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Lo stallo del cinema arriva pure a Trieste: maestranze ferme confidando nell’autunno

Lo stallo del cinema arriva pure a Trieste: maestranze ferme confidando nell’autunno

foto da Quotidiani locali

TRIESTE Una domanda serpeggia nelle conversazioni di molti triestini: dove sono finite le grandi produzioni hollywoodiane che l’estate scorsa avevano infiammato il centro città? In tanti hanno ancora negli occhi gli inseguimenti e le sparatorie del film “Heads of State”, girato ad agosto del 2023 nelle strade di Trieste.

L’arrivo della pellicola targata Amazon Prime Video fu forse il culmine di una crescita dell’industria cinematografica triestina e regionale: la produzione allora spese sul territorio 8 milioni di euro. Oggi, però, quel periodo appare lontano: il comparto cinematografico sta attraversando una crisi che mette a dura prova il settore delle maestranze.

Le difficoltà non sono una prerogativa triestina, anzi. Il Friuli Venezia Giulia è riuscito a reagire meglio di altre regioni a un problema le cui cause sembrano piuttosto legate a un ritardo del governo nazionale, i cui effetti si stanno facendo sentire in tutta la Penisola. Una crisi amplificata dal fatto che, qui come nel resto del Paese, si arrivava da un biennio particolarmente redditizio per il grande schermo, grazie all’evidente effetto rimbalzo del post pandemia.

Alcuni numeri per capire la portata del fenomeno. Il 2023 si era chiuso, in Friuli Venezia Giulia, con ben 38,5 milioni di ritorno economico diretto dal complesso delle produzioni cinematografiche venute a girare in regione, come affermato di recente dall’assessore regionale al Turismo Sergio Emidio Bini, su cui ricade la competenza di Fvg Film Commission. È chiaro che tale cifra – resa possibile proprio da titoli come Heads of State – non sarà replicabile nel 2024, vista quest’anno l’assenza di produzioni dello stesso calibro e con la stessa continuità.

Più difficile è quantificare gli effetti sulle maestranze, a causa dell’eterogeneità e della volatilità delle professioni. C’è un numero, tuttavia, che racconta in modo inequivocabile quanto sta accadendo. Lo fornisce Galaxia Casting, realtà radicatissima nel territorio e impegnata nel reclutamento delle comparse. Le chiamate totali per le produzioni cinematografiche in Fvg ammontava nel 2023 a 3.788 (contro le 1.684 del 2022). A giugno di quest’anno, «le presenze di comparse nelle produzioni che ho seguito non vanno oltre 300», afferma Antonella Perrucci, casting director di Galaxia. Il confronto parla da solo. E allora, cos’è successo?

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Che il cinema, italiano e non solo, sia fortemente condizionato dagli incentivi pubblici, non è una novità. Da questo punto di vista, il supporto della Regione non è venuto meno, al contrario: in questi anni i fondi per Film Commission sono stati quasi raddoppiati, raggiungendo quota 2,4 milioni. Ma il Film Fund regionale sostiene le riprese ed è l’ultimo in ordine temporale a essere cercato da una produzione. Il problema sembra essere a monte, in due strumenti che spesso fanno la differenza nel momento in cui una produzione estera deve scegliere in quale Paese girare il suo film. Entrambi strumenti in mano al governo nazionale: il tax credit – credito d’imposta che funziona similmente ad altri bonus – e i contributi selettivi.

Ora, senza entrare nei dettagli tecnici, è in corso una riforma di questi due meccanismi di agevolazione, i cui decreti attuativi non sono ancora stati varati dall’esecutivo. Il ritardo spingerebbe i produttori internazionali a realizzare i propri film altrove, nei Paesi in cui strumenti analoghi sono rimasti accessibili. Secondo la maggioranza degli osservatori, sarebbe questo il motivo principale della crisi in corso.

A farne le spese sono innanzitutto i lavoratori impegnati a vario titolo nelle produzioni. Molti di loro – impossibile dire quanti – sono stati costretti a ripensarsi professionalmente, in attesa che si sblocchi la situazione. Olindo Mazzola negli anni passati ha sempre lavorato come runner e comparsa nelle produzioni arrivate sul territorio: «Da febbraio faccio il barman – racconta adesso – perché è quasi tutto fermo». Attrezzisti di set che si reinventano come muratori, elettricisti di scena rimasti senza la loro principale entrata e costretti a entrare in Naspi: l’elenco potrebbe proseguire a lungo.

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La Fvg Film Commission fa il punto; spiega di essere «attenta alla condizione dei lavoratori dell’audiovisivo», affermando al contempo che il Fvg «resta un polo attrattivo e dinamico per l’industria cinematografica». poi dà alcune buone notizie. È attesa nella terza settimana di luglio a Trieste «una serie spagnola per Amazon Prime Video», in contemporanea alla crime fiction “Estranei” in regione, cui si aggiungeranno altre «produzioni importanti» nei mesi a venire (per esempio ad agosto “L’angelo infelice”, di Paolo Strippoli, per Fandango, 6 settimane in regione). Aggiunge che sarà operativa «nel preparare il lavoro delle produzioni che sono in attesa dello sblocco dei decreti».

Quando si risolverà il contenzioso sulla riforma del tax credit, vedremo molti set ma la ripartenza sarà impegnativa. «Le grandi produzioni si concentreranno in una volta sola – avverte Nicola Fedrigoni, a capo della più grande casa cinematografica del Triveneto “K + Film” – e, per paradosso, potrebbero mancare le maestranze». Gli ambienti della Film Commission e della Regione sono fiduciosi: negli ultimi mesi dell’anno il calendario dei ciak sarà intenso. —

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