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Dark Web e criminalità organizzata: come funziona il florido mercato delle armi in Italia



Assalti, attentati, rapine a mano armata, persino esplosioni. La cronaca di queste ultime settimane raccontano episodi che, oltre a essere gravi crimini, evidenziano un inquietante legame con il traffico di armi. I mezzi in questi attacchi sono ottenuti attraverso canali illeciti, il che sottolinea la facilità con cui i gruppi criminali riescono a rifornirsi di equipaggiamenti letali. Questo traffico è alimentato da conflitti internazionali, come quello in Ucraina, e dalla disponibilità di armi sul dark web.

Un nesso preoccupante

La frequenza di queste rapine armate indica chiaramente che il traffico illegale di armi non solo persiste, ma è in crescita. La disponibilità di armi da guerra, fucili semiautomatici e munizioni consente alle bande criminali di compiere rapine sempre più audaci e violente, mettendo a rischio la sicurezza pubblica. Questo ciclo vizioso alimenta ulteriormente il potere e l'influenza delle organizzazioni criminali sul territorio che accumulano armi per dimostrare potenza, supremazia e controllo del territorio.

A parlacene è Vincenzo Musacchio Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark e Ricercatore presso l'Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità OrganizzataRoyal United Services Institute di Londra.
Negli ultimi anni, le forze dell'ordine italiane hanno scoperto e sequestrato centinaia di armi da guerra e munizioni e secondo il report di Small Army Survey ci sarebbero 1,5 milioni di armi illegali. Cosa può dirci a riguardo?

«Esiste un commercio legale di armi che vede coinvolti gli Stati. In parallelo c’è il traffico illegale. Quest’ultimo muoverebbe ogni anno un giro d'affari di circa un miliardo di dollari. Il mercato delle armi, soprattutto quelle provenienti dai traffici illegali, non potrà che aumentare, in ragione dei conflitti in corso nel mondo e delle ultime azioni intraprese in Ucraina e a Gaza (che hanno una valenza temporale medio-lunga) dai Paesi dell’Unione europea e dagli Stati Uniti. Siamo, purtroppo, di fronte ad una domanda in continuo aumento per cui i traffici illegali cresceranno ulteriormente nei prossimi anni».

È stato riportato che il traffico di armi in Italia non è monopolizzato da una singola organizzazione criminale. Quali sono i gruppi principali coinvolti in questo traffico e come collaborano tra loro?

«La mafia italiana leader in questo settore è senza dubbio la ‘ndrangheta. Quest’ultima è in rapporti con le mafie albanesi, serbo-croate e con quelle russo-ucraine. Tali rapporti non sono affatto casuali poiché, in passato, la guerra nei Balcani, oggi, quella in Ucraina, rappresentano per il traffico illegale di armi un grande affare per le mafie coinvolte. Quelle aree ancora oggi pullulano di armi che circolano nei mercati illegali dell’Europa occidentale, finendo spesso nelle mani di mafiosi e terroristi. I rapporti di collaborazione tra le mafie sono ottimi considerando gli ingenti guadagni che è possibile realizzare nel settore. Il ruolo delle altre mafie italiane a mio avviso è marginale».

Quali sono le differenze nei metodi e nelle strategie di approvvigionamento di armi tra le mafie italiane?

«Come ho ribadito in precedenza, leader del settore attualmente in Italia è la ‘ndrangheta. Quest’ultima acquista le armi direttamente nei luoghi di guerra dalle mafie autoctone e poi le rivende alla camorra, a Cosa Nostra e alle mafie pugliesi e ad altre organizzazioni criminali. La prova di quanto affermo risiede nei sequestri di armi effettuati dalla DDA di Catanzaro che provenivano dal Kossovo ed erano dirette a Napoli a disposizione dei clan che le avevano acquistate.Le armi sequestrate da dove provengono principalmente e in quali regione c’è più diffusione?Per rispondere a questa domanda dobbiamo premettere che se un Paese mediante decisioni del suo governo vende armi tale fatto non può essere definito illegale. Si ha un commercio illegale di armi quando delle organizzazioni criminali comprano e vendono in violazione delle leggi dei Paesi in cui operano. Ad oggi tutte le aree di guerra sono potenziali mercati del traffico illegale di armi. Una maggiore diffusione con relativi sequestri oltre all’area balcanica e ucraina resta l’Africa con Stati come Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad».

In che modo il dark web facilita il traffico di armi in Italia? Può descrivere come funzionano le transazioni di armi su queste piattaforme?

«Il traffico di armi su Internet è attualmente un fenomeno reale ed utilizzato con frequenza poiché presenta le caratteristiche della facilità di raggiungimento del compratore, l’ampiezza del mercato, l’anonimato unito alla difficile tracciabilità degli attori criminali. Comprare un’arma illegalmente tramite i dark markets del dark e del deep web è potenzialmente semplice. È necessario avere una buona conoscenza dell’informatica e riuscire a navigare in anonimato. In questo le mafie e i gruppi terroristici sono notevolmente avvantaggiati perché hanno al loro servizio i migliori professionisti del settore e utilizzano le monete elettroniche per concludere le transazioni».

Le armi sequestrate sono utilizzate in vari modi dalle organizzazioni criminali. Può descriverne i principali utilizzi?

«Gli usi possono essere i più svariati. Ad esempio, quando la camorra ha comprato le armi dalla ‘ndrangheta lo ha fatto per condurre le faide tra clan rivali utilizzando le armi più potenti e tecnologicamente avanzate. Le armi sono vendute anche ad organizzazioni terroristiche. Non è un caso che armi della guerra nei Balcani sono state utilizzare da organizzazioni terroristiche come Hamas e Hezbollah. Attualmente preoccupano i primi sequestri di droni da parte della autorità di polizia locali in Messico e in Colombia. Gli ultimi droni sono utilizzati come killer infallibili e armati con dotazioni militari di ultima generazione».

Può fornirci una stima aggiornata dei prezzi delle principali armi sul mercato illegale italiano? Come variano questi prezzi in base alla tipologia e alla provenienza delle armi?

«I prezzi variano secondo la tipologia e la quantità di armi da acquistare. La media stimata si aggira intorno ai trecento euro, ma possono anche raddoppiare per le calibro 9, armi usate dalle forze di polizia. Se parliamo di AK47 militari automatici (a "raffica") i prezzi che variano da cinquecento fino a tremila euro. Il prezzo ovviamente dipende sempre dalla "piazza" di acquisto. In Italia, il costo si aggira sui duemila/tremila euro. Basta acquistare nei "mercati" dell'est, tipo Slovenia, Montenegro o Albania, un usato sicuro si trova anche a partire da cinquecento euro. Sul mercato dei droni killer i prezzi, nell’area latino-americana, variano da uno a cinque milioni di dollari e sono facilmente alla portata di narcotrafficanti colombiani e messicani».

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