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Partita a scacchi politica in Veneto: Finco si dimette per fare il sindaco, Cecchetto in pole per la vicepresidenza

La prima pedina è stata mossa: la lettera di dimissioni del consigliere regionale Nicola Finco, arrivata sulla scrivania del presidente dell’Aula Roberto Ciambetti. Primo passo di una partita di scacchi destinata a ridisegnare parte dell’organo legislativo, ma pure dell’esecutivo, della Regione Veneto. Perché Finco non è soltanto un consigliere regionale, ma dell’Aula è pure vicepresidente. E la sua elezione a sindaco, quindi, apre le porte della successione.

Dall’inizio, si rincorre quasi solo il nome di Milena Cecchetto: sconfitta a Montecchio Maggiore, pare destinata a consolarsi con il ruolo di numero due di Ciambetti. Gode di quotazioni più basse il secondo in corsa, Marco Zacchinato.

Sarà una partita tutta vicentina, dunque, che potrebbe risolversi già martedì prossimo o, più probabilmente, il 30 luglio, quando l’elezione del vice presidente verrà inserita all’ordine del giorno dei lavori consiliari.

I Fratelli d’Italia hanno chiesto quel ruolo, ma il capogruppo della Lega Alberto Villanova ha risposto picche. Il motivo del probabile slittamento dell’elezione, però, è legato a una pura questione di priorità: la scelta del nuovo assessore a Lavoro e Istruzione è più importante e urgente.

Di incontri, pochi, ma di telefonate negli ultimi giorni ce ne sono state a decine. Ma non hanno modificato il quadro che era già stato definito: tra Lucas Pavanetto, il nome speso dal coordinatore De Carlo, ed Enoch Soranzo, favorito di Donazzan, a spuntarla dovrebbe essere un terzo.

Massimo Giorgetti, consigliere regionale per cinque legislature e pure assessore, più vicino alla corrente “ursiana” che a quella “meloniana”, ma comunque terzo. La parola definitiva, certo, spetterà al presidente Zaia, il quale, non è un mistero, avrebbe preferito una donna, per mantenere l’equilibrio nella Giunta. Ma, nella mancanza di candidate, allora il governatore potrebbe dire di sì.

Le certezze, quindi: Andrea Cecchellero in Consiglio al posto di Finco (Lega), che ieri si è accomiatato dai colleghi: «Per me è stato motivo di grande orgoglio servire i veneti, la mia provincia e il territorio. Ora vado a fare il sindaco nella mia città, ma spero sia un arrivederci». E poi Renzo Masolo al posto di Cristina Guarda (Europa Verde), con surroga in programma martedì prossimo. E poi Stefano Casali – la cui candidatura all’assessorato è stata bruciata dalla recente inchiesta di Report – al posto di Daniele Polato, diretto in Europa, ma che ancora non si è dimesso.

Infine, rimane un’altra incognita, legata al ruolo di capogruppo di Fratelli d’Italia, orfano appunto di Polato. E qui le incertezze sono più fitte. I due nomi in corsa restano quelli di riferimento delle due anime del partito, e quindi Pavanetto e Soranzo. Quest’ultimo peraltro, era stato capogruppo fino al dicembre scorso, quando si era dimesso dal ruolo in seguito all’elezione a coordinatore del partito per la provincia di Padova. Le cariche sono incompatibili e lo stesso vale per Pavanetto, coordinatore per il Veneziano. Ma è possibile chiedere una deroga.

Pavanetto, attuale vice, ha dalla sua il sostegno dell’ala di governo. Soranzo – non aiutato dall’andamento delle amministrative – l’essere il solo consigliere di FdI, insieme a Razzolini, a essere entrato in Aula grazie ai voti dei cittadini e non in seguito a una surroga. Una carta che sembra garantirgli un margine di vantaggio rispetto al collega veneziano.

Come nella coalizione di maggioranza, sarà solo questione di pesi e contrappesi. E anche da qui, allora, si capirà chi conta di più.

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