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La passione per le moto, gli allestimenti teatrali: chi era Rino Damato, il 56enne morto in via Caboto

La passione per le moto, gli allestimenti teatrali: chi era Rino Damato, il 56enne morto in via Caboto

Il triestino ha perso il controllo del mezzo a due ruote e si è schiantato contro un furgone in sosta nella notte tra sabato e domenica. Il ricordo degli amici

TRIESTE Nel fazzoletto di verde ai lati di via Caboto è apparsa una rosa gialla, lasciata lì da qualcuno che conosceva bene Rino Damato, il 56enne triestino deceduto nella notte tra sabato e domenica in un tragico incidente, proprio in quella strada di periferia.


È accaduto all’improvviso, in modo inaspettato. Il tempo di uno schianto. Damato era a cavallo della sua moto, una delle sue grandi passioni, quando, poco dopo la mezzanotte, ha perso il controllo del mezzo, andando a sbattere contro il retro di un furgone che in quel momento era parcheggiato a lato della carreggiata.

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La Polizia locale, intervenuta immediatamente, sta ancora ricostruendo l’accaduto. Stamattina, lunedì 8 luglio, è anche tornata sul luogo del sinistro per ulteriori accertamenti. Ma la triste dinamica appare già abbastanza chiara.

La dinamica

In quel momento in via Caboto non stavano transitando altre vetture e l’uscita della moto di Damato è stata autonoma. L’impatto è stato molto forte, come testimoniano i segni d’urto lasciati sul retro del furgone. Sul posto è subito intervenuto il personale sanitario del 118, ma a nulla sono valsi i tentativi di rianimare il 56enne. Damato è morto sul colpo.

Il ricordo


«Ciao Rino amico mio». «Sei volato via così presto, senza salutare». «Ogni nota sarà per te caro amico», scrivono i tanti amici e familiari, addolorati e sgomenti per la perdita di quel «sorriso che resterà per sempre e mancherà».


Damato era nato e cresciuto ad Altura, rione dove era molto conosciuto e benvoluto, e dove abitava tuttora. Appassionato di motori, come quella moto guidata per l’ultima volta, è descritto dai suoi cari come una persona «sempre sorridente, nonostante i momenti difficili affrontati nel corso della sua vita».

Dalla falegnameria al teatro Verdi


Per anni aveva lavorato in una falegnameria a Borgo San Sergio, mentre nell’ultimo periodo era impiegato in una cooperativa che collaborava con il teatro Verdi per gli allestimenti degli spettacoli.
«Ti ho incontrato pochi giorni fa, ed eri contentissimo di esser tornato a lavorare al Teatro Verdi», lo saluta un amico, spolverando una vecchia fotografia di Damato da ragazzo. «E invece, ancora una volta - scrive - il destino ha deciso nuovamente, e improvvisamente, che il tuo palco da allestire non sarà più quello, ma sarà un palcoscenico speciale. Il Teatro Paradiso».

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