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La crisi nera e cronica della Ferrari e di Leclerc che aspetta (e spera) in Newey



Gli altri volano, la Ferrari arranca. Ormai ci siamo abituati. Anche ieri in un bellissimo Gp di Gran Bretagna noi, tifosi costretto della Rossa per cause nazionalistiche e culturali, abbiamo assistito allo spettacolo offerto delle altre vetture mentre la macchina di Maranello o arrancava (quella di Sainz) o sprofondava (quella di Leclerc). Un’abitudine, si diceva, ormai cronica come i mali di Maranello che nemmeno la nuova guida pare essere riuscita a cambiare. Partiamo dall’inizio.

Nei primi Gp la Rossa aveva dato ampi segni di miglioramento dalla vettura pessima del 2023 (era che difficile fare peggio…) e si era posizionata come seconda forza del mercato al punto da sperare in un clamoroso successo nel mondiale costruttori visto che la Red Bull (allora inarrivabile) corre con un pilota solo dato che Perez è nel pieno di una delle peggiori stagioni di sempre. La doppietta in Australia, con lo spagnolo davanti al monegasco, aveva rafforzato questa condizione. Anche perché «tra poco arriveranno gli aggiornamenti…». Ecco.

Nel corso di un campionato le macchine non sono mai le stesse, evolvono, modifica dopo modifica ed è una cosa che fanno tutti. E mai come quest’anno i nuovi «pacchetti motoristici ed aerodinamici» hanno cambiato le cose. Dopo il successo a Montecarlo di Leclerc, in una pista che non dice nulla sulla reale bontà di una vettura, è cominciata la crisi. McLaren e soprattutto Mercedes si sono trasformate in poche gare mentre la Red Bull, si persino loro, cominciava ad arrancare e purtroppo la Ferrari sprofondava sempre più indietro. «Siamo dentro un incubo da 4 gare e non riusciamo ad uscirne» è stata la perfetta analisi del pilota monegasco ieri nel dopo gara, analisi che racconta da sola il fallimento di quella che resta da sempre la parte principale della stagione. Il nuovo fondo e le altre novità non solo non hanno migliorato la Rossa, ma addirittura l’hanno fatta andare più piano di prima. La vettura ha cominciato a soffrire del cosiddetto «porpousing», cioè ha cominciato a saltellare per la pista rendendola inguidabile. Un passo del gambero così evidente che in Gran Bretagna le Ferrari sono state superate in prova anche dalla Haas di Hulkenberg (per chi non lo sapesse la Hass è la scuderia satellite di quella di Maranello, la sorella minore e un poco sfigata. Che invece va meglio della casa madre…).

Tutto sbagliato, quindi, tutto da rifare a dimostrazione che forse a Maranello quello che manca sono proprio i tecnici bravi e vincenti. E, nel mondo iper competitivo della Formula 1, non c’è nulla di peggio che la risalita.

A peggiorare le cose ci sono poi due vicende personali. La prima riguarda il futuro di Adrien Newey, il genio della Red Bull, il progettista più apprezzato, Vicente e visionario cui Maranello sta facendo una corte pazzesca. La Ferrari però non è la sola e ad oggi nessuno sa se la sua matita ed il suo iconico «quadernone» saranno al servizio della real casa italica o se resteranno in Inghilterra da Williams o Aston Martin. Un’attesa che sembra aver spento la luce ai tecnici di Maranello dove il via vai di entrate ed uscite sembra essere l’unica cosa funzionante.

La seconda storia, triste, è quella di Leclerc. La vittoria in casa tanto attesa e forse troppo celebrata ed illusoria, ha aperto la strada ad un periodo nero, tra i più neri della sua storia. Leclerc sta facendo peggio persino dal suo compagno di squadra (messo alla porta ad inizio anno, forse con troppa fretta) e che con una gara in meno corsa, causa appendicite in Arabia Saudita, si trova a 146 punti, solo 4 meno del «Predestinato». La prossima stagione Leclerc si troverà a fianco il peggior compagno di squadra possibile, quell’Hamilton che ha fatto la storia della Formula 1 e che ieri ha infiammato una nazione intera. Una sfida per il monegasco decisiva per capire davvero di che pasta sia fatto, e questo al di là dell’auto che sarà, con o senza Newey.

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