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Monfalcone, piano di Fhp da 32 milioni per lo sviluppo del porto 

Monfalcone, piano di Fhp da 32 milioni per lo sviluppo del porto 

foto da Quotidiani locali

MONFALCONE Due pezzi importanti e storicamente radicati del porto di Monfalcone, MarterNeri e Compagnia portuale, entrambi controllati da Fhp, primo operatore italiano nella movimentazione terminalistica di merci rinfuse, puntano a ricongiungere le concessioni in un nuovo layout, con un piano economico finanziario di 32,4 milioni di euro che contempla anche la realizzazione di un gate dedicato e un varco doganale proprio.

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Contropartita: l’estensione dell’attuale disponibilità dodecennale delle aree, già decretata dall’Autorità di sistema, fino a 30 anni, sufficiente ad ammortizzare gli investimenti al Lisert. Le ingenti risorse – dovesse andare in porto, si passi il gioco di parole, il rilascio della nuova concessione, frutto della fusione delle due imprese e dell’impegno sul piano finanziario – si collocherebbero sull’acquisto di tre gru specifiche per la movimentazione a Portorosega, su opere di manutenzione infrastrutturale e di rifacimento piazzali, sul prolungamento del binario ferroviario all’interno dell’area in concessione (piazzale siderurgico di CpM), sulla dotazione di ulteriori mezzi meccanici orizzontali e un carro ponte per il magazzino coperto, oltre naturalmente alla creazione del varco di ingresso e uscita dal terminal dedicato. Il tutto per una realtà che già ora nel suo insieme gestisce il 70% dei traffici allo scalo e si articolerà, col nuovo assetto, su una pianta organica di 130 persone.

Intanto – è stato ufficialmente annunciato martedì – Fhp ha depositato l’istanza per il rilascio della concessione e, secondo quanto confermato da Sergio Signore, dirigente dell’Authority, il progetto «interessante» è al vaglio, in particolare su alcuni «aspetti di criticità viabilistica», legati al piano stesso, questioni da come è parso capire non esiziali o comunque affrontabili in un imprescindibile confronto tra le parti.

Le novità sono emerse nel corso di un incontro di settore a Marina Lepanto, cui hanno preso parte l’avvocato Umberto Masucci, presidente di F2i Holding portuale, nonché vertice nazionale dell’International Propeller Clubs, realtà organizzatrice con la sezione locale del dibattito, l’ad di Fhp Paolo Cornetto e il capitano Gian Carlo Russo, al timone della CpM, direttore esecutivo e procuratore speciale di MarterNeri. Sono intervenuti inoltre la neo eurodeputata Anna Cisint, l’assessora regionale alle Infrastrutture Cristina Amirante e Paolo Privileggio per Interporto di Trieste.

È spettato a Cornetto, dopo l’esordio di Masucci sulla strategicità del «contesto istituzionale in cui si va a operare» e delle relazioni, fornire la panoramica di «Fhp, inserita in F2i», un fondo che «non è mordi e fuggi», bensì il «maggiore gestore indipendente italiano di investimenti in infrastrutture», con un asset di 8, 2 miliardi tra equity e debito. Le società del network integrato costituiscono la principale piattaforma infrastrutturale del Paese, diversificata in sei settori: logistica e trasporti (F2i è presente nei maggiori scali aerei, Ronchi incluso), energie per la transizione, reti di distribuzione e telecomunicazioni, sociosanitario.

Tra i soci fondazioni bancarie, istituzioni finanziarie estere, istituti di credito, casse di previdenza. «Il fondo – sempre Cornetto – crea valore trasformando risorse finanziarie in progetti di economia reale». Fhp, 600 dipendenti in Italia, gestisce «10 milioni di tonnellate di merci rinfuse» (su un mercato globale di 60 m/ton) e movimenta «tremila treni l’anno». Merci, al Lisert, che vanno dalle bramme alla cellulosa, passando per le bricchette Voestalpine e il caolino. Siccome l’industria delle rinfuse è molto frammentata in Italia, svantaggiata da bassi fondali e carenze infrastrutturali, così ancora Cornetto, Fhp «ha deciso di investire per fare sistema» (i tempi medi di giacenza sono doppi, a livello nazionale, rispetto agli scali europei).

La parola è quindi passata a Russo che ha riportato i dati specifici di Portorosega, tratteggiando un roseo 2023 (+2% rispetto al 2022), con 2, 7 milioni di tonnellate di merci complessivamente movimentate e invece uno scenario più complesso verso gli ultimi mesi, con l’evidenza di un «delta negativo del 19%» nel raffronto tra giugno 2023 e giugno 2024 (il dato complessivo è passato da 1, 5 milioni a 1, 2 m/ton), con incidenza preminente di traffici per laminatoi e aziende siderurgiche, causata dagli scenari bellici. «Si tende a esaurire le scorte terresti, perché la navigazione ora passa per il periplo d’Africa», sempre Russo. Ciononostante «maggio s’è chiuso qui in modo straordinario».

Russo ha parlato pure di crocieristica: «Il primo anno s’è sofferto tantissimo, ma al terzo non c’era più impatto sull’operatività». I traffici merci, a causa delle guerre, vedono più lunghe distanze e imbarcazioni, il che richiede accosti large. Di qui l’esigenza di allungare la banchina, già fattibile su Piano regolatore grazie all’intervenuta variante localizzata, come rilevato da Cisint. Amirante ha garantito che, per quanto di sua «competenza», si adopererà per supportare logistica e operatori. Inderogabile la creazione d’una cabina di regia

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