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Il vescovo Trevisi: «Il Papa informato della pistola ma ha confermato la visita a Trieste»

Lo scorso sabato sera, alla vigilia della sua visita a Trieste, Papa Francesco è stato informato di quella pistola e di quelle munizioni trovate in un trolley nel bar della Stazione ferroviaria di Trieste. Non ha avuto ripensamenti.

«A me l’ha detto il Papa», dice il vescovo Enrico Trevisi: «Era venuto a conoscenza del fatto il giorno prima – aggiunge – ma era comunque molto sereno e determinato nella sua visita a Trieste. Non era per nulla turbato». Quanto al ritrovamento dell’arma, il vescovo precisa come la Diocesi «non sia in possesso di elementi diversi da quelli riportati dagli organi di informazione: lasciamo che le forze dell’ordine facciano le dovute indagini, ci fidiamo».

Per fare luce sull’inquietante ritrovamento della pistola e delle munizioni, la Procura di Trieste ha intanto aperto un fascicolo contro ignoti per porto abusivo di armi. Le indagini vedono in campo la Polizia di stato e l’Antiterrorismo. La Questura e la Prefettura mantengono il massimo riserbo.

Ma facciamo un passo indietro, tornando allo scorso sabato pomeriggio. Quando un uomo, che dai tratti somatici sembra di origine mediorientale, con capelli corti, scuri, alto circa 1,75, con indosso una maglietta che ritrae una tigre, è entrato nel bar Briccocafè della Stazione ferroviaria, con a seguito una valigia.

Ha abbandonato il bagaglio vicino all’ingresso, ha fatto un breve giro nell’esercizio pubblico e poi se ne è andato. Il personale del bar,intorno alle 16, si è accorto del trolley e ha avvisato la Polfer.

Aperto il bagaglio e trovata l’arma – da una rapida ricerca sembra si tratti di una semiautomatica CZ modello 85 calibro 9×21 prodotta nella Repubblica Ceca – con 14 proiettili e un caricatore nascosti tra abiti e scarpe – è stata subito coinvolta la Digos.

Visto il contestuale arrivo del Ponteficie, è scattato il previsto dispositivo di sicurezza, con il coinvolgimento della Gendarmeria vaticana e un rafforzamento della presenza di personale dell’intelligence, dell’Antiterrorismo e dei tiratori scelti.

L’attività di indagine è partita dai filmati delle videocamere del bar. Individuata l’immagine dell’uomo e rilevato il dettaglio inconfondibile della maglietta con il disegno della tigre, che rende facilmente riconoscibile la persona, è stata avviata l’acquisizione dei filmati anche dei dispositivi installati in stazione, inclusi quelli lungo i binari, agli ingressi. Per cercare di raccogliere diversi elementi utili a identificare l’uomo. Era appena sceso da un treno oppure si trovava già a Trieste? Fuori dal bar ha incontrato qualcuno? È uscito dalla stazione oppure è salito su un treno diretto lontano da Trieste?

Gli inquirenti hanno in mano un’immagine del suo volto. L’hanno mostrata, poche ore dopo il ritrovamento dell’arma, a chi gestisce i negozi all’interno della stazione, per cercare di raccogliere eventuali informazioni. «La speranza – così il vescovo – è che quel ritrovamento non sia correlato alla visita del Papa. Non abbiamo altro da commentare, ci fidiamo dell’operato delle forze dell’ordine».

Trevisi constata come la città abbia «accolto con estrema gioia l’arrivo del Papa, e non vogliamo che questa gioia venga turbata da altri pensieri, da segnali che sono comunque spiacevoli: cerchiamo piuttosto di fare tesoro delle parole del Papa».

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