World News in Italian

San Benigno, pena ridotta per gli usurai dell’imprenditore suicida

San Benigno, pena ridotta per gli usurai dell’imprenditore suicida

Quando Egidio Calafiore si tolse la vita, i due chiesero i soldi del debito al figlio dell’uomo

SAN BENIGNO CANAVESE. Ridotta in appello di dieci mesi la pena per Davide Molino, 49 anni, da otto anni e 4 mesi a 7 e 6 mesi, e di quattro per Vittorio Bellofatto, 55 anni, da 3 anni e 4 mesi a 3 anni. Sono stati ritenuti responsabili dell’episodio di usura che ha portato alla morte di Egidio Calafiore, imprenditore di San Benigno che si tolse la vita nel capannone di Leinì, anche dalla Corte d’appello di Torino. L’avvocato di Bellofatto e Molino, Stefano Idem, ha però annunciato ricorso in Cassazione. Entrambi infatti respingono l’accusa di usura.

Molino, tre mesi fa, era stato arrestato per un’estorsione che avrebbe commesso ai danni di un operaio di 56 anni, anche lui in difficoltà economiche. Nel procedimento in cui è imputato con Bellofatto, inoltre, gli è contestato il traffico di sostanze stupefacenti (a cui Bellofatto è stato ritenuto estraneo).

Calafiore era un imprenditore di San Benigno attivo nel settore degli autotrasporti che, vittima di usura, si suicidò il giorno dopo aver sporto denuncia ai carabinieri. La sua morte, però, ha gettato luce sul fenomeno dello spaccio di cocaina a Settimo Torinese. I soldi dell’usura, secondo l’impianto accusatorio, venivano reinvestiti per acquistare droga.

Le indagini sono state coordinate dall’ex procuratore capo Giuseppe Ferrando, poi sono passate al sostituto procuratore Alessandro Gallo, che ha sostenuto le contestazioni nell’udienza. Erano altri 15 gli imputati, oltre a Molino e Bellofatto, coinvolti nello spaccio di droga a Settimo e nella ricettazione di automobili. In 9 - difesi dagli avvocati Antonio Mencobello, Emanuele Zanalda e Silvana Fantini - si sono avvalsi del rito abbreviato, come Bellofatto e Molino, che prevede lo sconto di un terzo della pena e hanno ricevuto condanne tra i 2 anni e i 3 anni e 6 mesi, poi ridotte in appello. Altri tre invece hanno patteggiato pene intorno ai quattro anni, mentre in tre sosterranno il processo con rito ordinario.

Egidio Calafiore, oberato dai debiti e spaventato dalle possibili ritorsioni di Molino e Bellofatto, si suicidò il 22 agosto 2018. Il gesto estremo dell’uomo, però, non fermò i due usurai che dovevano rientrare del debito. Si rivolsero così al figlio di Calafiore, che insieme a lui gestiva la ditta di autotrasporti.

Il 2 ottobre Bellofatto, che intratteneva i rapporti con la vittima, riuscì a trovare il numero di telefono dell’uomo. Organizzarono un incontro con Molino, vero protagonista di tutta l’attività d’indagine, che prestava materialmente i soldi, per il 5, al magazzino della ditta che era in liquidazione. In quell’occasione il 47enne disse a Calafiore che doveva rientrare assolutamente del debito e che suo padre gli doveva ancora 37mila euro. «A me mi ha rovinato - ripeteva l’uomo, intercettato dai carabinieri, di fronte al figlio di Calafiore -,due settimane prima di fare sta minchiata qua si è preso i soldi. Mi fai ’sto gesto qua. Hai capito. L’ha combinata proprio bella, bella, bella».

Читайте на 123ru.net