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Minacce antisemite al rabbino Haddad per strada a Trieste 

Minacce antisemite al rabbino Haddad per strada a Trieste 

Ingiurie e minacce antisemite alla guida spirituale della comunità ebraica della Slovenia da anni residente a Trieste. «Capire cosa succede nel profondo della società»

TRIESTE Il rabbino capo della Slovenia e coordinatore del Museo della Comunità ebraica di Trieste Carlo e Vera Wagner, Ariel Haddad, è stato aggredito verbalmente in via Carducci, con frasi antisemite che inneggiavano a Hitler e a favore di Hamas.

L’episodio risale al 26 giugno scorso. La denuncia è stata raccolta dalla Digos. All’indirizzo di Haddad – che esteticamente incarna l’immagine tipica dell’ebreo ortodosso – erano state rivolte frasi antisemite già un mese fa, «mentre in corso Italia passeggiavo per mano con mia figlia di 11 anni».

Allora, il rabbino aveva tirato dritto, limitandosi a segnalare il fatto alla Comunità ebraica di Trieste, che registra ogni minimo segnale a tutela della sicurezza degli appartenenti alla stessa comunità.

Dopo il secondo episodio, Haddad ha deciso di denunciare. Tornando allo scorso 26 giugno, l’episodio si è registrato intorno alle 19, all’angolo tra via Carducci e via San Francesco. Lì Haddad ha notato all’esterno di un bar un uomo e una donna che lo fissavano insistentemente, borbottando.

Quando il rabbino è passato accanto all’esercizio pubblico, l’uomo (tra i 25 e i 30 anni) ha iniziato a inveire contro di lui con frasi antisemite, continuando a rivolgere offese agli ebrei anche quando il rabbino aveva già superato la Luminosa, e stava ormai per attraversare via Battisti. Non contento, il giovane lo ha raggiunto, «avvicinandosi con aria di sfida», si legge nella denuncia. A calmare l’uomo e a convincerlo poi ad andarsene è stata l’amica che in precedenza stazionava con lui fuori dal bar. La Digos ha acquisito le immagini delle telecamere della zona.

Episodi come questi a Trieste non accadevano da molti anni. Rav Haddad ha deciso allora di rendere pubblico quanto è accaduto «perché spero faccia fare un serio ragionamento alla società – spiega – e non per un’auto-accusazione o per un pentimento, ma per capire esattamente cosa succede nel profondo della nostra società, e per cercare di porvi rimedio. Perché finché io sono il singolo è un conto, ma noi vediamo attorno a noi una serie di segnali preoccupanti».

Nel quotidiano, gli ebrei che vivono a Trieste percepiscono maggior insicurezza? «Sì – ammette Haddad – e credo che questa insicurezza sia condivisa. Ci sono persone dai cognomi ebraici i cui campanelli vengono deturpati, danneggiati».

C’è chi, con buone intenzioni, ha fatto presente ad Haddad che il suo abbigliamento potrebbe rappresentare un fattore di rischio. «Ma questa considerazione – così il rabbino di Slovenia – lede all’origine al principio una libertà fondamentale, che è quella che io posso essere quello che voglio. Se devo avere paura, o se gli altri devono avere paura per me perché indosso certi abiti, o la Kippah, è evidente ci sia qualcosa che non va».

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