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L’ultimo saluto a Mattia, morto durante un’escursione in montagna: sulla bara stelle alpine, «ha lasciato la vita sui monti che amava»

FRISANCO. È il giorno del dolore e del cordoglio a Frisanco per Mattia Beltrame, vittima a 28 anni di una tragedia in montagna: nel pomeriggio di mercoledì 10 luglio i funerali nella piccola chiesa che si slancia tra le cime hanno riempito di amici, parenti e tanta gente la navata e il sagrato.

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Sulla bara di legno chiaro le stelle alpine e fiori di montagna, tra gli abbracci degli amici, i ricordi e la musica dei Pink Floyd, che sul sagrato serve per affrontare il dolore. «Mattia amava profondamente la montagna dove ha lasciato la vita e lo conoscevano tutti a Maniago dove lavorava come geometra nello studio del padre».

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Michelle Benetti ha ricordato l’amico con tanti altri giovani e tra la gente, hanno espresso cordoglio alla famiglia il sindaco Sandro Roveredo e gli insegnanti del Pertini di Pordenone, dove nove anni fa Mattia si era diplomato. «Siamo vicini alla famiglia in questo terribile momento – ha detto Gianni Chiaranda docente di costruzioni –. Non lo dimenticheremo».

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L’ultimo saluto è straziante. «Un abbraccio commosso ai familiari – ha detto don Luigi Colman il parroco ex rocciatore –. La montagna era una passione per Mattia ed è difficile accettare il mistero della morte».

Tra la gente, Mario Fucile e la moglie sono gli ultimi clienti di Mattia. «Aveva lo sguardo brillante e pieno di vita – ha detto Fucile –. Stava progettando un lavoro per noi e ci spiegava quanto fosse legato a Frisanco e agli edifici storici montani».

In mezzo alla gente, una ragazzina ha avuto un mancamento ed è stata raggiunta dal Soccorso alpino. «Non piangete sulla mia tomba – è stata la dedica a Mattia di un canto navajo – sono il sole che brilla, il rapido fruscio degli uccelli, la pioggia lieve e la stella nella notte».

L’escursionista è morto sotto il Cimon di Palantina: è precipitato in un dirupo vicino alla Forcella Colombera il 5 luglio. Aveva parcheggiato l’auto a Piancavallo ed è deceduto a seguito dei traumi riportati dopo la caduta a circa duemila metri nell’area di Tambre e per il Soccorso alpino non c’è stato nulla da fare.

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