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Oltre ai risultati delle elezioni francesi, viene cancellato anche il Comitato Media e Minori

La decisione, stando agli atti dell'ultima riunione dell'organismo che monitorava i contenuti audiovisivi per la tutela dei minori, è stata presa dal Mimit e dall'Avvocatura dello Stato

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In un ecosistema mediatico pubblico che è già finito nell’occhio del ciclone per alcuni passaggi controversi (ultimi, in ordine di apparizione, la sanzione per Serena Bortone dopo il caso Scurati, ma anche il mancato spazio ai risultati del secondo turno delle elezioni francesi su RaiNews24 per favorire la messa in onda di un festival culturale a cui partecipava il direttore Paolo Petracca), ci ritroviamo di fronte a un governo che ha deciso di mettere fine all’azione ventennale del Comitato Media e Minori. Si tratta(va) nella fattispecie di un organismo di vigilanza sui contenuti audiovisivi affinché questi ultimi fossero compatibili con il pubblico minorenne della televisione italiana. Sulla notizia, non c’è stato grande rilievo mediatico e a parlarne per primi sono stati i colleghi di Key4Biz, da sempre impegnati nell’analisi della cultura del futuro.

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Comitato media e minori, l’ultima riunione

Il Comitato media e minori – di cui, in un successivo articolo di questo monografico di approfondimento, analizzeremo composizione, missione e scopi – si è riunito per l’ultima volta il 19 giugno 2024, sotto la presidenza di Jacopo Marzetti. I verbali riportati da Key4Biz evidenziano come la volontà di dismettere l’organismo fosse ascrivibile a una decisione del Mimit (il ministero delle Imprese e del Made in Italy) e dell’Avvocatura dello Stato.

Di fatto, la citazione normativa che giustifica la dismissione del Comitato media e minori si ritrova all’interno del Decreto Legislativo 50/2024, che sostituisce il precedente organismo con una nuova figura: «Presso il Ministero – si legge – è istituito un comitato consultivo interistituzionale con compiti di promozione e ricerca sui temi di alfabetizzazione mediatica e digitale, di esprimere parere nella fase di adozione dei codici di autoregolamentazione e co-regolamentazione dei fornitori di servizi media diffusi tramite qualsiasi canale o piattaforma, a tutela dei minori. Le modalità di funzionamento e partecipazione al comitato sono definite con successivo decreto ministeriale. Ai partecipanti non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese e altri emolumenti comunque denominati». In realtà, dunque, il Comitato media e minori dovrebbe trovare un suo aggiornamento (adattato anche alle nuove istanze di comunicazione digitale), ma al momento si va incontro a una vera e propria zona grigia e a un vuoto di monitoraggio.

Nonostante l’istituzione di questo comitato interistituzionale, infatti, a tre mesi dall’approvazione della legge non si conosce lo stato dell’arte. La sensazione, dunque, è quella di un organismo – che in passato si era distinto anche per alcune innovazioni diventate cult, come il bollino rosso per i contenuti televisivi non adatti a un pubblico di minorenni – che al momento fa fatica a essere apprezzato e che non riesce a trovare spazio. Il tutto nel silenzio di un governo che, dal punto di vista mediatico, si fa censore di alcune iniziative progressiste, nei suoi programmi ambisce a tutelare la famiglia tradizionale, ma che – dal punto di vista normativo – non offre tutele sui contenuti adatti ai minori.

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