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Utero in affitto, non solo una questione politica. Lo studio: “Per le madri surrogate più rischi per la salute”

utero in affitto salute madri

Non è solo una questione politica ed etica. Intorno all’utero in affitto esiste anche una questione medica: le madri surrogate affrontano rischi per la salute più elevati e complicanze più frequenti durante la gravidanza rispetto alle donne rimaste incinta con fecondazione in vitro o in modo naturale. È la conclusione di uno studio canadese su […]

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Non è solo una questione politica ed etica. Intorno all’utero in affitto esiste anche una questione medica: le madri surrogate affrontano rischi per la salute più elevati e complicanze più frequenti durante la gravidanza rispetto alle donne rimaste incinta con fecondazione in vitro o in modo naturale. È la conclusione di uno studio canadese su larga scala presentato al 40esimo meeting annuale dell’Eshre, la Società europea di embriologia e medicina della riproduzione, che riunisce ad Amsterdam circa 11mila esperti. I bimbi nati in questo modo non corrono, invece, particolari rischi.

Per lo studio canadese analizzate quasi un milione di gravidanze

I ricercatori hanno analizzato 937.938 nascite singole in Ontario, Canada, tra il 2012 e il 2021, confrontando i risultati tra concepimenti naturali, procreazione medicalmente assistita e utero in affitto. Scoprendo notevoli variazioni tra i diversi metodi. In caso di maternità surrogata il tasso di grave morbilità è risultato del 7,1%, notevolmente superiore ai tassi osservati nei concepimenti naturali (2,4%) e con la fecondazione assistita (4,6%). Sono più frequenti complicanze della gravidanza anche severe come emorragie post partum (13,9% rispetto al 5,7% e al 10,5% degli altri metodi) e disturbi ipertensivi (13,9%, rispetto al 6,6% e all’11,6%).

Con l’utero in affitto rischi per la salute delle donne più elevati

Secondo lo studio, pubblicato su Human Reproduction, sulla salute delle madri surrogate pesa un mix di fattori. “Esistono diversi potenziali meccanismi che potrebbero spiegare l’aumento del rischio di grave morbilità materna tra le donne che portano avanti la gravidanza per altri”, ha spiegato l’autrice dello studio Marina Ivanova, della Queen’s University di Kingston, in Canada, indicando fattori come “differenze nella salute di base o nelle caratteristiche socio-demografiche, nell’assistenza sanitaria e nel monitoraggio prenatale”. “Conta – ha aggiunto – l’impatto fisiologico e psicologico associato ad una gravidanza condotta per un’altra persona, nonché gli effetti dei trattamenti utilizzati durante il processo di fecondazione”. I risultati hanno sorpreso gli stessi ricercatori.

Le madri surrogate più esposte per un mix di fattori fisiologici, psicologici e socioeconomici

“Diverse pubblicazioni suggeriscono che le donne che si offrono per la maternità surrogata vengono scelte con cura sulla base di caratteristiche favorevoli per una gravidanza sana, ma il gruppo oggetto del nostro studio non riflette questa idea”, ha sottolineato Maria Velez, supervisore dello studio e autrice senior. Inoltre, “sappiamo che il basso status socioeconomico, a cui spesso queste donne appartengono, è associato a tassi di patologia materna maggiori e più severi. Me le caratteristiche socioeconomiche sono state considerate – ha chiarito – e i risultati sono stati simili, cosa che fa ipotizzare meccanismi diversi”.

Nel primo mese di vita nessun problema particolare per i bimbi nati con Gpa

La buona notizia, sottolineano i ricercatori, è che nonostante gli alti rischi per la salute materna e di esiti avversi della gravidanza, lo studio non ha rilevato nessuna differenza significativa per i bebè fino a quasi tutto il primo mese di vita. Nei 28 giorni dalla nascita sono stati rilevati seri problemi di salute nel 6,5% dei nati da maternità surrogata, 6% da concepimento naturale e 9,1% da fecondazione assistita. “I risultati di questi studio evidenziano l’impatto dello stato socioeconomico sulla nostra salute riproduttiva e la necessità di assistere le donne che si offrono per la maternità surrogata con i migliori standard di cura”, ha commentato la presidente dell’Eshre, Karen Sermon, per la quale comunque “è rassicurante che i bambini non sembrino essere colpiti dai maggiori rischi durante la gravidanza”.

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