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La decisione del Consiglio di Stato che dà ragione a Meta

Il parere potrebbe avere delle pesanti ripercussioni sulla trattativa che prosegue da mesi e che, al momento, è vincolata da un accordo transitorio in scadenza il prossimo 31 agosto

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Un parere destinato a cambiare le carte sulla tavola di quella trattativa che prosegue – tra mille difficoltà, problemi e mancati accordi definitivi – dall’inizio dello scorso anno, al termine del precedente accordo di licenza per l’utilizzo di brani musicali su Instagram e Facebook. La decisione del Consiglio di Stato sul ricorso presentato da Meta contro la decisione del TAR (che confermava l’impianto “accusatorio” mosso da AGCM) nella vicenda della trattativa con SIAE potrebbe modificare gli assetti e le posizioni di questo braccio di ferro che va avanti da moltissimi mesi.

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I giudici di Palazzo Spada, infatti, si sono espressi dopo il ricorso presentato dalla holding di Mark Zuckerberg nei confronti della sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio dell’ottobre del 2023, quando era stato – di fatto – confermato l’indirizzo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (la stessa che aveva detto a Meta di sedersi nuovamente al tavolo con SIAE e procedere con la ricerca di nuovi accordi di licenza) in cui si accusava l’azienda proprietaria (anche) di Instagram e Facebook di abuso di dipendenza economica nei confronti della Società Italiana Autori ed Editori durante le fasi di negoziazione per stipulare un nuovo contratto di licenza d’uso delle opera musicali sotto l’egida di SIAE.

Consiglio di Stato su Meta contro SIAE, cosa ha deciso

Ma in che modo è stato smentito l’impianto accusatorio iniziale? Nel parere del Consiglio di Stato su Meta contro SIAE, non è stato richiesto un giudizio di merito sulla questione, ma su quanto deciso dall’Antitrust nel suo tentativo (riuscito solo parzialmente, dato che si è proseguito con accordi transitori, con l’ultimo rinnovato da poco e in scadenza il 31 agosto 2024) di riaprire il tavolo della trattativa. Di fatto, però, vengono fornite alcune indicazioni tecniche che avranno effetti sul prosieguo di questa vicenda. Innanzitutto, i giudici hanno sottolineato come

«non risulta essere stata adeguatamente approfondita l’allegazione difensiva di Meta per la quale le proprie piattaforme non potrebbero essere qualificate quali fornitrici di servizi di intermediazione e non è corretto dire che Facebook e Instagram sono determinanti per raggiungere gli utenti online con i brani musicali». 

Dunque, si parte proprio dalla base. Dalla natura delle piattaforme social di Meta che non vengono individuate ed etichettate come soluzioni per raggiungere gli utenti della rete con i brani musicali. Insomma, Facebook e Instagram non sono equiparabili a Spotify, Apple Music, Amazon Music e altre soluzioni simili. Ma c’è anche altro:

«Le piattaforme Meta non offrono un servizio di streaming né di ascolto musicale, ma si limitano a rendere disponibile ai loro utenti un archivio, rappresentato dalla Audio Library implementata dai contenuti acquisti in virtù della licenza». 

Dunque, Instagram e Facebook rappresentano – secondo il Consiglio di Stato – una sorta di vetrina per le canzoni protette da diritto d’autore (e per i quali paga una licenza d’utilizzo) e non come piattaforme per la riproduzione dei brani. Questo parere, dunque, cambia le carte i gioco in vista della trattativa che – ora – potrebbe riprendere verso un accordo definitivo (e non più transitorio), con Meta che acquisisce una posizione di vantaggio rispetto alle pretese avanzate da SIAE.

 

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