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Europei, l’Italia e la sfida alla Svizzera: tutta Italia spinge il ct e gli Azzurri

Nel momento supremo della condivisione - l’Italia è di tutti, Spalletti non va lasciato solo - è giusto schierarsi dalla parte del c.t. se non altro per la scelta del sistema di gioco (4-3-3) e dei calciatori. È vero che solo sul giornale di ieri lodavo l’esperimento del 3-4-3, ma non c’è dubbio che il 4-3-3 sia il modulo che Spalletti conosce meglio e quello che più esalta le caratteristiche degli attaccanti.

A sorpresa, però, nel tridente offensivo non ci sarebbe spazio per Zaccagni, il salvatore della patria calcistica, con il suo gol a sette secondi dalla fine del recupero contro la Croazia.

La ragione non è peregrina. Se vogliamo avere due punte vere (Chiesa a destra e Scamacca al centro), c’è bisogno di un equilibratore a sinistra e questo non può che essere El Shaarawy, in grado di coprire tutta la fascia, di collocarsi dietro la linea della palla e di produrre efficaci raddoppi sul proprio terzino.

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Un’attività che Zaccagni, essendo più offensivo, non riesce a garantire. A centrocampo novità e freschezza. Via Jorginho (era ora) e dentro Fagioli (provato sempre in questi giorni) con ai lati Barella (centro destra) e Cristante (centro sinistra). Geometria, agilità e fisico in una combinazione che non soffrirà né il palleggio della Svizzera, né la riconquista delle seconde palle.

L'unica perplessità è in difesa. E non per la linea a quattro (fossi un allenatore non vi derogherei mai), quanto per i due esterni bassi. Di Lorenzo – l'ha capito anche lui – gioca solo perché Spalletti lo considera suo figlio (amore o nepotismo? Scherzo, ovviamente), Darmian in questo momento non sembra superiore a Cambiasso che, pure, è di una mediocrità allarmante. Fuori di sicuro Dimarco (non è stata una grande idea farlo giocare mezzo acciaccato con la Croazia), fuori Calafiori perché squalificato. A sostituirlo provvederà Mancini, ruvido, spigoloso, attaccabrighe, ma sui calci da fermo una soluzione in più. Come Bastoni (ha sofferto di mal di gola, aveva qualche linea di febbre ieri) l'unico in grado di giocare sia a tre che a quattro.

Dopo la qualificazione a spese della Croazia, ho ribadito che questa Svizzera era più forte dell'Italia del 3-5-2 timorosa e piatta. Ma gli azzurri di oggi si candidano al riscatto: hanno gamba, nervi, muscoli e sangue.

Serve anche il cervello che significa freddezza, razionalità, motivazione. Non essere favoriti - chi dice che lo siamo non sa di calcio - potrebbe essere un vantaggio. Non per fare il controgioco, ma per coniugare l'umiltà con il coraggio. Le viscere (non quelle degli aruspici) dicono che, in qualche modo, arriveremo ai quarti.

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