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Marco Cavallo “nitrisce”, Papa Francesco “ascolta”: l’incontro con il simbolo della rivoluzione Basaglia

Marco Cavallo “nitrisce”, Papa Francesco “ascolta”: l’incontro con il simbolo della rivoluzione Basaglia

Francesco ha potuto conoscere la storia del cavallo di cartapesta al Convention Center. Il cardinale Zuppi ha spiegato al Santo padre il messaggio potente di libertà

TRIESTE. Dopo i saluti delle autorità ecclesiastiche e civili che l’hanno accolto appena è sceso dall’elicottero, il Papa ha ricevuto il benvenuto pure di Marco Cavallo, il gigantesco cavallo azzurro in cartapesta simbolo della rivoluzione di Basaglia e dei diritti dei “matti”.

«Marco Cavallo nitrisce a Papa Francesco l’arte di restare umani» recita il titolo del pannello esplicativo posto a fianco della scultura da venerdì scorso all’ingresso principale del Convention center. Una scultura che spiazza chi non la conosce già.

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È stato il cardinale Matteo Maria Zuppi a rispondere alla curiosità del Papa sul significato di Marco Cavallo e del suo nitrito, spiegandogli il suo potente e rivoluzionario messaggio di libertà, che ha portato gli occhi di tutto il mondo su Trieste.

Zuppi assieme al vescovo di Trieste, Enrico Trevisi, hanno permesso questo incontro tra il Pontefice e Marco Cavallo. «Trieste d’altro canto è anche la città di Basaglia, la città di un’attenzione un po’ rivoluzionaria verso le persone con disturbi psichiatrici – osserva Trevisi –. Aver avuto lì il cavallo è stato un ulteriore spunto, è una scultura che pone molte domande, proprio come le persone con questi disturbi. Possono porci interrogativi, ma sono anche le relazioni su cui dobbiamo insistere, sono quelle che ci rendono più umani».

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E questo incontro è stato fortemente voluto dal collettivo che dalla scultura prende il nome. «Io e Giuliano Scabia, uno di quelli che hanno fatto nascere il cavallo, da tempo pensavamo che il cavallo dovesse assolutamente incontrare il Papa, alla fine è stato il Papa ad incontrarlo», osserva Peppe Dell’Acqua, psichiatra che lavorava in quegli anni all’ospedale psichiatrico di San Giovanni ed ex direttore del dipartimento di salute mentale.

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Dell’Acqua sottolinea anche la consonanza dei concetti che esprime spesso il Papa e la visione basagliana: la centralità della persona, il rifiuto della cultura dello scarto.

Marco Cavallo nacque più di 50 anni fa nel 1973 e continua a «raccontare storie, e a volte ad arrabbiarsi se vede ingiustizie», afferma Dell’Acqua. È ispirato a un cavallo in carne ed ossa che lavorava nell’ospedale, che “i matti” salvarono dal mattatoio con una lettera all’allora presidente della Provincia, una potente rivendicazione da parte di persone all’epoca private dei diritti civili.

La prima volta che il cavallo uscì dall’ospedale, ci fu bisogno di sfondare muri e ostacoli perché era troppo grande per passare dalle porte, e anche per questo è un potente simbolo di libertà.

«Volevamo mettere Marco Cavallo in piazza Unità, ma il vescovo ci ha spiegato che non sarebbe stato possibile per problemi di sicurezza – prosegue Dell’Acqua, che dopo essersi speso per l’incontro ieri è dovuto restare a letto convalescente dopo una polmonite –, quindi abbiamo trovato questa soluzione».

E se non è stato possibile per nessuno del collettivo Marco Cavallo incontrare e spiegare la scultura al Pontefice di persona, il messaggio del cavallo l’ha seguito nel suo percorso. Cristina Gregoris, parte del collettivo, racconta: «In piazza Tommaseo dove il Papa è salito sulla papamobile abbiamo fatto volare in cielo dei palloncini azzurri, simbolo di libertà piena, vicino allo striscione che avevamo già usato per il corteo del Primo Maggio “Marco Cavallo lotta per tutti gli esclusi”. Inoltre abbiamo chiesto al vescovo di fargli arrivare una effige del cavallo in miniatura. Siamo molto soddisfatti, è stato faticoso ma – conclude – sappiamo che il messaggio di Marco Cavallo è arrivato».

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