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Erba Azzurra (Semeraro). Tre quarti di nobiltà (Nizegorodcew). Erba di casa nostra (Cocchi)

La rassegna stampa di martedì 9 luglio 2024

Erba Azzurra (Stefano Semeraro, La Stampa)

Centocinquant’anni, o poco meno, di erba voglio. Anzi, di “erba vorrei”. Macché: quella per noi non cresceva neppure nel giardino del re del nostro tennis, Nicola Pietrangeli, che al massimo sui sacri prati di Wimbledon strappò una semifinale, nel 1960, per decenni tramandata come epica, leggendaria, irripetibile. Il massimo ottenibile da un italiano dotato di racchetta nel Tempio del tennis. Poi, bang! Dal 2021 è cambiato tutto. Matteo Berrettini che batte Pietrangeli inchinandosi in finale solo a Sua Maestà Novak Djokovic; Jannik Sinner che due anni dopo raggiunge la semifinale; fino all’affluenza di massa di questi giorni: tre “italians” contemporaneamente nei quarti di finale di uno Slam, due del maschile, l’imprescindibile Jannik e Lorenzo Musetti, e una del femminile, Jasmine Paolini, non si erano mai visti nella storia. Figuriamoci ai Championships, dove, un po’ per caratteristiche tecniche un po’ per indole mediterranea, non eravamo mai riusciti a mettere radici. Da intrusi a capo-giardinieri, a erbivori voraci, quasi a nostra insaputa.

Allora, come in un programma notturno, sorge spontanea la domanda: è cambiata l’erba o sono cambiati gli italiani? «L’erba è sempre la stessa», scuote la testa canuta e mitteleuropea Jan Kodes, vincitore ceco di Wimbledon nell’anno del boicottaggio, il 1973. «Sì, è vero, magari adesso la tagliano un po’ più bassa, ma i rimbalzi sono sempre sfuggenti, e muoversi bene qui resta complicato. Dia retta a me, mio caro, siete voi che state attraversando un periodo d’oro. E personalmente ne sono molto contento» […].

Il nuovo ordine rende (un po’) più elastici gli impatti, ergo più alti, prevedibili, governabili. Risultato: anche noi italiani siamo diventati “catcher in the rye” (la traduzione italiana “Il giovane Holden”, non rende il senso), cioè gente capace di afferrare (to catch), i propri sogni un tempo proibiti sul loietto del Centre Court. «Oggi giocano tutti usando il top spin (l’effetto a salire), rendendo difficile il serve&volley e i colpi slice (tagliati) che andavano ai miei tempi», spiega Ken Rosewall, quattro semifinali a Church Road fra il 1954 e il 1974. Dai maestri australiani agli arrembanti iberici, Nadal e il giovane Alcaraz, un tassello della spiegazione si trova del mutare dei gesti, sempre meno bianchi, sempre più atletici. Anche Brad Gilbert, storico allenatore dell’Agassi di “Open”, e oggi consigliere di Coco Gauff, dà la colpa – o il merito – alla qualità del tennis italiano. «Sinner, Berrettini, ora Musetti. E il momento degli italiani. Siete forti sul cemento e sulla terra, perché non dovreste esserlo anche sull’erba? Ormai tutte le superfici si assomigliano. Ed è il bello del tennis moderno». Addio, senza troppi rimpianti pare, alla biodiversità del tennis […].

Stretti fra giardinaggio e darwinismo sportivo, dopo aver inveito a lungo contro Albione – perfida anche nella sua protervia vegetale – oggi ci sentiamo nobili anche noi. Ma di una nobiltà, come racconta Lorenzo Musetti, […] che nasce nel fumo della battaglia. «Wimbledon è sempre stato il mio torneo preferito, quest’anno ci arrivo dopo essermi messo in discussione in un paio di Challenger. La fiducia nel mio tennis l’ho ritrovata soffrendo, lottando. Tornando, come è giusto, nella giungla». Il cui colore, forse non a caso, è il sempiterno e splendido verde di questi prati.

