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Strage di Erba, rebus revisione del processo: l’ultima parola ai giudici in Camera di consiglio. Olindo: “Ci spero”

Strage di Erba, rebus revisione del processo: l’ultima parola ai giudici in Camera di consiglio. Olindo: “Ci spero”

Strage Erba revisione processo

Con l’opinione pubblica divisa da anni, gli addetti ai lavori spaccati a metà, il caso che dilania le coscienze e interroga da anni magistrati, criminologi e cronisti investigativi, quello della strage di Erba, oggi torna sotto i riflettori in quella che si annuncia come una giornata decisiva (oltre che più divisiva che mai). La decisione […]

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Con l’opinione pubblica divisa da anni, gli addetti ai lavori spaccati a metà, il caso che dilania le coscienze e interroga da anni magistrati, criminologi e cronisti investigativi, quello della strage di Erba, oggi torna sotto i riflettori in quella che si annuncia come una giornata decisiva (oltre che più divisiva che mai). La decisione dei giudici della corte d’Appello di Brescia sulle istanze di revisione presentate dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, è attesa «non prima delle ore 14». La procura generale non ha replicato così come le altre parti processuali e i giudici si sono ritirati in camera di consiglio.

Dunque, si riparte da loro: dai coniugi di Erba, figure controverse passate al setaccio tra luci e ombre, e condannati in via definitiva all’ergastolo per il massacro a colpi di coltello e spranga di Raffaella Castagna. Di suo figlio, Youssef Marzouk. Della madre, Paola Galli. E infine della vicina di casa, Valeria Cherubini, che era insieme a loro. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, testimone chiave nell’inchiesta, venne colpito con un fendente alla gola e creduto morto dagli assalitori, invece riuscì a salvarsi grazie ad una malformazione congenita alla carotide che gli evitò la morte per dissanguamento.

Strage Erba, Pg, «niente replica. È ora che parlino i giudici»

«Abbiamo deciso di non replicare non tanto perché non ci siano argomenti a cui controbattere, ma abbiamo ritenuto che a un anno di distanza dalla prima richiesta di revisione. E a quattro mesi dalla prima udienza, abbiamo deciso che è ora di sentire la parola del giudice. Concludo insistendo che in questa fase possa esserci una sentenza di inammissibilità anche rispetto all’ultima memoria», ha affermato il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, che insieme all’avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro, rappresenta la pubblica accusa nel processo di revisione chiesto da Olindo Romano e Rosa Bazzi condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba.

Strage Erba, Olindo Romano: «Io ci spero tanto»

E intanto parla anche lui, Olindo Romano. «Avvocato, io ci spero tanto», sono le sue parole, confidate all’avvocato Fabio Schembri nel giorno in cui si attende la decisione sulla richiesta di revisione della sentenza, avanzata dalla difesa, per il quadruplice omicidio dell’11 dicembre del 2006.

Si torna in aula per la decisione sulla revisione chiesta da Olindo e Rosa

Ora però, la parola passa alla Corte Brescia, che potrebbe far calare il sipario sul massacro  dell’11 dicembre di 18 anni fa. Oppure, potrebbe sentenziare che si rende necessario un nuovo atto. Una scelta che i giudici della seconda sezione della corte d’Appello di Brescia potrebbero sciogliere oggi, nella terza udienza del processo che vede nuovamente in aula Olindo Romano e Rosa Bazzi. La difesa non aderisce all’invito delle Camere penali di astenersi dall’attività per porre l’attenzione sull’emergenza dei suicidi in carcere e così, salvo sorprese, nell’aula inibita alla stampa – e dove alla sinistra dell’ingresso c’è la “cella matrimoniale” che accoglie i coniugi che hanno scelto di non farsi inquadrare dalle telecamere (ammesse) – ci sarà il tempo per qualche replica. Poi i giudici si ritireranno in camera di consiglio.

Revisione sì o no: parola ai giudici. Le tesi a favore e quelle contro

«Siamo di fronte a una manifesta inammissibilità delle richieste di prova», è la posizione pronunciata nella prima udienza dal procuratore generale di Brescia Guido Rispoli e dall’avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro. Mentre quando è stato il suo turno la difesa (i legali Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello) ha insistito per chiedere di riaprire un caso mediaticamente controverso e che ha creato una frattura anche nella procura generale di Milano. Un caso dove le «suggestioni mediatiche», si dice, hanno permesso di ritrovarsi davanti a quello che, per la pubblica accusa, citando una pellicola francese, è “Il grande bluff”.

Movente, ferite, confessioni: tutto di nuovo sotto la lente dei magistrati

«C’è un poderoso movente. Ci sono le lesioni inferte alle vittime da una mano sinistra meno forte, e una destra più forte. I contenuti scritti da Olindo sulla Bibbia. I colloqui psichiatrici. E ancora: c’è la mancanza di pentimento, la soddisfazione per quanto fatto – le parole scandite in aula da Chiaro e Rispoli –. E poi a Olindo che scappa la frase “io non ho avuto nessuna sensazione quando li ho uccisi, è stata una cosa normalissima come quando uno ammazza un coniglio”».

Strage di erba, revisione? La battaglia tra accusa e difesa

Di contro, la richiesta dell’avvocato Fabio Schembri, da sempre accanto a Olindo Romano: «Le sentenze non hanno spiegato i dubbi, ma li hanno nascosti. Vi chiedo di ammettere i testi e accertare i fatti che devono essere accertati». «Nelle confessioni dicono che ci sono dettagli che potevano conoscere solo gli assassini, ma quei dettagli li conoscono tutti. Non sapevano i punti di innesco nell’appartamento dei Castagna, sapevano quello che risultava dalle fotografie, parlano di un accendino, ma invece vengono utilizzati più acceleranti. Queste leggende metropolitane che sono andate avanti sono false».

Le armi in pugno all’accusa

L’accusa rilancia. È la mancina Rosa Bazzi ad affondare la lama nella gola del bambino. Le fiamme appiccate cancellano le tracce, ma quando gli aggressori si chiudono alle spalle la porta dell’appartamento di Raffaella si trovano di fronte, increduli, i vicini di casa: si salva per una malformazione alla carotide Mario Frigerio brutalmente assalito da Olindo Romano, viene colpita sulle scale e poi uccisa nella loro mansarda la moglie Valeria Cherubini (55). Dicono questo le sentenze, conformi, contro i coniugi animati da un profondo odio verso la famiglia Castagna e Azouz Marzouk, unico tra i parenti delle vittime a essere presente in aula mentre gli altri preferiscono restano lontani dal “circo mediatico”. Posizione anomala la sua: è parte civile, ma crede nell’innocenza della coppia.

La controversia su Frigerio

E poi la controversia sulla testimonianza di Frigerio. «Se veramente si vuole fare chiarezza, bisogna dire che è falso che Mario Frigerio non abbia parlato già il 15 dicembre. Il povero Frigerio l’ha detto subito: “È stato Olindo” e «mai furono fatte pressioni sulla coppia Romano per spingerli a confessare, e bisogna dirlo a gran voce per difendere l’onore e la reputazione di colleghi che è stata continuamente calpestata», spiega l’avvocato generale. “Gli assassini sono mantidi di sangue e sono armati, la corte di via Diaz è già piena di persone”: gli abbaini della mansarda di Frigerio sono una tesi “inverosimile” come la terrazza di Raffaella: “non c’è nulla, non una macchia di sangue. E’ un’offesa alla logica pensare che siano passati da qui”.

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