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In tempi di crisi conta la parola: ma spesso gli imprenditori non sentono questa responsabilità

In tempi di crisi conta la parola: ma spesso gli imprenditori non sentono questa responsabilità

In tempi di crisi aziendale, mantenere la parola data diventa fondamentale per consolidare la fiducia tra collaboratori, clienti e stakeholder. Mantenere la parola data significa anche comunicare prima delle scadenze i motivi dell’impossibilità a rispettare gli impegni, proponendo alternative per onorare gli accordi. Rimanere in silenzio equivale a tradire una promessa. Immaginate una piccola pasticceria […]

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In tempi di crisi aziendale, mantenere la parola data diventa fondamentale per consolidare la fiducia tra collaboratori, clienti e stakeholder. Mantenere la parola data significa anche comunicare prima delle scadenze i motivi dell’impossibilità a rispettare gli impegni, proponendo alternative per onorare gli accordi. Rimanere in silenzio equivale a tradire una promessa.

Immaginate una piccola pasticceria di quartiere, rinomata per le sue deliziose torte e biscotti artigianali. Il proprietario, fiero dei suoi valori di “qualità, trasparenza e rispetto”, decide di stampare questi principi su poster e tessere per clienti, esibendoli con orgoglio in ogni circostanza. Tuttavia, dietro le quinte, non tutto è così dolce: gli impegni con i fornitori non sono mantenuti, i dipendenti sono maltrattati, gli ingredienti non sono sempre freschi e la trasparenza è solo un bel termine appeso al muro.

Nel mio lavoro come consulente di direzione, ho visto situazioni simili più volte. Mi è capitato di lavorare con aziende che dichiaravano valori etici e professionali altissimi, ma poi nella pratica quotidiana si comportavano in modo diametralmente opposto. Questo contrasto tra dichiarazioni e realtà può avere effetti devastanti sulla reputazione e sull’efficacia aziendale che, alla lunga, si paga. E si tratta di un fenomeno trasversale tra piccole e grandi aziende.

Un caso emblematico che ho seguito personalmente riguarda una banca locale che aveva avviato una grande campagna pubblicitaria incentrata su valori di “integrità, trasparenza e fiducia”. Questi valori erano visibili ovunque: nei loro spot televisivi, sui cartelloni pubblicitari e persino stampati sulle carte di credito. Tuttavia, durante un audit di Bankitalia, emersero pratiche discutibili nei confronti dei clienti e dei dipendenti, osteggiati persino dai loro sindacati collusi. La reputazione ne soffrì gravemente e la banca andò in default. Questo esempio evidenzia l’importanza di fare seguire i fatti alle parole.

In Italia, stiamo vivendo un periodo di crescente disaffezione da parte dei dipendenti e raggiunto un minimo storico in termini di engagement. Questo fenomeno colpisce in particolar modo i giovani, come i Millennial e la Gen Z, ma non risparmia nemmeno le generazioni più anziane. Le conseguenze sono gravi: difficoltà nel trattenere i talenti (dando vita al fenomeno, mai vissuto prima, delle facili dimissioni), aumento del menefreghismo professionale e una significativa perdita di produttività.

Negli ultimi anni, specialmente dopo la pandemia, c’è stato un ripensamento generale del rapporto con il lavoro. La società, ora più che mai, richiede un miglior bilanciamento tra vita privata e professionale e una giusta equità retributiva. Inoltre, le aziende sono chiamate a compensare le carenze di un sistema pubblico sempre più in difficoltà nel mantenere i propri impegni in termini di welfare e assistenza.

La gestione delle persone all’interno di un’organizzazione non è quindi più solo una questione, laddove esiste, della funzione risorse umane, ma una responsabilità che investe la leadership aziendale. Molti imprenditori, tuttavia, sembrano ancora ignari di questa necessità, aggravata dalle incertezze economiche e politiche e dalle continue sfide commerciali, che considerano l’unico vero problema. Nonostante ciò, è fondamentale che i capitani di impresa riconoscano e accettino questa responsabilità, facendo seguire i fatti alle parole.

Per gli imprenditori è un momento complesso e delicato. Il primo passo per affrontarlo è diventare pienamente consapevoli della situazione e agire di conseguenza. Come consulente di direzione, ho imparato che mantenere la parola data, evitando i cosiddetti “nudge” soprattutto nei momenti di crisi, è fondamentale. Questo significa che quando un’azienda dichiara certi valori, deve impegnarsi a viverli e a integrarli in ogni aspetto della sua attività. Non si tratta solo di marketing, ma di costruire una cultura aziendale solida e coerente. Mantenere la parola data non solo rafforza la fiducia dei clienti e dei dipendenti, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro positivo e produttivo. Soprattutto quando le cose non vanno bene.

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