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Il Pd vede la luce a Parigi, ma brancola nel buio a Roma: riparte lo psicodramma su programmi e alleanze

pd elezioni francia

Nel Pd sono tutti galvanizzati dall’esito delle elezioni in Francia che, è il tormentone, dimostrano che la sinistra unita può battere la destra. Ciò che emerge davvero dalle dichiarazioni del day after è però l’immagine di una sinistra italiana che brancola nel buio, mentre cerca di farsi forza inseguendo il lumicino francese. Il coro di “Vive […]

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Nel Pd sono tutti galvanizzati dall’esito delle elezioni in Francia che, è il tormentone, dimostrano che la sinistra unita può battere la destra. Ciò che emerge davvero dalle dichiarazioni del day after è però l’immagine di una sinistra italiana che brancola nel buio, mentre cerca di farsi forza inseguendo il lumicino francese. Il coro di “Vive la France!” e “Bene, bravi, bis” con cui i compagni nostrani stanno salutando l’affermazione dell’ammucchiata d’Oltralpe, infatti, si  accompagna a riflessioni insistenti e talvolta meno entusiaste sul fatto che “bisogna trovare una via italiana” tanto alle alleanze quanto ai  programmi. E, dunque, dall’ammissione che manca una traiettoria, con buona pace delle autorassicurazioni.

Nardella cauto sull’esito delle elezioni in Francia: Pd e sinistra devono puntare sul “modello Ulivo”

“La soluzione è la ‘terza via’ italiana, un nuovo Ulivo che parta dall’apertura alla gente, alla società civile, nella costruzione di un blocco sociale largo”, ha detto l’ex sindaco di Firenze ed eurodeputato Dario Nardella, per il quale l’alleanza del no alle destre non può bastare. “Bisogna offrire un’alternativa di governo lontana dalle solite operazioni di ceto politico”, ha aggiunto, sottolineando che “con tutta sincerità non vedo una lezione per il nostro centrosinistra che ha più sostanza ed è più maturo rispetto alla coalizione di sinistra francese, nata dall’esigenza esclusiva di non far vincere le destre. In più, in Francia non c’è una cultura di coalizione, che invece noi abbiamo”. Nardella, intervistato dal Messaggero si è mostrato piuttosto cauto su ciò che è accaduto in Francia, perché “il Patto popolare ha vinto ed è riuscito a bloccare Le Pen, ma è molto difficile che possa governare assieme”. Poi, dopo aver rivendicato bontà sua che “noi siamo molto più avanti” perché “il nostro centrosinistra ha più omogeneità e solidità”, Nardella ha avvertito che “fermare le destre è necessario, ma non basta: serve un progetto politico riformista o progressista di alternativa di governo”. Che, a suo avviso, dovrebbe essere partire dal “modello dell’Ulivo di Prodi”, che “seppe tenere insieme una sinistra che aveva abbandonato le posizioni massimaliste, con un’area moderata cattolica”. Dunque, un modello spostato al centro.

La visione di Provenzano: “Meglio avere problemi a formare il governo che Le Pen al potere”

Per Giuseppe Provenzano, invece, tutto sommato le difficoltà nella formazione del governo non sono poi così determinanti, perché “è meglio avere di questi problemi che Le Pen al potere con tutte le conseguenze per l’Europa e per il mondo”. Insomma, prima l’ammucchiata anti-destra, poi si vedrà. Il Nuovo fronte popolare, ha aggiunto il responsabile esteri del Pd e fedelissimo di Elly Schlein intervistato da La Stampa, “si è distinto per essere il più fedele interprete dello spirito repubblicano: ha saputo fare barrage, blocco all’estrema destra. Non un solo voto del Nfp è andato a loro, mentre alcuni voti dei centristi sì”. “Condivido le considerazioni fatte da Elly e il lavoro che ha impostato”, ha aggiunto Provenzano rispondendo a una domanda sulla costruzione dell’alleanza lanciata da Schlein all’indomani del primo turno francese. Ma, ha aggiunto, “attenzione però a non piegare a schemi nazionali le vicende di altri Paesi. Inseguire i modelli altrui storicamente non ha mai portato bene”. “Non ci servono la corrente francese o la corrente inglese nel Pd. Noi dobbiamo trovare la nostra strada per l’alternativa, con spirito unitario e con un chiaro programma di cambiamento”, ha proseguito Provenzano, per il quale “la destra si batte sul terreno sociale”.

Bonaccini alla ricerca di “un’idea di Paese” e di un programma

Anche per Stefano Bonaccini, anche lui appena eletto al Parlamento europeo per il quale lascia la guida dell’Emilia Romagna, dalla Francia arriva “un messaggio chiaro: se le forze riformiste e progressiste sono capaci di unirsi, sono la maggioranza e battono la destra”. “Il Pd continui lungo la strada che ha imboccato in questi mesi”, ha proseguito Bonaccini, dalle cui parole, però, emerge che quella strada è ancora lunga. Perché, al di là delle rivendicazioni sui risultati elettorali alle europee e alle amministrative, il ragionamento poi si ferma sul fatto che “un conto è essere contro la destra, un altro alternativi alla destra”. “Questa è la vera sfida per il Pd e per una coalizione di centrosinistra che abbia una idea di Paese e voglia di presentarsi la prossima volta agli elettori come affidabile, dunque vincente”, ha chiarito l’esponente dem, chiarendo che “numeri alla mano, l’alternativa al centrodestra va costruita sulla base di un programma chiaro di tutte le forze alternative a questo governo”. “Se hai un progetto di governo serio – ha aggiunto Bonaccini, parlando con il Corriere della Sera – è possibile unire e vincere”. Ma il punto è: dove sta quel progetto?

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