Sicurezza idraulica, servono 155 milioni per la provincia di Padova
Si chiama Pnissi, si traduce in lista delle priorità per garantire la sicurezza idraulica all’Italia.
Dodici miliardi di euro per interventi infrastrutturali che le varie autorità locali ritengono fondamentali per i prossimi anni e che necessitano di una realizzazione nel breve e medio termine.
In questo lungo elenco c’è ovviamente anche il Padovano, che reclama opere e fondi per almeno 155 milioni di euro: un terzo di queste risorse è già stato sbloccato, anche se all’appello mancano i soldi necessari a cantieri di primo rilievo, come i tanto richiesti invasi dei Colli Euganei.
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Ma andiamo con ordine. Lo scorso maggio il ministro Matteo Salvini ha presentato il Pnissi, strumento fondamentale per intercettare i fondi Pnrr legati alla sicurezza idraulica.
Il Ministero, di fatto, ha raccolto i fabbisogni di Regioni e Province autonome, Autorità di distretto dei bacini idrografici ed enti di Governo d’Ambito.
Sono state raggruppate e valutate, da una apposita commissione, 562 proposte per un importo complessivo di poco più di 13 miliardi di euro, di cui 521 dichiarate ammissibili
Si è quindi ristretto il cerchio a quelle ritenute davvero prioritarie (418 in tutto), per una spesa di 12 miliardi da programmare nei prossimi anni, mano a mano che le risorse, fondi statali o europei, si renderanno disponibili.
Nei giorni scorsi nei corridoi ministeriali si è già anticipata la possibilità di procedere con un primo stralcio di opere entro agosto, poco meno di cento interventi per 946 milioni di euro.
E la provincia di Padova, come si pone in questo quadro? A livello veneto, il Pnissi individua opere per almeno un miliardo e mezzo di euro, cifra che nel Padovano si riduce a 155 milioni di euro.
La voce più importante è quella che riguarda i quattro invasi dei Colli Euganei, opere multifunzione che fungeranno da bacini di laminazione, serbatoi irrigui e pure da oasi naturalistiche.
Richiedono un investimento di 36 milioni di euro. Questi interventi – tanto richiesti dal Consorzio di bonifica Bacchiglione e dai Comuni interessati – non sono tuttavia tra quelli che beneficeranno del primo stralcio di risorse.
Per la provincia padovana, infatti, sarebbero già stati sbloccati circa 42 milioni di euro, tre quarti dei quali pioveranno sull’area di competenza del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, ente che ha ottenuto il via libera per la realizzazione di sette importanti interventi previsti nel Piano Invasi.
Nello specifico, finanzieranno il ripristino dell’efficienza irrigua del 1° bacino di Castelbaldo; i lavori di sbarramento irriguo nel canale Bagnarolo a Pernumia; la realizzazione di un nuovo invaso che avrà scopi irrigui, di laminazione, di contrasto al cuneo salino e di miglioramento ecosistemico a Ca’ Bianca di Chioggia – di fatto si tratta di un’oasi che sarà molto simile a Ca’ di Mezzo di Codevigo –; la realizzazione di un nuovo invaso in prossimità dell’idrovora Barbegara a Correzzola; un nuovo invaso sul versante occidentale dei Colli Euganei, in località Sagrede di Vo’.
E ancora, lavori per il ripristino dell’efficienza irrigua del Derivatore Cantarana a Cona e per il nuovo invaso irriguo ed ecosistemico lungo il canale Sorgaglia a Bagnoli di Sopra.
«Mancano i fondi per gli invasi ma siamo davvero fiduciosi»
Non ci sono ancora i soldi necessari e questa è l’unica certezza. Ma c’è un “ma” che aleggia in queste ore negli ambienti della politica del bacino termale-euganeo.
«Siamo riusciti a far inserire la costruzione dei quattro bacini di laminazione dell’area Terme e Colli in ogni fonte di finanziamento di ben tre Ministeri: Ambiente, Agricoltura e Infrastrutture». Il presidente del Consorzio di bonifica Bacchiglione, Paolo Ferraresso, si dice fiducioso che finalmente possano arrivare gli oltre 36 milioni necessari per costruire i quattro invasi progettati con gli 11 Comuni dell’area euganea.
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Dopo l’incontro con il presidente della IX Commissione al Senato, il senatore Luca De Carlo, Ferraresso è fiducioso.
«La politica è venuta da noi e questo è un segnalo importante», osserva. «Attendiamo risposte, fiduciosi. Già ne venisse intanto finanziato uno sarebbe fantastico e in questo caso si partirebbe probabilmente da quello di Torreglia».
«Il piano degli interventi esiste già e i progetti sono già pronti», annota la consigliera regionale del Pd, Vanessa Camani. «Così come i Comuni coinvolti hanno già condiviso la proposta e finanziato i progetti esecutivi. E pure il Consorzio è pronto a partire. Insomma mancano all’appello solo i finanziamenti, per i quali serve un pressing deciso. Anche perché il tempo stringe: basta guardare alle precipitazioni dell’ultimo mese che hanno messo in crisi, in molte zone, intere famiglie e numerose imprese».
L’assessore regionale di competenza, Federico Caner, precisa la posizione della Regione Veneto sulla materia in esame: «Il progetto è stato inserito nella strategia regionale contro la siccità ed è stato trasmesso dalla giunta regionale al Ministero delle Infrastrutture e al Commissario straordinario Dell’Acqua in risposta alla loro ricognizione dei progetti da inserire nel piano nazionale siccità. Infine è stato inserito a fine 2023 dalla Regione con la massima priorità nel Pnissi – piano nazionale infrastrutture idriche – ed è ora in valutazione presso la cabina di regia nazionale istituita nel 2022 dal Governo Meloni».