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Cosa aspettarsi dal Vertice Nato



A parte l’anniversario dei 75 anni, il filo conduttore di questo vertice Nato sarà gestire le aspettative ucraine.

Ricordando quello del 2023, a Zelensky fu negata una tempistica precisa per l’adesione all’Alleanza Atlantica, fatto che portò l’ormai ex presidente ucraino a tuonare «Anche l’Ucraina merita rispetto». Così, per evitare che tali eventi si ripetano, il vertice cominciato oggi a Washington è stato coordinato con mesi d’anticipo. Sulla carta un’operazione apparentemente fattibile, nella pratica un po’ meno perché questo evento si apre all’indomani di uno dei peggiori attacchi missilistici della guerra ed è evidente che il sentimento dei partecipanti sarà fortemente influenzato da quanto accaduto all’ospedale pediatrico di Kiev.

Difficilmente si potràsoddisfare Zelensky, e forse non basterà la promessa di rinnovare i quasi cento miliardi di dollari di aiuti militari anche per i prossimi dodici mesi. Come uscirà quindi da questo vertice?

Quasi certamente sarà approvata la missione Nato per la costituzione di un comando per la gestione degli aiuti militari a Kiev che avrà sede a Wiesbaden, Germania, già sede di installazioni militari dell’US Army, dove sono di stanza circa 700 militari provenienti dai 32 stati dell’Alleanza, esclusa l’Ungheria. Sarà anche nominato un alto funzionario civile della Nato che avrà l’ufficio a Kiev.

Una domanda nasce spontanea: dopo questa mossa come si potrà negare un maggiore coinvolgimento dell’Alleanza Atlantica è un mistero.

Inoltre, a Washington ci sarà la conferma della necessità di orientare maggiori spese per la Difesa nel settore della sicurezza cibernetica per creare un sistema proattivo e condiviso che controlli costantemente le minacce e possa così intervenire precocemente e non ad attacco in corso, quando si cominciano a vederne gli effetti. Si tratterà quindi di integrare tra loro entisull’esempio del National Cyber Security Centre (Ncsc) inglese che utilizza la difesa attiva e la cooperazione internazionale, oppure del Cyber and Information Space Command (Cir) tedesco o, ancora, il Comando della Cyber Difesa (ComCyber) francese che protegge le reti militari.

La situazione geopolitica in atto non favorisce certo decisioni lucide: la Francia, unica nazione europea con il deterrente nucleare, si presenta senza un nuovo governo ma con una lunga serie di dichiarazioni tutt’altro che pacifiste fatte dal presidente Macron, subito dopo ci sono le iniziative intraprese la scorsa settimana dal primo ministro ungherese Viktor Orban che si eraincontrato prima con Zelensky a Kiev e subito dopo con ilpresidente russo Vladimir Putin a Mosca. Orban, che in precedenza ha rallentato gli aiuti europei all’Ucraina, ha inquadrato le sue visite come una missione di pace, ma i suoisuggerimenti sono stati respinti da entrambi i belligeranti.

Quindi c’è la situazione degli Stati Uniti con lo stato di salute di Joe Biden ma pur sempre principali contribuenti della Nato, con il presidente che sta cercando di contenere la crisi interna nata dopo il catastrofico dibattito televisivo di due settimane fa con il suo avversario Donald Trump. Sostenere la Nato laddove Trump si è sempre dichiarato scettico è stato uno dei temi di Biden, ma ora molte figure nel suo stesso partito sostengono che non dovrebbe candidarsi. Il risultato è un 75° compleanno divisivo per la Nato.

Sotto alcuni aspetti, come l’adesione e la spesa, l’alleanza è più forte che mai, eppure molti membri sono alla ricerca di modi per «dimostrare a Trump» il sostegno a Kiev mentre cercano di proteggere la propria sicurezza. E nonostante un messaggio più unitario e un ampio pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina, i funzionari europei riconoscono che la situazione politica rappresenta una grave distrazione. Sarà quindi necessario dare a Zelensky la rassicurazione di poter presto entrare a far parte dell’Alleanza, anche se le condizioni che le normative prevedono affinché ciò avvenga non sussistono ancora.

