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Cora Slocomb, un talento per due patrie

Cora Slocomb, un talento per due patrie

foto da Quotidiani locali

Cora Slocomb, una donna due patrie. Quella d’adozione, il Friuli dove giunse dopo il matrimonio nel 1887 con il conte Detalmo Savorgnan di Brazzà, e quella natia americana (New Orleans 1862).

Cosmopolita e colta imprenditrice, pacifista e attivista contro la pena di morte, fu paladina dei diritti delle donne, convinta fautrice della loro indipendenza e affermazione nella società attraverso l’istruzione e il lavoro.

A questa donna anticipatrice e visionaria, talentuosa nelle relazioni internazionali e letterarie, è dedicato il volume Cora Slocomb di Brazzà, l’ingegno e il coraggio (Gaspari) curato e scritto da Marisa Sestito, con saggi di Angelo Floramo, Carmen Romeo e Martina Zamparo.

La pubblicazione sarà presentata, nell’ambito di Donne e creatività nella cultura europea, promosso dal comune di Moruzzo, giovedì 11 luglio alle 17 nel castello di Brazzà, presenti, fra gli altri, agli autori e Nicoletta Oscuro e Matteo Sgobino, protagonisti di un reading e di intermezzi musicali, con sintesi finale di Franco Rota, curatore del progetto.

«Vi presento le donne che ho conosciuto in Friuli, poiché è meglio avere una chiara impressione di un gruppo piuttosto che il confuso ricordo di una massa», afferma Cora nel 1893 nell’ambito dell’Esposizione universale di Chicago.

Al centro del discorso nel quale illustra le bellezze del Friuli, l’operosità e capacità delle merlettaie di realizzare pizzi che saranno anche acquistati in Italia dalla Regina Margherita e che lei riuscirà a promuovere e commercializzare sul mercato americano. Con sorprendente abilità fece ridurre i tassi di importazione per i prodotti italiani dal 60 al 15 percento. La sua profonda cultura umanistico-artistica non collideva con uno spiccato pragmatismo imprenditoriale di impronta protestante, agevolato dall’essere poliglotta. Aveva idee e le sapeva realizzare, sia direttamente, sia attraverso una raffinata opera di persuasione verso terzi.

“Fame di terra e sete d’utopia” intitola lo storico e scrittore Angelo Floramo, che prende l’abbrivio dal ‘700 per arrivare al secolo breve in regione e oltre: “Impasto di innovazione e miseria” nel quale le donne furono forza lavoro e intellettuali. Dalla campagna friulana, nei campi di tabacco, alle filande e in Carnia, ma anche a Gorizia, dove Carolina Luzzatto dirigeva quotidiani e riviste fino ai cantieri della Transiberiana.

Il Friuli le devo molto. Fu lei a creare le Scuole cooperative di merletto e la fabbrica di giocattoli, alle quali è dedicato il saggio di Carmen Romeo. Grazie alla sua convinta determinazione, il cognato Filippo commercializzò l’odorosa viola di Udine, che anni prima aveva selezionato, a livello internazionale.

Così come la sua spinta fu determinante per la nascita della fabbrica di biscotti della famiglia Delser, marchio tutt’ora in produzione a Martignacco. Martina Zamparo indaga la sua attività di pacifista e attivista contro la pena di morte. Nel 1896 a New York riuscì infatti a far riaprire il processo e quindi assolvere dalla condanna alla sedia elettrica la ventenne immigrata italiana Maria Barbella, rea confessa dell’omicidio dell’aguzzino che per anni l’aveva seviziata. Lungimirante la sua visione di come gestire l’immigrazione. In un’intervista su un quotidiano americano nel 1907 ribadisce la necessità di «formare gli emigranti italiani affinché diventino buoni cittadini».

Chiude il volume l’apporto squisitamente letterario di Marisa Sestito che oltre a proporre la traduzione rivisitata del discorso di Chicago, presenta e analizza le pubblicazioni, dà vita a nuove interpretazioni di significativa contemporaneità e universalità. I testi sono una guida ai merletti italiani, il romanzo Ampharita e Una farsa letteraria, breve testo teatrale. Questi ultimi del 1896, diversi per genere e contenuti, così li definisce: «Svelano per gradi l’asimmetrica relazione di potere che regola la convivenza di maschile e femminile».

«Create la domanda e noi faremo il resto»: così Cora, morta a Roma nel 1944, spiega l’essenza del business, concetto nel volume illustrato anche da molte e belle immagini, era il 1893.

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