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Si scaverà ancora in tutta la Marca:  ecco dove

Dalle nuove escavazioni sottofalda nella cava Morganella, per le quali è ancora pendente un ricorso al Tar, all’apertura di un nuovo impianto estrattivo tra Povegliano e Arcade, passando per l’ampliamento (autorizzato pochi mesi fa) di Borgo Busco a Spresiano e quello (in itinere) della cava Caravaggio tra Montebelluna e Altivole: è in questo scenario di ripresa del settore minerario nella provincia di Treviso (e non solo) che potrebbero intervenire ben presto le novità introdotte con l’aggiornamento del Prac (Piano regionale per l’attività di cava).

I nuovi impianti, al momento, potrebbero comportare un consumo di suolo attorno ai 20 ettari.

Altri due milioni

La giunta regionale ha adottato il 10 giugno una proposta di revisione delle regolamentazioni al settore estrattivo in vigore dal 2018.

Nella Marca potrebbero essere autorizzati ulteriori volumi, per due milioni di metri cubi, con una modifica all’articolo 10 delle “Norme tecniche attuative” che consentirebbe l’apertura di nuove cave (per salvaguardare i livelli occupazionali).

La presenza di sabbia e ghiaia nella pianura trevigiana è l’effetto dei depositi alluvionali del Piave e del Brenta che risalgono al Quaternario: ben prima del Prosecco, per decenni, è stato questo l’oro dei trevigiani. E continua ad esserlo.

Le cave attive nella Marca sono attualmente 26. Il settore, dopo un calo costante di produzione iniziato nel 2004, ha visto nel 2016 un’inversione di tendenza ed è iniziata la risalita.

Tra i vari record, la nostra provincia detiene anche quello relativo alle riserve di sabbia e ghiaia disponibili: pari al 78% della regione (seguono Vicenza con il 5% e Verona con il 17%) cioè 48,5 milioni di metri cubi. La produzione annua nel 2021 è arrivata a 2,8 milioni di metri cubi (nel 2017 era ferma 2 milioni).

Le criticità

I tecnici non mancano di evidenziare le criticità di questo scenario.

«La preponderante attività di estrazione della sabbia e ghiaia nell’ambito estrattivo di Treviso», si legge nella relazione, «supera di molto le necessità della zona e di quelle contermini (Belluno, Padova e Venezia) comportando trasporti di materiale anche a distanze notevoli».

All’impatto ambientale dei trasporti a lungo raggio si aggiunge quello sui costi dei materiali. Malgrado tutto questo, la voglia di scavare ancora sembra essere forte. L’obiettivo “scavi zero”, fissato otto anni fa, viene dunque rivisto.

Dove e perché

Per capire il motivo della concessione di altri due milioni di metri cubi scavabili a un ambito che parrebbe già saturo non serve fare congetture, basta arrivare a pagina 88: «Un secondo ordine di rimodulazione del volume da assegnare per l’estrazione di sabbia e ghiaia deve considerare l’interesse dello sviluppo estrattivo dell’ambito e di tutela delle imprese operanti in tale territorio. Tali aspetti sono rappresentati concretamente dai quantitativi oggetto di domande presentate la cui istruttoria è stata sospesa».

A contribuire infine ai nuovi parametri contribuiscono anche le olimpiadi Milano-Cortina, che in sostanza innalzano il fabbisogno. Tra i nuovi impianti in arrivo la cava Molinetto (tra Povegliano e Arcade) punta ad estrarre 125 mila metri cubi all’anno per quattro anni. E poi c’è Monteverde scarl del gruppo Mefin, a Montebelluna: questa cava ha un volume residuo di un milione di metri cubi, ma potrebbero aggiungersene altri 2,3. Questi due progetti, presentati tra 2023 e 2024, potrebbero essere solo l’antipasto. —

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