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Come sta andando l’Italia in termini di accessibilità digitale

I dati sono stati diffusi da AccessiWay, la prima azienda italiana che si occupa in maniera verticale di accessibilità digitale e che vuole rendere il web un posto inclusivo e usabile per le persone con disabilità

L'articolo Come sta andando l’Italia in termini di accessibilità digitale proviene da Giornalettismo.

C’è un orizzonte, che è quello del 28 giugno 2025. Secondo l’EU Accessibility Act, le persone che riterranno che alcuni beni e servizi di uso comune non siano accessibili e inclusivi anche in presenza di disabilità potranno presentare un esposto di fronte a un tribunale competente. Lo abbiamo già visto in apertura di monografico: all’interno dell’EU Accessibility Act ci sono anche i prodotti digitali, come i siti di e-commerce, i siti web, le app e i servizi mobile, i servizi bancari e telefonici, gli e-book. Vista questa data di scadenza e visto anche che, nel nostro Paese, non si parla a sufficienza di accessibilità digitale, è opportuno effettuare una panoramica che tenga conto proprio del principio di accessibilità digitale in Italia. A fornire questi dati è AccessiWay, la prima start-up under 30 a occuparsi in maniera verticale del supporto alle aziende al fine di rendere usabili e inclusivi i servizi digitali.

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Accessibilità digitale in Italia: alcuni numeri e alcuni dati importanti

La panoramica effettuata ci dice che, fondamentalmente, siamo in ritardo. Le preoccupazioni rispetto all’approssimarsi del 28 giugno 2025 (ormai manca meno di un anno all’ora X) hanno ragione d’esistere. In Italia, soltanto il 3% delle home page dei siti web risultano perfettamente accessibili, mentre il 90% dei siti non è compatibile con le tecnologie assistive. Se consideriamo che questo problema potrebbe riguardare ben 13 milioni di persone con disabilità in Italia, comprendiamo quanto sia vasto il tema e come questo possa coesistere in un ecosistema in cui si parla di cloud della Pubblica Amministrazione, in cui alcuni servizi per i cittadini (talvolta coincidenti con i loro diritti) vengono effettuati attraverso l’accesso con l’identità digitale, in cui le comunicazioni avvengono sempre di più attraverso i canali online.

Consideriamo anche che la questione viene inquadrata da un punto di vista legislativo in Italia. Oltre a far riferimento all’articolo 3 della Costituzione, infatti, ci sono state delle leggi specifiche che hanno affrontato il tema: il faro è sempre rappresentato dalla legge Stanca del 2004 e dalle sue successive modifiche. Quest’ultima mette in guardia amministrazioni pubbliche, enti pubblici economici, società private titolari di concessioni per servizi pubblici, agenzie di assistenza pubblica e riabilitazione, società di trasporti e telecomunicazioni a maggioranza di capitale pubblico, imprese municipali regionali, appaltatori di servizi IT. Inoltre, con l’EU Accessibility Act e con le altre direttive europee in materia, si sta tracciando un quadro legislativo sempre più completo e sempre più dettagliato. I numeri italiani, tuttavia, aiutano poco. E il tempo scorre.

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