Il bonus per i docenti va anche ai precari. Ai prof della Marca arrivano 90 mila euro
Carta del docente: le ripetute sentenze favorevoli del Tribunale di Treviso hanno permesso a un centinaio di docenti precari trevigiani di garantirsi il bonus annuale da 500 euro; 45 di questi sono già passati all'incasso, vedendo riconosciuta dal ministero dell'Istruzione una somma a testa fra i 1.500 e 3000 euro (quindi per più anni, a ritroso) da spendere in materiale didattico o per aggiornamento professionale.
Di fatto il ministero ha già sborsato complessivamente, per gli insegnanti della Marca che si erano rivolti al giudice del lavoro, circa 90 mila euro.
A sostenere la battaglia sulla carta del docente è stato il sindacato Gilda, che ha assistito gratuitamente i propri associati, negli anni scorsi, nei ricorsi in Tribunale. Casus belli è il diritto alla carta del docente, introdotta con la riforma Renzi (legge 107/2015). Un "benefit" - per formazione e materiale scolastico - riconosciuto però in origine ai soli docenti di ruolo (quindi a tempo indeterminato), escludendo gli insegnanti con contratto a tempo determinato.
In un secondo momento, con successivi decreti, la carta del docente era stata estesa agli insegnanti part time, in anno di prova o in distacco. Ma mancavano sempre i precari, che nel mondo della scuola rappresentano un'enormità.
Così ne è scaturita una battaglia in Tribunale che ha visto numerosi docenti assistiti da Gilda veder riconosciuto il diritto al benefit. Poi è stato un pronunciamento della Corte di Cassazione - 27 ottobre 2023 - a estendere il bonus ai supplenti. E sulla materia si è espressa anche la Corte di giustizia europea, ribadendo il diritto all’estensione del beneficio a tutti i docenti. In sede giudiziaria, invece, è stata contestata la violazione del principio di buon andamento della pubblica amministrazione, non avendo dotato parte del personale degli strumenti necessari allo svolgimento dei propri compiti.
Inoltre, i ricorrenti hanno evidenziato le disposizioni del contratto nazionale 2006-2009 (articoli 63 e 64) che obbligano l’amministrazione a garantire a tutto il personale docente l’opportunità della formazione.
«Oltre all'indiscutibile vantaggio economico che ne deriva, il ricorso ha permesso di perseguire un importante obiettivo civile e professionale, quello di superare la discriminazione fra lavoratori a tempo indeterminato e determinato», sottolinea la coordinatrice provinciale Gilda, Michela Gallina, «ricordiamo che il principio di non discriminazione è tutelato sia dalla Costituzione che dalla normativa europea: tale concetto ha trovato piena applicazione, soprattutto in virtù del fatto che ai docenti precari sono richieste le stesse mansioni rispetto ai colleghi di ruolo».
Sentenze favorevoli, su questo fronte, sono arrivate anche dai Tribunali di altre regioni d'Italia: a battersi sul tema anche il sindacato Anief.