“Alex Marangon? Se c’è un assassino, non è tra noi”. Parla l’organizzatore del raduno sciamanico: “Non siamo scappati”
“Siamo qui, non siamo scappati e vogliamo incontrare i genitori di Alex Marangon“. A parlare al Corriere della Sera è Andrea Zuin, tra gli organizzatori del ritiro spirituale e sciamanico tenutosi a Vidor nell’ultimo weekend di giugno. Nella notte tra il 29 e il 30, Marangon si è allontanato dal raduno senza lasciar traccia, per poi essere ritrovato senza vita al terzo giorno di ricerche in un greto del Piave. Secondo le prime ricostruzioni, il 25enne è stato ucciso e gettato nel fiume. Verso il fiume, il ragazzo sarebbe stato seguito da due persone, un medico, Johnny Benavides, e il suo assistente, che però al momento hanno fatto perdere le loro tracce. Ora Zuin, musicista e curandero, smentisce che ci sia qualcuno in fuga: “I giornali ci stanno allontanando, ma noi dobbiamo avvicinarci“.
La versione degli organizzatori – Zuin, la compagna Tatiana, il conte Giulio da Sacco – proprietario dell’abbazia di Vidor – e la moglie Alessandra erano gli organizzatori e promotori del ritiro spirituale basato su musica, infusi, tisane e riti depurativi. “Si è tanto parlato di Ayahuasca”, continua Zuin al Corriere, “un’erba medicinale in uso tra le popolazioni indigene amazzoniche ma illegale in Italia, ma qui non l’abbiamo usata, abbiamo preso delle purghe per depurarci, un rito propedeutico alla musica curativa“. A queste feste, aggiunge: “Ci purifichiamo e ascoltiamo una musica particolare che cura l’anima, ci abbracciamo, balliamo, cerchiamo di stare bene“. Da alcune ricostruzioni circolate nei giorni scorsi e ancora non confermate, però, si è ipotizzato che tra le sostanze assunte alla festa ci fosse proprio l’ayahuasca, un decotto dagli effetti allucinatori preparato con gli estratti di alcune piante amazzoniche. Assieme agli organizzatori, il ritiro è stato animato Johnny Benavides, ” musicista e maestro” e un medico, entrambi colombiani. “Erano le tre e mezza, eravamo dentro all’abbazia, io stavo cantando e suonando, c’era chi danzava, chi si abbracciava“, sostiene Zuin. “Alex si è alzato ed è uscito verso il giardino, è andato verso il fuoco che c’era fuori, non ci ho visto nulla di strano, succede che ci si allontani… ma non volevamo che nessuno rimanesse solo all’aperto, Jhonni e il suo amico medico lo hanno seguito per accertarsi che stesse bene”. Poco dopo, secondo Zuin, i due sono rientrati. Alla fine della canzone, una terza persona (di cui il curandero non svela il nome) lo ha avvertito che Marangon era sparito. “Abbiamo iniziato subito a cercarlo“, afferma. Del ragazzo nessuna notizia per giorni, fino a quando non è stato ritrovato senza vita.
L’esame autoptico svolto dal medico legale Alberto Furlanetto, nominato dalla Procura di Treviso, e da Antonello Cirnelli, perito della famiglia della vittima, ha accertato che il giovane non è annegato, è stato invece picchiato tra le 2 e le 6 del mattino e gettato, probabilmente già morto, nel fiume. I sospetti si sono concentrati sui partecipanti al rito e, in particolare, sui promotori. “Si stanno dicendo molte cose sbagliate su di noi, io conosco le persone che vengono ai nostri incontri, chi vive quell’energia non può commettere un omicidio”, si difende il curandero con il Corriere. Alex, secondo Zuin, si è allontanato volontariamente e si è avvicinato al fiume da solo “non c’è mai stata un’aggressione ai nostri concerti, se c’è un assassino, non è tra noi“. Le indagini per chiarire le dinamiche dell’omicidio del 25enne di Marcon sono in corso. “L’abbazia non è blindata, c’è una parte vicino alle mura che spesso viene scavalcata da chi conosce la zona, non escluderei che fosse entrato qualcuno o che Alex abbia superato le mura per avvicinarsi di più al fiume”, ha chiuso.
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