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Aristofane ‘messo in vita’ dagli adolescenti napoletani: il progetto partenopeo di Marco Martinelli

Aristofane ‘messo in vita’ dagli adolescenti napoletani: il progetto partenopeo di Marco Martinelli

C’è un giovane poeta inquieto e scontento, che non riesce ad accettare la realtà con le sue storture e ingiustizie. E allora mette il genio comico al servizio della sua rabbia e compone commedie piene di trovate fantastiche e satira corrosiva. Questo giovane si chiama Aristofane ed è vissuto ad Atene 2500 anni fa. E’ […]

L'articolo Aristofane ‘messo in vita’ dagli adolescenti napoletani: il progetto partenopeo di Marco Martinelli proviene da Il Fatto Quotidiano.

C’è un giovane poeta inquieto e scontento, che non riesce ad accettare la realtà con le sue storture e ingiustizie. E allora mette il genio comico al servizio della sua rabbia e compone commedie piene di trovate fantastiche e satira corrosiva.

Questo giovane si chiama Aristofane ed è vissuto ad Atene 2500 anni fa. E’ il padre indiscusso della comicità occidentale. Come possiamo constatare dalle 11 commedie rimasteci (su 40), egli esplora con immaginazione e inventiva linguistica senza eguali tutti i modi del comico: paronomasie, doppi sensi, oscenità, scatologie, eccessi alimentari, spietate invettive, parodie, travestimenti, scambi di sesso, etc. Persino la discesa all’Ade diventa con lui fonte di situazioni di irrefrenabile ilarità.

Il tutto, giova ripeterlo, al servizio di una rabbia altrimenti inerme. Di fronte alla corruzione dei potenti, alla povertà, alla follia bellicista, egli non ha soluzioni da offrire che non siano quelle dell’irrisione beffarda e della fuga da una realtà insostenibile, mediante invenzioni estemporanee, stravaganti espedienti utopici.

Tutto questo ha un altro nome: Dioniso, il dio del teatro, ma anche dell’entusiasmo e dell’ebbrezza. Nella storica traduzione dell’intero Aristofane, Benedetto Marzullo aveva notato che l’”ispirazione dionisiaca” regna sovrana in tutto l’arco della sua produzione. Un caso pressoché unico nella drammaturgia mondiale.

Un autore del genere non poteva sfuggire all’attenzione di un teatrante come Marco Martinelli, cofondatore del Teatro delle Albe a Ravenna nel 1983, con Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni. Sia come autore che come regista Martinelli è forse quello che più si applica da decenni, nel nostro Paese, ad esplorare le possibilità del comico, naturalmente con la consapevolezza di un erede dei rivolgimenti novecenteschi. Artaud e Totò insieme, ebbe a dire una volta, per spiegarlo. Ma in realtà è stato proprio Aristofane il suo maggiore riferimento in proposito. Soprattutto da quando, all’inizio degli anni Novanta, egli inizia l’avventura pedagogica nelle scuole secondarie di Ravenna che prenderà il nome di non-scuola.

Per sintonizzarsi con adolescenti del tutto estranei e quasi sempre disinteressati al teatro, non c’era di meglio del commediografo ateniese. Che diventa ben presto il suo talismano, la chiave magica per accendere la fiamma di Dioniso nei giovanissimi. Ai quali Martinelli e i suoi non chiedono naturalmente di recitarlo, di metterlo in scena, ma di metterlo in vita, con i loro vissuti, le loro parole, le loro opinioni di se stessi e del mondo.

Quando, nel 2005, viene chiamato a lavorare con i ragazzi di Scampia, nella degradata e pericolosa periferia partenopea, è sempre con l’aiuto di Aristofane che Marco cercherà di vincere la scommessa, riuscendoci in pieno. Dopo gli anni di Arrevuoto, questo il nome del progetto, tante cose si sono messe in moto lì, che ancora oggi proseguono, a cominciare dall’attività della compagnia Punta Corsara, una delle più interessanti dell’attuale panorama nazionale.

La lunga convivenza fra Martinelli e il suo “antenato totem” ha raggiunto quello che, per ora, rappresenta il suo punto più alto con il progetto “Sogno di volare”, avviato nel 2021 nel Parco Archeologico di Pompei per impulso del direttore, Gabriel Zuchtriegel. Oltre cento studenti di licei e istituti tecnici del territorio (da Pompei a Castellammare di Stabia e Torre Annunziata) hanno scoperto il teatro grazie all’incontro giocoso con il loro quasi coetaneo di due millenni e mezzo fa. In lui hanno potuto rispecchiare la loro rabbia e trovare nuove parole, nuove voci, nuovi gesti per raccontare le storie e le trovate delle sue immortali commedie. Così messe in vita, coralmente, sotto la guida sapiente del sempre più dionisiaco Martinelli. Il progetto, quadriennale, ha già realizzato tre tappe: Gli uccelli, 2022, Acarnesi, 2023, e – poche settimane fa – Pluto, che è anche l’ultima del protocommediografo.

Sempre da pochissimo è uscito un volumetto prezioso che racconta il progetto pompeiano, fornendogli anche un adeguato contesto grazie a una pluralità di testimonianze e interventi (Francesca Saturnino, La non-scuola di Marco Martinelli. Tracce e voci intorno ad Aristofane a Pompei, Luca Sossella Editore).

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