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La band Bdrmm a Sexto ‘Nplugged: «Facciamo musica che ci diverte»

Due formazioni inglesi, i Bdrmm e il duo dream pop Jadu Heart si alterneranno sul palco di Piazza Castello a Sesto al Reghena nella serata di sabato, dalle 21, per Sexto ‘Nplugged. Dalle 18, nell’area “Sexto Lounge” della adiacente Piazzetta Burovich, come ogni sera, tra chioschi e installazioni d’arte, spazio ai dj set al femminile (sabato le selezioni a cura di Federica Velvet). Bdrmm è contrazione di “bedroom” perché il progetto, come spesso accade, nasce in una cameretta. Dopo essersi formata nel 2016, la band ha suonato incessantemente, supportando artisti come Fat White Family, Her’s e Viagra Boys. Il passaparola sui live del gruppo è cresciuto rapidamente e il supporto di media autorevoli come la Bbc Radio 6 Music e The Guardian hanno contribuito a farli schizzare nella top ten delle classifiche britanniche. Il secondo album “I Don't Know” uscito l’anno scorso, tra ipnotici beat, trip hop e alternative rock li ha confermati tra i nuovi nomi su cui puntare.

Tornate in Italia dopo i sold out dei mesi scorsi. Che impressione vi ha fatto?

«Dopo averci suonato già alcune volte, mano sul cuore, possiamo dire sia il nostro paese preferito da visitare. L’anno scorso abbiamo tenuto un concerto in una strepitosa arena a Sestri Levante, la ricordiamo come una notte spettacolare, con il pubblico molto partecipe. Le persone sono sempre state accoglienti con noi. Aggiungiamoci sole e pasta e diventa irresistibile. Se parliamo di musica la nostra mente vola agli anni ’80 con il classico della italo-disco “Dolce Vita” di Ryan Paris».

Questa volta che concerto portate?

«Sono le ultime date di promozione del nostro secondo album “I Don’t Know”, quindi sarà un mix di pezzi da questo e dal disco di debutto».

Dalla cameretta al mondo: il segreto del vostro successo?

«Abbiamo solo cercato di fare dischi veri, che ci rappresentassero. Non abbiamo mai fatto parte di una scena, un movimento, continuando a sviluppare il nostro suono incorporando nuovi elementi e sperimentando. Oltre a questo, abbiamo lavorato sodo, suonando ovunque ci invitassero. Anche essere carini, gentili e puntuali aiuta».

Che obiettivi vi siete posti?

«Il focus è produrre musica che ci diverte. Fare il nostro mestiere è un privilegio, ne siamo consapevoli e cerchiamo di godercela».

Il secondo album è più sperimentale, in che direzione andrà il prossimo?

«È stato un riflesso della musica che abbiamo ascoltato e del fatto che abbiamo cambiato metodo di registrazione, costruendo le strutture delle canzoni già su demo. Stiamo confezionando il terzo capitolo e possiamo anticipare che si spingerà ancor più nel tunnel dell’elettronica, non vediamo l’ora di uscire, speriamo l’anno prossimo».

Siete accasati all’etichetta discografica degli scozzesi Mogwai, la Rock Action Records. Quanto è importante per voi?

«Siamo loro grandi fan, sono dei maestri. Essere stati in tour assieme è stata un’esperienza incredibile. Firmare poi con la loro etichetta è stato un grande passo avanti nella nostra carriera».

Qual è la parte migliore della vita in tour?

«Conoscere nuove persone, visitare posti, mangiare e bere».

E la peggiore?

«Le chiamate dalla lobby degli hotel la mattina per sloggiarci, i soundcheck e i tempi morti».

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