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Salvataggi in mare, una giustizia filo Ong



Da Crotone a Brindisi, ci sono Tribunali civili che cancellano il fermo delle navi previsto dal Decreto Piantedosi. E anche il Consiglio di Stato pone il veto alla consegna di sei motovedette alla Tunisia. Un’offensiva che mette a rischio la politica dei flussi.

L’ultimo “siluro” giudiziario è arrivato da Crotone. Il 26 giugno il giudice del Tribunale civile, Antonio Albenzio, cancella il fermo di Humanity 1, che in marzo aveva sbarcato in Italia 77 migranti. Le Ong del mare cantano vittoria per l’ennesimo “pronunciamento” della magistratura. «La quarta decisione di un Tribunale civile italiano che boccia la politica dei fermi amministrativi rilanciata dal Decreto Piantedosi» scrive Fulvio Vassallo Paleologo. Il giurista, fan delle Ong, detta la linea senza tanti giri di parole: l’obiettivo è fare intervenire la Corte costituzionale «sulla legittimità del decreto», che cerca di regolare i soccorsi.
Prima di Crotone, il presidente della terza sezione del Consiglio di Stato, Michele Corradino, che è pure consigliere giuridico della Difesa, ha sospeso la consegna di sei motovedette alla Tunisia. Gli avvocati delle Ong «hanno messo a punto un grimaldello legale per annullare i provvedimenti di fermo della navi - spiega una fonte autorevole che conosce i casi - Nel caso di Crotone è ancora più grave perchè l’ordinanza disconosce la responsabilità della Libia sulla sua area di ricerca e soccorso».

La vicenda risale a marzo quando l’unità di Sos Humanity viene sottoposta a fermo amministrativo dopo aver soccorso i migranti su diversi barchini. La contestazione è di avere operato in acque Sar libiche senza chiedere il coordinamento del Paese nordafricano. E di avere messo in pericolo l’incolumità dei migranti. Uno schema classico con i “salvati” che si gettano in mare all’avvicinarsi dei libici per farsi portare in Italia dalle Ong. Il giudice Albenzio, riferendosi alla Cassazione sottolinea che «allo stato attuale non è possibile considerare la Libia un posto sicuro», nonostante il rinnovo del memorandum di intesa tra Roma e Tripoli, siglato nel 2017 per gestire i flussi migratori.
Elementi sufficienti «per escludere l'esistenza di qualsivoglia qualificazione delle operazioni effettuate dalla guardia costiera libica». Il magistrato è la prima volta che si pronuncia su un caso riguardante le migrazioni. Classe 1985 è in forza al tribunale calabrese come «giudice del contenzioso civile» e della «sezione specializzata agraria». Albenzio scrive «che nessuna condotta ostativa è riscontrabile nei confronti della Ong coinvolta». I ministeri coinvolti devono pure rifondere 14mila euro per le spese della causa.

Un altro tassello dell’offensiva giudiziaria delle Ong è messo a segno con il decreto, pubblicato il 18 giugno, del Consiglio di Stato. Il massimo giudice amministrativo sospende l’invio di sei motovedette alla Tunisia che sarebbero servite a intercettare le partenze illegali. Il paradosso è che il Tar del Lazio aveva già respinto il ricorso presentato da Mediterranea Saving Humans, di Luca Casarini, i giuristi pro Ong dell’Asgi, Arci, ActionAid, Spazi Circolari e Le Carbet. La consegna era stata considerata legittima in base al Memorandum del 16 luglio 2023 tra Ue e Tunisia, adottato dal governo italiano, che conferma come il paese Nord africano sia sicuro. Il Consiglio di Stato, al contrario, accoglie l’assalto giudiziario delle Ong ritenendo «prevalenti le esigenze di tutela rappresentate da parte appellante». Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans, spiega a nome delle «persone in movimento» che «alla luce della documentazione depositata, riteniamo la Tunisia un porto non sicuro».

