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Wärtsilä: 10 mila euro a ogni lavoratore destinato a Msc. I sindacati: troppo poco

I numeri sono chiari. I sindacati li hanno comunicati al mattino ai lavoratori di Wärtsilä riuniti in assemblea.

La cifra che la multinazionale finlandese si è detta disposta a versare ai 262 esuberi come “accompagnamento” nell’ambito del subentro di Msc nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra è di 10 mila euro a testa. Un importo ritenuto «non sufficiente» dalle categorie, che non entrano peraltro nel merito della controproposta.

È stata la premessa per una trattativa iniziata attorno a metà pomeriggio nella sede di Confindustria Alto Adriatico, presenti, con i sindacati, il direttore Massimiliano Ciarrocchi, il numero uno di Wärtsilä Italia Michele Cafagna e la delegazione di Msc guidata da Nicola Lelli.

Incontro sin dall’inizio con qualche richiesta di approfondimento da entrambe le parti, durato fino a tarda sera e che, stando a quando riferivano dopo l’ora di cena i segretari della categorie, avrà una seconda puntata oggi. Il primo intoppo, con conseguente pausa chiesta da Wärtsilä, si è determinato sulla clausola di salvaguardia per i lavoratori che resteranno nella multinazionale, circa 600 persone a Trieste, 800 in tutta Italia.

Concretamente, si tratta dell’impegno a non licenziare alcun dipendente per tutta la durata di un piano industriale che è stato proiettato al 2027.

«Ognuno scrive gli impegni a modo suo, ma per noi questa è una garanzia imprescindibile», sottolineano Marco Relli della Fiom Cgil, Alessandro Gavagnin della Fim Cisl e Antonio Rodà della Uilm Uil.

Altra questione aperta quella sollevata già da mesi: il trattamento stipendiale e giuridico dei lavoratori.

Una volta emersa la disponibilità di Msc ad avviare la produzione di 1.500 carri ferroviari all’anno, le sigle hanno da subito preteso chiarezza: ottenuta la rassicurazione che tutti gli esuberi saranno assorbiti, la priorità è diventata quella di accertare che gli stipendi non verranno toccati. In assemblea ieri mattina e poi nel pomeriggio del corso della trattativa, si è inoltre discusso del superminimo collettivo, derivante da precedenti accordi, che vale mediamente 400 euro al mese in aggiunta al contratto nazionale, soldi che, almeno in parte, Msc si è impegnata a riconoscere, come pure l’integrazione alla cassa.

Ma, proprio per mantenere l’integrità salariale, «che è il punto di partenza», hanno ribadito in Confindustria Relli, Gavagnin e Rodà, al tavolo si deve necessariamente ragionare sull’assegno a carico di Wärtsilä, ritenuto appunto «troppo basso» dai rappresentanti dei lavoratori.

L’esito del confronto, prolungato fino a tarda ora e che potrebbe appunto riprendere oggi, sarà anche decisivo per l’attuale situazione in bilico degli occupati: scaduta la solidarietà lo scorso 30 giugno, sono stati sospesi dal lavoro con retribuzione nella prima settimana di luglio. Ma, a partire da lunedì, non ci sono certezze.

Il dossier Wärtsilä-Msc comprende anche alcuni altri capitoli legati alla “cessione” dei lavoratori. «Stiamo studiando nel dettaglio i testi che regolano questo passaggio – spiegano ancora i segretari –. I punti da risolvere non sono molti, ma qualcosa da limare c’è, ferma restando la volontà di chiudere».

Del resto, i tempi stringono. Wärtsilä e Msc hanno raggiunto un accordo per la cessione del ramo d’azienda che impegna le parti a concludere il percorso entro il 31 luglio.

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