A Santa Maria del Sile petizione dei parrocchiani contro il prete: «Vai in Africa»
Un gruppetto di parrocchiani nuovamente contro don Giovanni Kirschner, il parroco trevigiano di Sant’Angelo e Santa Maria del Sile.
Dopo la petizione lanciata a dicembre, una nuova raccolta firme e una lettera indirizzata al vescovo per denunciare le presunte mancanze del sacerdote nei confronti della comunità locale e dei suoi bisogni. Alla base della contestazione ci sarebbe l’operato del don e in particolare i destinatari che beneficiano della sua carità cristiana.
Le accuse
«Il suo operato» sarebbe «più utile in qualche missione in Africa» dicono i critici. Di fronte al nuovo clamore, don Kirschner preferisce restare in silenzio. «Non voglio commentare» dice con voce calma e pacata dall’altro capo del telefono, lasciando intendere che le porte del dialogo sono sempre aperte da parte sua.
Un ramoscello d’ulivo che, al momento, la controparte non sembra intenzionata ad accettare. Secondo i contestatori, appena tornati alla carica, il don sarebbe troppo attento «all’accoglienza solo di “alcuni ultimi”» a fronte della «“non considerazione” della parrocchia a lui assegnata, che ci fa pensare che il suo posto e la sua vocazione siano altrove».
Si legge in un passaggio della lettera indirizzata ai piani alti della Curia. Nemmeno tanto tra le righe, l’accusa appare chiara, coloro che hanno lanciato la petizione per chiedere al vescovo di rimuovere «immediatamente» il parroco, non digeriscono l’approccio del sacerdote, giudicato troppo aperto e inclusivo nei confronti di chi arriva da lontano, al punto da invitarlo a tornare a fare il missionario vista la sua scarsa attenzione per i “parrocchiani del posto”.
«Per lui siamo un peso e non degni delle sue attenzioni» scrivono i contestatori, «diversamente» aggiungono, «il don ritiene che siano degni di considerazioni solo i disagiati di sua discrezione, senza rendersi conto che non li sta aiutando in un percorso di inserimento sociale, in quanto la comunità li vede soli, abbandonati a loro stessi, senza regole e dignità. Questo non è il modo corretto di aiutare le persone».
Il protagonista
Dal canto suo don Kirschner, classe 1965, porta con sé una sensibilità maturata nel tempo. Dapprima l’esperienza del servizio civile nella Caritas Giovanni, quindi l’ingresso nel seminario diocesano di Treviso dove venne ordinato sacerdote nel 1993. Nel 2000 conseguì la licenza in teologia e come parroco di Santandrà e Povegliano, due piccoli paesi fra Treviso e il Montello, accompagnò alcune famiglie di rom e sinti residenti nella diocesi. Un’attenzione coltivata anche nella parrocchia di Sant’Angelo e Santa Maria sul Sile, aiutando i senzatetto, i migranti e le minoranze con la scelta di aprire la canonica agli ultimi seguendo una delle più forti esortazioni del Santo Padre per fare in modo che la Chiesa diventi, sempre più prossima e di frontiera.
La linea del silenzio
«Noi ci auguriamo che alla nostra parrocchia venga assegnato un parroco capace di integrarsi e di ricreare la comunità che si è disgregata in questi ultimi anni. Che sappia gestire sani bilanci e strutture mantenendole in buono stato» ribattono i contestatori.
Dal canto suo, don Kirschner conferma la linea del silenzio. «Non ho mai ricevuto direttamente la lettera in questione e, ripeto, preferisco non commentare». Fermo restando che la porta della parrocchia resta sempre aperta a chi volesse confrontarsi e dialogare. —