Il 4 luglio con una nuova udienza nel merito il Consiglio di Stato da ragione al ministero dell’Interno e ribalta la precedente decisione di sospendere la consegna della unità navali ai tunisini. Uno “schiaffo” alle Ong che cantavano vittoria.Corradino, presidente della Terza sezione, che aveva accolto il ricorso dei talebani dell'accoglienza
è pure Consigliere giuridico ereditato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, dal predecessore Lorenzo Guerini del Pd. Il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, ha dichiarato che «bloccare in questo modo l’azione del governo, che si sta impegnando al massimo per contrastare il traffico illegale di immigrati, tradisce una visione ideologica. Indebolire la guardia costiera tunisina è un grande favore agli scafisti».Corradino è un civil servant di lungo corso, già capo di gabinetto del ministro delle Politiche agricole nel governo Monti. E dal 2009 al 2011 ha ricoperto lo stesso ruolo con Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente nell’esecutivo Berlusconi. Prestigiacomo nel 2019 aveva fatto scalpore salendo a bordo di Sea Watch, la nave degli estremisti tedeschi dell’accoglienza, durante l’ennesimo braccio di ferro sugli sbarchi. Nel 2015 Corradino twittava: «Papa Francesco sui migranti: "Respingerli è un atto di guerra”» rilanciando un articolo di Repubblica.

L’offensiva giudiziaria delle Ong ottiene il primo successo, clamoroso, con il giudice Roberta Marra del tribunale di Brindisi, che sospende il fermo di Ocean Viking del 9 febbraio imposto dal decreto Piantedosi. Il giorno di San Valentino si mobilitano con un sit-in a favore della «liberazione» della Ocean Viking l’Anpi di Brindisi e Puglia, la Cgi, la sezione locale di Emergency, la Comunità Africana della provincia e la Collettiva TransFemministaQueer. Meno di una settimana dopo la giudice sostiene che l’opposizione al fermo presentata da Sos Mediterranee «appare sostenuta da un fumus di fondatezza». Non solo: il perdurare del fermo pregiudicherebbe l’esercizio, da parte della Ong, dei diritti di rilievo costituzionale come «la libera iniziativa economica (art. 41 Cost.), ma anche il diritto fondamentale alla manifestazione del proprio pensiero (art. 21 Cost.) e quello all’associazione (art. 18 Cost.), inibiti dal divieto di proseguire nella sua attività di soccorso in mare». Ocean Viking, che ha subito il terzo fermo in tre mesi, per violazioni del decreto Piantedosi, è protetta dalla Carta. Il Viminale si oppone, ma il 14 marzo l’implacabile Marra cancella in maniera definitiva il fermo di Ocean Viking. Sulla rivista in rete dell’Associazione diritti e frontiere Adif, si sottolinea che «le decisioni dei tribunali civili di Brindisi, Crotone e Ragusa» si «boccia la politica dei fermi amministrativi rilanciata dal decreto Piantedosi».

A Ragusa, il 27 marzo, il tribunale sospende il fermo amministrativo di Sea Watch 5. «Il provvedimento nel merito è rinviato a settembre - spiega la fonte di Panorama che segue i casi - Però è l’unico tribunale che si riserva di sollevare la questione della legittimità costituzionale della norma Piantedosi. I legali delle Ong lo chiedano ad ogni ricorso».
In giugno a Reggio Calabria viene riconosciuta la definitiva “liberazione” di Sea Eye 4, degli oltranzisti dell’accoglienza tedeschi. Quest’anno solo a Massa Carrara il tribunale conferma il fermo per nave Geo Barents di Medici senza frontiere e per Open arms l’udienza viene fissata a settembre, ma l’unità spagnola ha già “scontato” i 20 giorni di blocco.
Fin da marzo sul sito di Melting Pot Europa «per la libertà di movimento» si inneggiava all’ariete giudiziario: «La legge Piantedosi che (…) criminalizza l’operato delle navi delle organizzazioni non governative con accuse strumentali, sta venendo pian piano demolita dalla magistratura».

Un premio per il reportage


Il servizio dal Mar Rosso minacciato dagli Houti di Fausto Biloslavo, pubblicato su Panorama n. 14 del 14 marzo 2024, è uno dei cinque vincitori del Mare nostrum awards dalla rivista della Grimaldi lines e patrocinato dall’Ordine nazionale dei giornalisti. La premiazione della XVI edizione si è svolta il 24 giugno scorso al Grand Hotel Vesuvio di Napoli, con Bruno Vespa alla presidenza della giuria. Biloslavo ha realizzato un reportage multimediale a bordo del cacciatorpediniere Caio Duilio, impiegato nel Mar Rosso con la missione europea Aspides, per proteggere il traffico marittimo internazionale.



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