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Da bussola a scandalo, le parole di Papa Francesco a Trieste

Da bussola a scandalo, le parole di Papa Francesco a Trieste

In piazza Unità, ad assistere a messa e Angelus, diecimila fedeli Altrettanti lungo il percorso

«Da questa città di Trieste, affacciata sull’Europa, crocevia di popoli e culture, terra di frontiera, alimentiamo il sogno di una nuova civiltà fondata sulla pace e sulla fraternità». Parole di speranza, che invitano a credere in un futuro migliore e investono Trieste di una responsabilità impegnativa quelle pronunciate da Papa Francesco nella sua omelia in piazza Unità davanti a 10 mila persone (e altrettante hanno seguito il Pontefice lungo il percorso). Soprattutto, parole inclusive, che invitano la città e la Chiesa ad aprirsi a tutti, senza distinzioni, dai carcerati ai migranti. Con il sorriso.

Da bussola a scandalo, ecco le parole chiave della storica giornata di Papa Francesco a Trieste

Bussola

È la definizione scelta da Bergoglio per indicare il valore della Costituzione, che per il Santo Padre è, appunto, «la bussola affidabile per il cammino della democrazia».

Consumismo

Contro il consumismo Papa Francesco si è scagliato con parole molto dure, definendolo «una piaga, un cancro che ti ammala il cuore, ti fa egoista, ti fa guardare solo te stesso», un nemico che «anestetizza e stordisce la società».

Crocevia

Una scelta lessicale pressoché obbligata, ma sempre di indubbia efficacia, per definire la peculiarità geografica e identitaria di Trieste, ovvero l’essere «crocevia di popoli e culture» oltre che «terra di frontiera».

Fraternità

Concetto che ricorre nell’invito del Santo Padre ad alimentare «il sogno di una nuova civiltà fondata su pace e fraternità», e che ritorna anche in un altro passaggio chiave dell’omelia, quello in cui Bergoglio chiede un impegno condiviso «perché riscoprendoci amati dal Padre possiamo vivere come fratelli tutti».

Migranti

Considerando sia l’omelia che l’Angelus, Papa Francesco pronuncia per ben tre volte la parola “migranti”, e, nell’omelia allude al fenomeno migratorio che tocca da vicino Trieste anche parlando di «coloro che arrivano dalla rotta balcanica».


Pace

È il tratto distintivo, assieme alla fraternità, della nuova società sognata da Bergoglio; non poteva mancare, poi, l’appello a pregare e operare per la pace per i Paesi martoriati dalla guerra, dall’Ucraina alla Palestina, dal Sudan a Myanmar.

Paura

32 anni fa, nella sua omelia in piazza Unità, Papa Giovanni Paolo II aveva esortato i fedeli a non avere paura, paura del futuro, del destino della città, in un periodo in cui la caduta della Cortina di ferro poneva Trieste di fronte a una prospettiva di cambiamento epocale; ieri anche Papa Francesco, pur in un contesto storico diverso, ha invitato i triestini a guardare «avanti senza paura, aperti e saldi nei valori umani e cristiani».

Piaghe

Sono quelle della società contemporanea, quelle in cui «la fede che sveglia le coscienze dal torpore» deve «mettere il dito» e quelle piaghe – sottolinea il Santo Padre nell’omelia – «sono tante».

Scandalo

Papa Francesco usa questo termine in un’accezione particolare, perché per svegliare una società anestetizzata dal consumismo come quella contemporanea serve «lo scandalo della fede».

Sole

«Mi scuso di leggere così, ma il sole mi muove tutto». È la frase con cui il Papa, infastidito dal sole, interrompe brevemente la lettura dell’omelia, scusandosi con i fedeli. Ma poi si riprende subito e va avanti.

Sorriso

«Per il Santo Padre il sorriso è quello «dell’accoglienza e della pace dell’anima».


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