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«La nostra non è una cucina da incubo. Ma Cannavacciuolo ci ha aiutati davvero»

«La nostra non è una cucina da incubo.

Ma Cannavacciuolo ci ha aiutati davvero»

foto da Quotidiani locali

PAVIA. Da venerdì mattina il telefono della Cà bella, lo storico ristorante pavese di via Ferrini è autenticamente rovente. «C’è posto questa sera?» «Vorrei assaggiare il menù Cannavacciuolo». Il tenore delle chiamate è più o meno tutto uguale. Giovedì sera Sky ha proposto la puntata di Cucine da incubo girata a Pavia, nel locale di Angelo Tilocca. Il conduttore, lo stellatissimo chef Antonino Cannavacciuolo, ha spiegato passo-passo, cosa non andava nel ristorante. Con il suo staff ha ribaltato organizzazione, arredamento, cucina, perfino il logo del ristorante è stato reso più dinamico e moderno.

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La puntata è stata girata una domenica di sette mesi fa. Il cuoco di origine campane la domenica mattina sperava forse di passare inosservato. Ma la voce che il celeberrimo cuoco-conduttore era in città si è sparsa subito. E dal giorno successivo le prenotazioni hanno iniziato a crescere. Ora - dopo la messa in onda della puntata - sembra di essere al secondo tempo. Le presenze serali, che da marzo in avanti erano diminuite, hanno ripreso di intensità.

Ma cosa succede dopo che un ristorante viene nominato Cucina da incubo? Ieri siamo andati a trovare il deus ex machina del locale di via Ferrini, Angelo Tilocca. «Io conosco da tempo Cannavacciuolo - ci spiega - avevo seguito un corso base e già avevo imparato. Questo locale, in origine in Borgo Ticino, era di mio suocero, il signor Sacchi, io e mia moglie abbiamo preso la gestione dopo che lui ha lasciato con nostro figlio che un po’ c’è e un po’ non c’è».

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Tilocca nasce pasticcere, gavetta da Nicali venticinque anni («bellissimi», sottolinea) da Vigoni in corso Strada Nuova, quando il laboratorio era nel retro del negozio.

«Cannavacciuolo qui al ristorante ha fatto quello che si vede nella trasmissione, mi ha insegnato in particolare a gestire le linee: i primi, i secondi, i dolci. Prima era tutto lungo e complicato, poi lui ci ha dato un’impostazione di alto livello, oggi cucinare per venti persone è diventato facilissimo».

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Da dicembre la Cà Bella ha nuovi colori, lampadari più intimi, una cucina più organizzata. E il menù? «Il menù Cannavacciuolo, lo chiamiamo così, lo facciamo solo la sera - riprende Tilocca - a pranzo noi continuiamo a proporre un menù fisso a 12 euro, vino compreso, non ci stiamo dentro altrimenti, ma alcune regole che ci ha spiegato Cannavacciuolo le applichiamo sempre ».

Mentre Tilocca ci parla lo interrompono le telefonate. «Comunque - mostra il telefono - quelli della redazione di Cucine da incubo mica mi hanno abbandonato. Chiamano spesso e chiedono come va e a settembre tornerà lui».

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Lui, ovviamente è il grande chef di Villa Crespi che da dieci stagioni conduce il programma. «Da domani (oggi, per chi legge) la cucina riapre anche la sera. E proponiamo i piatti della trasmissione, l’apprezzatissimo vitello tonnato, in una versione gustosissima, ci sono i fusilli saporiti (simili a quelli che si possono mangiare pranzo) il coniglio in porchetta, la pancia di manzo brasata e la trippa, la nostra storica specialità».

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Controindicazioni del programma? «Non ne vedo, ma abbiamo dovuto acquistare tante bottiglie per avere una cucina all’altezza. Anche se il nostro cliente tipo, preferisce il nostro vino sfuso».

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