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Torna in libreria un celebre giallo di Scerbanenco: racconta un omicidio a Lignano

La Nave di Teseo ha pubblicato uno dei più celebri gialli di Giorgio Scerbanenco, La sabbia non ricorda. Scritto nel 1961, quando il giallista milanese viveva a Lignano, racconta di un delitto nella località balneare friulana. Pubblichiamo, per gentile concessione della casa editrice, un estratto della prefazione al libro, di Cecilia Scerbanenco, figlia dello scrittore.

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Ogni volta che riprendo in mano un romanzo di mio padre, magari a distanza di molto tempo, ho sempre un po’ d’ansia. Temo di ritrovarlo invecchiato, forse non proprio adatto ai gusti dei lettori di oggi.

Temo anche che i miei ricordi, le sensazioni che ho provato leggendolo anni prima, si rivelino sbagliati. E questa seconda ipotesi si è qui in parte realizzata, ma, per fortuna, in positivo.

Perché questo romanzo, che ho riletto dopo davvero molti anni, forse una ventina, è un crime già perfetto che mi ha molto sorpreso per la sua amara modernità. Uscì per primo, a puntate su “Annabella” nel 1961, ma in realtà è il secondo dei tre romanzi giallo-rosa ambientati a Lignano Sabbiadoro: in questa storia infatti, che si svolge nel 1960, Lignano pineta è già costruita, mentre in Né sempre né mai si stavano ancora tracciando le strade.

Non conosco le vicissitudini editoriali di questi due titoli, ma so che mio padre in quegli anni ebbe diverse vicissitudini personali che si rifletterono sulla sua produttività. Rifugiatosi nella località friulana, tutta dune e pineta, spazzata da un vento gelido e furioso che viene dal nord, la Bora, evidentemente trovò la serenità e l’energia sufficienti per intraprendere una nuova strada, per dedicarsi appieno ai romanzi di investigazione; un desiderio che doveva coltivare già da un po’ di tempo.

La storia si apre con una clinicamente e umanamente esatta descrizione della depressione. Qui, come spesso succedeva all’epoca – siamo nel 1960 –, è dovuta all’inganno: la ragazza ingenua e buona che si lascia sedurre dall’abile mascalzone, un tema ricorrente nei romanzi rosa.

A una lettura superficiale, potrebbe sembrare una sciocchezza: la solita stupidina. Ma Scerbanenco sa che non è così: potranno cambiare i modi, le occasioni dell’evento, ma quella terribile depressione è la conseguenza della scoperta traumatica che il mondo dell’infanzia è falso, che gli esseri umani sono in genere indifferenti, se non proprio malvagi, e che poche cose sono in nostro controllo.

Oggi, generalizzando come non si dovrebbe, le ragazzine piombano nella depressione perché si percepiscono troppo diverse (come tante protagoniste dei romanzi di Scerbanenco) dalle immagini loro proposte da social e media in genere (o dalla morale e dalle riviste, negli anni cinquanta e sessanta).

Oppure perché la vita le porta a comprendere troppo presto che difficilmente riusciranno a realizzare i loro sogni, in un contesto storico e sociale divenuto dolorosamente difficile. Per le donne, il mondo degli anni di Scerbanenco era così ostile che non lasciava loro altro sogno che un buon matrimonio, magari con un lord inglese, se ai rosa osé di Scerbanenco le giovani lettrici preferivano Liala o Luciana Peverelli: un terreno particolarmente fertile per uno scrittore di crime (...)

Non poteva mancare la “location”, questa volta la Lignano Sabbiadoro del 1960, un po’ dune deserte, un po’ città modernissima. Scerbanenco dipinge una serie di esatti ritratti antropologici dei suoi nuovi abitanti: i contadini in procinto di essere sfrattati, la manovalanza forestiera e sfruttata, i signori di città con le loro ville, le turiste un po’ troppo libere.

E, come sempre, indugia sulla moda: i costumi, gli abitini, i sandali, per i quali le donne sono disposte a fare pazzie. Nel 1960 Scerbanenco è ancora direttore di due riviste femminili, una, “Bella”, ricca di pagine di moda.

È arrivato il colore nella stampa e anche per le strade: qualcosa si sta muovendo e i grigi, conservatori anni cinquanta stanno tramontando. Compaiono i primi beat, la prima gioventù bruciata e i juke box, che, nei bar di Lignano, suonano a ripetizione Morgen, di Eddie Calvert. Si può trovare su YouTube e consiglio di ascoltarla di sottofondo alla lettura del romanzo: ne è la vera colonna sonora. Naturalmente, Scerbanenco celebra tutto questo slancio verso la modernità con un bel cadavere sulla spiaggia di una località molto “in”.

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