via il processo a suo carico per spionaggio, il primo giornalista occidentale a finire in manette con questa accusa dai tempi dell’Unione Sovietica. Gershkovich si trova nelle carceri russe dal marzo 2023 e fino a oggi sono stati vani i tentativi di convincere il Cremlino a liberarlo, nonostante il suo giornale continui a sostenere che le accuse nei suoi confronti siano completamente inventate.
Il processo si terrà a porte chiuse. Gershkovich è apparso in un box di vetro in un’aula del tribunale, con la testa rasata e una camicia scura a quadri. La stampa accreditata ha avuto un breve accesso all’aula prima che il processo iniziasse. Gershkovich, che ha lavorato anche per l’Afp a Mosca dal 2020 al 2022, è accusato di aver raccolto informazioni sensibili per conto della Cia su uno dei principali produttori di armi del Paese, il costruttore di carri armati Uralvagonzavod.
Dagli Stati Uniti assicurano che gli sforzi per riportarlo a casa vanno avanti: “Continuiamo a lavorare per il rilascio di Evan Gershkovich – ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti – Stiamo facendo tutto il possibile”. Il funzionario ha poi aggiunto che il reporter “non è una spia” e viene invece “usato come merce di scambio” da Mosca. “Vogliamo che sia Evan che Paul (Whelan, ndr) sappiano che tutti noi abbiamo profondamente a cuore il loro benessere e che questa amministrazione continuerà a fare tutto il possibile per riportarli a casa”.
Più cauta la posizione di Mosca che con il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha fatto sapere che non si può parlare al momento di segnali di un possibile scambio di detenuti che porti alla scarcerazione del giornalista perché quello degli scambi di detenuti è un argomento che “ama il silenzio“: “Ora, come prima, non possiamo parlare di alcun segnale. Possiamo solo ripetere che questo argomento ama il silenzio”, ha detto Peskov sostenendo che si debba attendere la sentenza della corte. Ma l’ipotesi di uno scambio è tutt’altro che campata in aria: in un’intervista di qualche mese fa, Putin ha lasciato intendere di essere disposto a liberare Gershkovich in cambio della scarcerazione di Vadim Krasikov, un presunto ex agente dell’intelligence russa detenuto in Germania con l’accusa di aver ucciso un ex comandante dei separatisti ceceni. E a questo proposito, sembrano chiari i riferimenti del viceministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, a dei contatti con l’amministrazione americana: “Abbiamo più volte sottolineato che l’amministrazione americana, che mostra tanto interesse e tanta attività in relazione al destino” del giornalista del Wall Street Journal, “deve ancora considerare seriamente i segnali che, a quanto ho capito, ha ricevuto a Washington attraverso canali appropriati. Non dovrebbero ignorarli, come fanno di solito, ma pensare all’essenza di questi segnali. Forse allora qualcosa diventerà loro più chiaro”.
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