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Donatella Rettore: “Antonello Venditti contro Annalisa e Angelina? Ce l’aveva pure con me, fanno bene a sperimentare. È vero che volevo scappare da Sanremo 86 perché è stato terribile, papà stava male”

Icona indiscussa degli Anni 80. Brani come “Splendido splendente”, “Lamette”, “Kobra”, “Io ho te” hanno segnato la storia della musica italiana. Donatella Rettore ha alle spalle oltre 40 anni di carriera 19 album e venduto oltre 27 milioni di dischi nel mondo. L’artista torna con “Il senso del pericolo”, prodotto da Luca Chiaravalli, ha firmato con la major Warner Music Italia ed è pronta a un nuovo percorso musicale.

Cosa rappresenta per te “Il senso del pericolo”?
Sono sempre stata scatenata nella mia vita, il senso del pericolo quando arriva significa che l’ho combinata grossa e mi devono pure portare in ospedale (ride, ndr).

Ma intendi fisicamente?
Sì sì certo, anche in senso metaforico… Sono sempre con la testa tra le nuvole. Con il tempo e con gli anni cerco di evitare gli incidenti, ma resto e sono una squinternata.

Cosa puoi anticiparci del nuovo disco?
Ci stiamo lavorando da anni. Lo abbiamo cambiato ottomila volte. Ci sono stati momenti in cui abbiamo fatto tabula rasa di tutte le canzoni, senza pensarci un attimo su. Poi lo scorso anno abbiamo deciso di prendere in mano tutto il progetto, spero in maniera definitiva. A settembre uscirà un altro singolo dal titolo “Bi-Polare”, andremo a 300km/h (ride, ndr).

Pensi di mandare qualche canzone a Carlo Conti per Sanremo 2025?
No.

Perché?
Lo conosco e non si fa così. Dipende tutto da cosa ha in mente nell’ottica del rinnovamento e che idee ha per il cast. Sia chiaro se dovesse chiamarmi e dovesse chiedermi: ‘hai qualcosa da propormi?’ gli risponderei ‘eccomi, sono pronta!’. Ma ripeto, non so davvero cosa voglia fare con questo Festival.

La tua carriera è costellata da tanti incontri importanti. Nella tua autobiografia “Dadauffa: memorie agitate” parli di Londra. Che periodo è stato?
I quattro anni più belli della mia vita. Senza nulla togliere alla mia Treviso che, anche se è una provincia, non è affatto provinciale: amiamo molto la pittura, il teatro e la cultura. Poi sono stata a Roma e, infine, è arrivata la ‘botta’ di Londra…

Il primo incontro importante?
Cito Elton John. Ero rapita dal suo talento immenso e dalla sua voce. Ero una sua fan scatenata. Volevo conoscerlo a tutti i costi ma lui mi fermò.

Ti ha bloccata subito?
Direi di sì. Mi disse: ‘mai scoprire intimamente i difetti del proprio mito’.

E cosa è accaduto dopo?
Mi disse: ‘esci fuori dal mio giardino, vai in palestra con George (Michael, ndr), fai un corso di mimo di Peter Brook e poi ci rivediamo’.

Com’era George Michael?
Bellissimo ed educatissimo, era divertente ed amato da tutti, davvero. Non era ancora una popstar. Aveva il fisico curatissimo, capelli fonati…

Cosa vi siete detti?
Gli ho chiesto subito quale palestra mi consigliasse. Mi ha portato in una palestra super tecnologica. Andavo una volta a settimana, ma quando ci andavo mi scatenavo davvero con l’allenamento.

Da un divertimento all’altro, Festival di Sanremo 1986…
Vabbè stai scherzando, quello non è stato un divertimento, per carità! (ride, ndr).

Iconico il video, diventato virale anni dopo, in cui in risposta a Vincenzo Mollica, in quel Festival, avevi confessato di voler tornare a casa…
E lo dicevo veramente.

C’entrano i presunti rapporti tesi con Marcella Bella?
Ma no! Poteva essere lei come chiunque altro. In quel periodo ero molto sensibile ed agitata.

Come mai?
Avevo cambiato etichetta discografica, sbagliando. Piangevo prima delle prove, salivo sul palco e tornavo a piangere. Ero disperata perché c’era mio padre che stava male ed era in ospedale. Lui mi chiamava e mi rassicurava: stai tranquilla, stai su quel palco. Ma non mi sono divertita. È stato un incubo vero.

Antonello Venditti ha detto: “Annalisa è una bravissima cantante, ma è stata costretta dal mercato a diventare altro da sé stessa. Anche Angelina Mango”…
Ti fermo subito.

Perché?
Antonello Venditti ce l’ha e ce l’aveva pure con me.

Ti sei data una risposta?
No. Dico solo che ci sono i grandi cantautori che hanno fatto la storia della musica e va bene. Poi questi stessi sono anche uomini che farebbero meglio a star zitti e lasciare che i giovani facciano la propria strada.

È successo anche a te?
Certo. Gino Paoli si girava dall’altra parte ogni volta che mi vedeva. Ma sai cosa penso?

Cosa?
Che solo il tempo dà ragione. Io sono ancora qua dopo 40 anni, ad esempio. Angelina Mango e Annalisa sono bravissime, sono delle ‘spugne’, fanno bene a non mettere paletti intorni e ad aprirsi. Cantano benissimo. Il tempo darà ragione a loro.

C’è qualcosa che rimprovera al mondo del sistema musicale oggi?
Mi spiace solo che non ci siano spazi per esprimersi. Al di là dei Festival e dei reality. Si dovrebbe tornare a pensare in grande, alle grandi vetrine musicali, non solo in estate. Ce n’è bisogno.

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