Ci sono da chiarire questioni politiche e militari, giuridiche e quelle riguardanti le risorse per la sicurezza delle informazioni classificate, occorre stabilire il contributo finanziario al bilancio dell’Alleanza e questo viene valutato sul peso economico del Paese, che però oggi è vicino al default a causa dei debiti contratti per far fronte alla guerra.

Anche ammesso di arrivare a un cessate il fuoco, difficilmente l’Ucraina potrà intraprendere le riforme necessarie sul piano sociale e politico per soddisfare quanto la Nato ha sempre richiesto alle nazioni che volevano farne parte. E qualsiasi scostamento produrrebbe malumori dei partner e insicurezza nell’Alleanza. Ora la priorità è far arrivare i caccia F-16 e nuove batterie contraeree, non a caso lo scorso mese di giugno la Nato ha annunciato l’attivazione di un comando di 700 uomini in Germania che avrebbe anche contribuito a indirizzare gli aiuti all’Ucraina per il futuro acquisendo maggiore autorità nel tempoconferendo alla Nato un ruolo maggiore in termini di assistenza all’Ucraina. A Washington nei prossimi tre giorni bisognerà quindi decidere che cosa scrivere nel comunicato finale sull'adesione dell'Ucraina, se costituire un “ponte” e abbreviare i tempi oppureun percorso irreversibile o una combinazione dei due. Qualunque sarà il testo del documento, giocoforza dovrà essere più rigido rispetto alla formulazione condizionale apparsa del comunicato di Vilnius 2023. Su questo punto la visione più realista è quella di Oleksandr Merezhko, presidente della commissione per la politica estera del parlamento ucraino, il quale ha dichiarato: «Sappiamo che probabilmente non riceveremo un invito ad aderire alla Nato, la domanda è che cosa otterremo invece di quello».

Sul tavolo c’è un punto fondamentale, ossia la preparazione e la prontezza dell’Alleanza alla minaccia russa oltre l’Ucraina, poiché se è vero che il popolo ucraino è molto frustrato nei confronti della Nato a causa della sensazione che essa non funzioni e che la Russia possa invadere il paese come gli stati baltici senza che avvenga una reazione, altrettanto vero è che Polonia e altre nazioni stanno ancora correndo ora ad armarsi perché la guerra russo-ucraina li ha trovati con gli arsenali obsoleti.

Fortunatamente a Washington la Nato ha anche qualcosa su cui congratularsi: in un decennio ha raggiunto un numero record di Paesi membri che spendono almeno il 2% del Pil per la difesa, precisamente da 3 a 23 dal 2014; ha un nuovo membro, la Svezia,che ha concluso un lungo processo di adesione a marzo, e c’è un nuovo segretario generale in arrivo, l’ex primo ministro olandese Mark Rutte.

Tirando le somme, leader politici come la nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accompagnata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e da quello della Difesa Guido Crosetto, cercheranno e daranno rassicurazioni sugli impegni assunti dall’Italia, proteggendosi così dalle conseguenze di un possibile secondo mandato di Trump.

Ricordiamo, infatti,che non esiste un paese nella Nato che abbia la capacità di sostituire gli Stati Uniti, sia economicamente sia militarmente, quindi, sarebbe stupido dare del matto al Tycoon come fanno invece certi governi europei di sinistra, soprattutto in questo momento.

A dirla tutta, le nostre relazioni con gli Usa oggi sono ottime, non a caso Frecce Tricolori e Amerigo Vespucci sono negli Usa mentre Marina e Aeronautica stanno partecipando a una esercitazione in Australia. E proprio dal settore indo-pacifico arriva una delle novità del vertice Nato 2024: a Washington sono presenti anche quattro nazioni dell’area indo-pacifica: Giappone, Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda. Le maggiori tra quelle che hanno problemi con Cina e Corea del Nord, guarda caso gli alleati di Putin.

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