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La pista ciclabile ritorna sulla strada, banchina più stretta e solo per i pedoni

Ivrea

Fin da subito si capì che in corso Massimo d’Azeglio la convivenza tra pedoni, ciclisti e tavolini sarebbe stata parecchio difficile. Era l’estate 2018 in cui, a cavallo tra l’amministrazione Della Pepa e l’amministrazione Sertoli, andava a compimento la “rivoluzione viabilistica” in zona Porta Vercelli, prima con la famosa rotonda di piazza Balla che ha soppiantato i semafori (rimpianti da molti), poi con l’ampliamento del marciapiede lato Ovs per farvi stare ben due metri e mezzo di ciclabile più un metro a esclusivo uso dei pedoni (lavori costati allora attorno ai 350mila euro). Ma lo sbilanciamento tra il percorso striminzito appannaggio dei pedoni e una ciclabile larga oltre il doppio si rivelò ben presto uno dei problemi. E lo è a tutt’oggi. Se questo è il pregresso, ora accade che la giunta Chiantore valuti di tornare alla situazione precedente, smantellando parte del lavoro portato avanti dall’ex assessora Giovanna Codato alla vigilia delle elezioni che videro il centrosinistra perdente. Sta esaminando infatti la possibilità di ridurre la banchina ciclopedonale così da dimensionarla su un semplice marciapiede, e portare di nuovo sulla strada la pista ciclabile, come era prima dell’estate 2018. Tutto questo dopo aver già eliminato i parcheggi in fianco alla pista che, mangiando altro spazio alla carreggiata, contribuivano a fare di corso Massimo d’Azeglio una delle strade più intasate e rischiose. Un ritorno al passato in una visione migliorativa,  secondo l’assessore alla Viabilità Francesco Comotto, «anche se al momento questa è un’ipotesi sulla quale si sta ragionando». Per la cronaca, sulla pista ciclabile ha sempre ragione il ciclista casomai gli si parasse davanti un pedone e lui finisse per investirlo, ciclista che però non può andare oltre i 30 all’ora e questo non sempre avviene. Non a caso non si sono mai sopite le accuse reciproche di invasioni di corsia, i pedoni recriminando contro i ciclisti e viceversa, ai quali più di recente si sono aggiunti i monopattini. Ovviamente, la peggio la rischia il pedone. Da qui, spiega Comotto, l’idea di far fruttare «una vecchia compensazione ambientale mai finalizzata dalla relativa convenzione, a carico della centrale idroelettrica d’Ivrea sulla Dora», oggi in mano a Edison e Coutenza Canale Cavour, dalle quali sarebbe arrivato un primo riscontro positivo. «Abbiamo scoperto che la convenzione, che non era mai stata formalmente siglata, prevedeva la realizzazione di una pista ciclabile lungo il Naviglio, che dalla centrale portasse fino al Terzo ponte. Una ciclabile un po’ fine a se stessa, oserei dire, con poco senso». Il controvalore ammontava a 60mila euro. L’idea del Comune è quella di incamerare l’importo aggiornato sui costi attuali, utilizzando la somma per rivedere la viabilità ciclopedonale di corso Massimo d’Azeglio.

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