Il Pd vota no alla riforma Nordio, ma i suoi sindaci erano favorevoli: i casi Falcomatà e Oliverio
Il Pd ha votato no alla riforma Nordio. Come ha sempre fatto quando si dovevano votare norme di civiltà e garanzia del cittadino. Nessun rapporto con la tradizione nobile del socialismo riformista di Craxi, completamente ignorato e dimenticato. Il Pd che abbaia alla luna, che difende i suoi esponenti quando sono indagati e chiede la forca per gli avversari, aveva chiesto, attraverso tanti sindaci, l’abolizione dell’abuso di ufficio ed ha avuto casi eclatanti di personalità di primo livello sospese e addirittura mandate al confino per un reato contorto e difficile da dimostrare.
Falcomatà e la lunga sospensione
Giuseppe Falcomatà, sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria, è uno degli esponenti di spicco del partito della Schlein vittima delle forche caudine dell’abuso d’ufficio.
Il 2021 Falcomatà viene condannato per abuso d’ufficio e scattano le conseguenze della legge Severino (altra norma che bisognerebbe rivedere). La condanna viene confermata in Corte d’appello. Solo nell’ottobre del 2023 la Cassazione annullerà tutto assolvendo il primo cittadino reggino che, però, in virtù di un reato oggi abolito, per ben 24 mesi è rimasto sospeso, non potendo esercitare le funzioni assegnategli dalla sovranità popolare.
Il caso di Mario Oliverio
Ancora più clamoroso il caso di Gerardo Mario Oliverio. Proveniente dal Pci, deputato dal 1992 al 2006, il 2014 viene eletto presidente della Regione Calabria. Quattro anni dopo, per un’inchiesta della procura di Catanzaro proprio su un abuso di ufficio, viene incredibilmente mandato al confino nella sua residenza di San Giovanni in Fiore e impossibilitato di fatto ad esercitare la sua funzione. La Cassazione annullerà successivamente il provvedimento ritenendolo completamente infondato.
Il silenzio del Pd
Su questi due casi (ma ce ne sono tanti altri) il Partito Democratico è rimasto in silenzio, salvo difendere il solo Falcomatà (Oliverio ormai vota Avs) ad assoluzione avvenuta. Per loro c’è la presunzione di colpevolezza, eredità culturale sovietica che fanno fatica a rimuovere. Il voto di oggi conforta tanti sindaci del partito di Schlein da sempre favorevoli al ddl Nordio. E spegne ogni illusione di replica del modello francese: Calenda e Renzi non potranno mai far parte di una coalizione di forcaioli.
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