Tre quarti di nobiltà (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

Sdraiato a terra, mani sul volto, gli occhi che raccontano più di mille parole. È il momento che Lorenzo Musetti stava aspettando da anni: «ho sognato questo istante sin da quando ero bambino». “Muso” stenta a trattenere le lacrime, si è appena qualificato per i quarti di finale di Wimbledon sconfiggendo Giovanni Mpetshi Perricard 4-6 6-3 6-3 6-2 in poco più di due ore. «È il risultato più importante della mia carriera – spiega il toscano – ma deve rappresentare un punto di partenza, non di arrivo. Sperando ovviamente che il mio torneo non finisca domani». Un grande risultato per Musetti, un nuovo record per il tennis italiano, che porta per la prima volta nella storia due azzurri contemporaneamente nei quarti del tabellone maschile e tre giocatori (Paolini compresa) a questo ponto del torneo londinese. Nonostante una partenza falsa, Musetti ha disputato un match di grande qualità tecnica e tattica, palesando anche un’invidiabile condizione atletica. Il numero di passanti vincenti, infilando a più riprese il gigante francese, ha mandato in visibilio il pubblico del Campo n.2. «Ora però, finalmente, giocherò su uno dei due campi principali, che hanno il tetto, e non dovrò più affrontare le sospensioni per pioggia». Domani Lorenzo sfiderà nei quarti di finale, da sfavorito, Taylor Fritz (vincitore in rimonta su Zverev in cinque set), uno dei giocatori più in forma del torneo […].

Lorenzo è giunto a Londra con team e famiglia. Da una parte la compagna Veronica e il piccolo Ludovico, dall’altra il solito coach Simone Tartarini, spesso criticato ma fondamentale perla crescita di Musetti. «In un giorno come questo – racconta il toscano – che mi rende felice e orgoglioso, il pensiero va ai tanti sacrifici che i miei genitori hanno fatto per me. Mamma mi accompagnava da Carrara a La Spezia ogni giorno per gli allenamenti, trenta minuti ad andare e trenta a tornare. Lì a seguirmi, sin da quando avevo 8 areni, c’era già Simone, con cui ormai lavoro da 14 stagioni» […].

Erba di casa nostra (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

La vigilia di Jannik Sinner è stata un po’ più triste del solito. Il ritiro della fidanzata Anna Kalinskaya per infortunio ha rabbuiato il pomeriggio del numero 1 al mondo che si è preso cura della compagna cercando di consolarla. Lui sa bene che cosa vuol dire stare fermo, ha passato 27 giorni a curare la sua anca saltando gli Internazionali d’Italia, ma è stato bravo a tornare ancora più forte. Così forte da prendersi il numero 1 al mondo pochi giorni dopo. Questa volta, a Londra, la missione è il secondo Slam della carriera, in una stagione già di per sé incredibile, con i trionfi anche nei tornei di Rotterdam, Miami e Halle.

Sinner ai Championships si trova a essere ancora una volta leader azzurro, come in qualche modo lo era stato a Malaga, nella campagna vincente di Coppa Davis a novembre. C’è tanto tanto azzurro ai quarti di finale sui campi dell’All England. Insieme a lui, anche Lorenzo Musetti e Jasmine Paolini possono puntare alla semifinale. Jannik è il primo a essere orgoglioso dei successi dei connazionali: «Siamo tutti contenti – è il commento di Sinner -, Jasmine sta facendo un’ottima stagione, Lorenzo ha alzato di nuovo il livello, Berrettini sta tornando dopo tutti i problemi che ha avuto. E poi ci sono tutti gli altri che stanno salendo e vivono un momento ottimo. Il tennis italiano è in buone mani» […].

Nella giornata di ieri Jannik ha studiato attentamente le mosse con Darren Cahill e Simone Vagnozzi, i due tecnici che lo hanno portato sino al numero 1 del mondo. Per lui, in mattinata, nelle poche ore risparmiate dalla pioggia, una sessione di allenamento intensa in cui si è concentrato soprattutto sul servizio. Insieme a Jannik uno sparring partner a cui Cahill dava indicazioni su come mettersi. Molte variazioni alla battuta, servizi slice in particolare. L’altoatesino non vuole pensare a che cosa potrebbe aspettarlo dopo la sfida con Medvedev, saggiamente si concentra su un match alla volta: «Mi aspetta una partita delicata, in un quarto di finale che qui, sul campo più prestigioso al mondo, è sempre speciale. Questa è l’unica cosa su cui sono realmente concentrato». Anche Medvedev, da parte sua, si sta attrezzando per non perdere la sesta partita consecutiva contro il campione coi capelli rossi, che sa bene di dover stare in guardia: «Mi aspetto una reazione da Daniil dopo la striscia di vittorie. In fin dei conti è quello che ho fatto io per tirarmi fuori da una serie negativa. Devo farmi trovare pronto, anche perché siamo su una superficie difficile e diversa dalle altre». Dove si vedono i campioni.

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