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Dopo l’autonomia differenziata, una legge per dare poteri speciali a Roma. Ma ce n’è bisogno?

Dopo l’autonomia differenziata, una legge per dare poteri speciali a Roma. Ma ce n’è bisogno?

E’ finalmente approdata al centro del dibattito pubblico la legge Calderoli dell’autonomia regionale differenziata, che intende conferire alla Regioni che ne fanno richiesta potestà legislative su materie oggi concorrenti Stato – Regioni e addirittura su 3 materie di esclusiva potestà dello Stato. Ma c’è in discussione in Parlamento un’altra proposta di legge costituzionale che si […]

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E’ finalmente approdata al centro del dibattito pubblico la legge Calderoli dell’autonomia regionale differenziata, che intende conferire alla Regioni che ne fanno richiesta potestà legislative su materie oggi concorrenti Stato – Regioni e addirittura su 3 materie di esclusiva potestà dello Stato. Ma c’è in discussione in Parlamento un’altra proposta di legge costituzionale che si propone di attribuire poteri speciali a Roma, conferendole potestà legislativa per 19 materie su 20 di quelle attualmente concorrenti Stato-Regioni e sulle materie residuali di competenza delle Regioni, finora rimasta fuori dai radar.

Sicuramente lo status di Roma non può essere lo stesso di un qualsiasi Comune italiano: da sempre si va ricordando che è la capitale europea con la maggior estensione territoriale, 1290 chilometri quadrati (5.500 chilometri quadrati considerando la superficie della città metropolitana, l’ex provincia), con una popolazione comunale di oltre 2.800.000 abitanti, che arrivano a cinque milioni con i “city users” quotidiani.

E soprattutto Roma assomma le funzioni di capitale dello Stato italiano e della Città del Vaticano, e quindi sede istituzionale, di rappresentanze diplomatiche, di grandi organizzazioni internazionali, ecc. ecc. ecc.

Dopo il 2001, con la riforma del titolo V della Costituzione che ha introdotto all’Art.114 che “La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”, da anni si susseguono in parlamento proposte per conferire a Roma prerogative speciali. L’ultima era approdata in Aula nel giugno 2022, ma la caduta del governo Draghi l’aveva fermata.

Nel maggio scorso è ripreso il dibattito in Commissione Affari Costituzionali della Camera su due proposte di legge costituzionale: quella del deputato del Partito Democratico Roberto Morassut, che riprende testualmente la Proposta del 2022, e quella a prima firma del deputato di Forza Italia Paolo Barelli.

Entrambe le proposte di legge prevedono il potenziale passaggio di 19 delle 20 materie (la tutela della salute sarebbe esclusa) che secondo l’Art. 117 della Costituzione sono concorrenti Stato-Regione, dalla Regione Lazio a Roma Capitale. Materie come tutela e sicurezza del lavoro, istruzione, professioni, ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi, ordinamento sportivo, protezione civile, governo del territorio, porti e aeroporti civili, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia e molte altre.

Non solo: la proposta Morassut ipotizza addirittura di affidare la scelta di quali competenze e quali materie dovrebbero essere attribuite a Roma alla sola Assemblea Capitolina, attraverso uno “statuto speciale” votato da una maggioranza dei due terzi dei consiglieri, con l’estromissione, di fatto, del Parlamento. Un corto circuito istituzionale che vedrebbe la decisione dei poteri da attribuire allo stesso soggetto che dovrebbe beneficiare di quei poteri.

La proposta Barelli propone invece una potestà legislativa e regolamentare – sempre per le 19 materie – “derogatoria” rispetto alla normativa della Regione Lazio, anche se non chiarisce come tale facoltà verrebbe esercitata.

Entrambe le proposte non fanno cenno alla città metropolitana, e quindi non chiariscono se i superpoteri dovrebbero essere attribuiti a Roma Comune o alla ex Provincia. Non è questione di poco conto, per la drammatica differenza di perimetri territoriali ed istituzionali tra queste due configurazioni. Il rischio è che i Comuni dell’area metropolitana finiscano con l’avere un quadro legislativo di riferimento diverso dalla Capitale, con un ulteriore affossamento di una governance di area vasta, che continua a restare nel limbo dei tanti progetti mancati, un ircocervo tra la vecchia Provincia di Roma e il nuovo ordinamento della Città Metropolitana con a capo il sindaco di Roma promosso d’ufficio sindaco metropolitano, e un Consiglio metropolitano eletto con elezioni di secondo grado, nonostante lo Statuto preveda l’elezione diretta da parte dei cittadini.

Anche per quanto riguarda il rapporto tra la Capitale e la Regione Lazio, secondo la proposta Morassut, con il passaggio di potestà legislative si instaurerebbe un rapporto diretto tra Stato/Roma Capitale rispetto al quale risulterebbe del tutto estranea la Regione Lazio, tranne che per la sanità, che resterebbe prerogativa della Regione.

Insomma, uno scenario alquanto confuso.

Ma la domanda è: Roma Capitale ha davvero bisogno di poteri legislativi? Il sindaco Gualtieri, intervenendo in Aula Giulio Cesare nel febbraio scorso, auspicava che si ripartisse dalla proposta del 2022 – quella appunto rilanciata da Morassut – “su cui c’era stata un’ampia convergenza”.

Secondo il costituzionalista Gaetano Azzariti, che ha partecipato al webinar di Carteinregola, “L’autonomia differenziata per Roma, la riforma di cui non si parla”, le peculiarità di Roma ci sono e devono essere riconosciute, ma non è soltanto un problema di governo, è un problema di organizzazione dei poteri esistenti, e le proposte Morassut e Barelli di modifica costituzionale non riguardano un ordinamento speciale, ma, come già con l’autonomia regionale differenziata, sono una “appropriazione di potestà legislativa”. Un appropriarsi di poteri e di funzioni amministrative anziché far funzionare bene i poteri esistenti.

Proposte che in ogni caso vanno nella direzione di un ulteriore accentramento di poteri e di un ulteriore ridimensionamento degli equilibri istituzionali, con il ricorso a “statuti speciali” o a “deroghe” normative su materie importanti, che stanno proseguendo il loro iter senza alcun dibattito pubblico, dato che la stragrande maggioranza dei cittadini ignora quanto si sta apparecchiando.

Come l’autonomia differenziata, il tema può apparire lontano e burocratico. Ma proprio come per l’autonomia differenziata, le ricadute sulla vita delle persone e sulla gestione e sulla tutela del patrimonio comune potranno essere decisamente impattanti e irreversibili.

La registrazione del webinar, a cui hanno partecipato Gaetano Azzariti, costituzionalista, Anna Maria Bianchi, Presidente di Carteinregola, Stefano Fassina, già parlamentare di Liberi e uguali e oggi presidente dell’associazione Patria e Costituzione, Giorgio Panizzi, Circolo Fratelli Rosselli, Marco Ravaglioli Associazione Per Roma e “Osservatorio parlamentare Per Roma”, Pietro Spirito, economista dei trasporti, Giancarlo Storto, urbanista, vice presidente Carteinregola, si può vedere a questo link https://www.carteinregola.it/index.php/webinar-lautonomia-differenziata-per-roma-la-riforma-di-cui-non-si-parla/

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