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Al Villaggio del pescatore si apre la resa dei conti sul parco dei dinosauri

Al Villaggio del pescatore si apre la resa dei conti  sul parco dei dinosauri

Il Comune rivendica il sito paleontologico dove furono ritrovati Antonio e Bruno. La stima è di 746 mila euro. Il proprietario: «Cifra incongrua. Rischio contenzioso»

DUINO AURISINA È il momento della resa dei conti per quanto riguarda il futuro del sito paleontologico del Villaggio del Pescatore, area da tempo in disuso, sulla quale dovrebbe sorgere un Parco naturalistico, archeologico e paleontologico nei luoghi dove sono stati reperiti i resti dei dinosauri Antonio e Bruno.

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Le parti in conflitto

Fra le parti in causa, da un lato la B-Fri srl, proprietaria dell’area, dall’altro il Comune di Duino Aurisina, competente per territorio, è in corso un fitto scambio di corrispondenza nel quale si evidenziano visioni sostanzialmente in contrasto fra loro. Da una parte l’amministrazione pubblica intenzionata a espropriare l’area per farne un Parco naturalistico; dall’altra l’attuale proprietario, indisponibile a cederla a un valore ritenuto troppo basso.

Il Comune ha infatti inviato alla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, alla Direzione generale del ministero della Cultura e alla Regione, cioè agli enti interessati, la documentazione che certifica la «pubblica utilità dell’area».

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Pubblica utilità

Significa, come spiega il sindaco di Duino Aurisina Igor Gabrovec, essere arrivati alla «fase propedeutica all’emissione del decreto di esproprio, passaggio a sua volta indispensabile per arrivare all’acquisizione del sito dalla parte pubblica» e poter cominciare a ragionare sulla creazione del Parco paleontologico .

In allegato alla lettera, l’amministrazione di Aurisina Cave ha inviato alcuni documenti di fondamentale importanza. Anzitutto i due decreti della Regione, datati l’uno dicembre 2020 e l’altro novembre 2021, con i quali l’amministrazione regionale «assume l’impegno di spesa necessaria alla realizzazione del Parco archeologico paleontologico, nei quali è esplicitata la somma messa a disposizione per le finalità espropriative e per la realizzazione del Parco stesso, per un importo complessivo di 2 milioni e 340mila euro».

Il secondo documento è costituito dalla relazione estimativa del novembre 2023, fatta dall’Agenzia delle entrate «con cui si individua in 746 mila euro il più probabile valore di mercato del compendio immobiliare costituito dai terreni in oggetto»: si tratta della cifra che verrebbe corrisposta al privato a copertura dell’esproprio dell’area paleontologico.

La delibera

Il terzo allegato è la delibera della giunta comunale di Duino Aurisina nella quale, oltre «al riepilogo delle spese finora sostenute ai fini dell’attuazione dell’Accordo di programma, che prevede appunto la realizzazione del Parco», si legge che «il Comune di Duino Aurisina accoglie la stima dell’Agenzia delle entrate quale determinazione dell’indennità provvisoria, una volta iniziato l’iter per l’acquisizione dei terreni».

«Siamo ora in attesa di ricevere dal ministero competente e dalla Soprintendenza il riscontro alla dichiarazione ufficiale di “pubblica utilità” dell’area – riprende il primo cittadino Gabrovec – per poter arrivare all’esproprio. Nei prossimi giorni mi adopererò per sollecitare gli enti interessati, in particolare il ministero e l’amministrazione regionale, affinché si arrivi quanto prima alla conclusione dell’iter, nell’interesse tanto dell’attuale proprietario privato, quanto della parte pubblica, che intende iniziare la realizzazione del Parco».

Il disaccordo della proprietà

Ma su tutti questi punti, come si diceva, la proprietà, cioè la B-Fri srl in liquidazione di Mario Sartori di Borgoricco, è in totale disaccordo, come illustra il legale della società, l’avvocato Piero Fornasaro. La B-Fri non ritiene infatti sufficiente il valore attribuito all’area dall’Agenzia delle entrate.

«Innanzitutto valutiamo incongrua la stima redatta dall’Agenzia delle Entrate, perché basata su presupposti inesatti e fuorvianti. Assumere tale stima come base negoziale per un accordo bonario lo renderebbe impossibile, causando l’avvio di un iter espropriativo. Tale sbocco – prosegue il testo dell’avvocato Fornasaro – darebbe luogo a un contenzioso attinente alla determinazione di un’indennità equa e corretta. Tale ipotesi originerebbe però un pregiudizio non solo per il privato, ma anche per la parte pubblica, che vedrebbe ritardato il suo progetto e si troverebbe così gravata di spese altrimenti evitabili».

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